Bastano tre parole?
La canzoncina
tormentone dell'estate di Valeria Rossi, cantata con qualche sfumato
tono sensuale, rispecchia abbastanza l'attuale condizione giovanile?!
Le tre parole
bastanti sarebbero: sole, cuore e amore.
In effetti, da una
recente indagine "Giovani e consumo sostenibili" voluta dall'Unesco,
risulta un quadro poco consolante. Emerge nettamente una fuga dalle
responsabilità individuali rispetto non solo al tanto conclamato
"Villaggio globale", ma anche a quello locale. Ciò che sembra
avere incidenza nella vita delle persone sono solo gli avvenimenti
privati, mentre le vicende mondiali lasciano più o meno indifferenti. I
comportamenti individuali, poi, affondano le loro radici in un pensiero
di corto respiro; la cosa è confermata sia dal diffuso disinteresse
verso ciò che accade nella propria città (salvo che non li tocchi
personalmente), sia dal rapporto stabilito con le merci, acquistate
secondo parametri che privilegiano la qualità e l'economicità a danno
dell'impatto ambientale e della loro "eticità".
Un privato, insomma,
che rifugge la globalizzazione, ma anche la partecipazione più
spicciola, che non vuol farsi carico di alcuna responsabilità nei
confronti del proprio ambiente di vita (micro o macro che sia). Causa in
tal modo il divario tra le prassi sociali, la politica, l'economia e la
quotidianità dei ragazzi rinchiusi nella privacy per godersi
individualmente "sole - cuore - amore", le tre cose che
bastano! Ma è proprio questo ciò che necessita per una vita piena e
felice? Qualcuno disse: "Una sola è la cosa necessaria, che
nessuno può toglierti" e anche "Va e anche tu fa lo
stesso".
E' probabile allora
che oltre alla vita individuale e privata ci sia molto di più per
realizzare la felicità di tutti.
Don
Michele Arcangelo Martina
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