Don Tonino BELLO, Vescovo dei poveri

Il 20 APRILE E' STATO IL 10° ANNIVERSARIO DALLA MORTE

DON TONINO, VESCOVO DEI POVERI

   Dieci anni dalla morte, non dalla scomparsa! Sì, perché don Tonino Bello è in mezzo a noi più dì prima; le sue parole e i suoi gesti li sentiamo parte di noi e sono da riproporre con più urgenza e con più forza del passato. Ci ha lasciati a soli 58 anni (1935-1993). C'era ancora tantissimo bisogno di lui. Il vuoto della sua presenza fisica sembra incolmabile, ma noi, tuttavia, non possiamo perdere la speranza che molti raccolgano il "testimone" di don Tonino per contrastare quest'oceano di indifferenza, di chiusura e di egoismo.

   Ho avuto il grande dono e la gioia di conoscerlo e di stringere un po' di amicizia con lui quando ero in seminario a Molfetta (1980-1986) e mentre ero all'Università Salesiana di Roma (1986-1992).
In questo periodo romano, quando c'erano le assemblee della Conferenza Episcopale Italiana, di solito attendevo all'uscita dell'Aula Paolo VI in Vaticano per incontrare il nostro Arcivescovo Monsignor Settimio Todisco, e, puntualmente, anzitutto incontravo don Tonino, tra i primi vescovi ad uscire. Quasi sempre lo notavo un po' triste e pensoso; non mancava mai di farmi qualche confidenza sulle sue preoccupazioni a proposito di problemi di un certo rilievo che lo assillavano... Ma sempre colmo di speranza correva da qualche parte per le preziose attività di Pax Christi. Dal novembre dei 1985, infatti era stato eletto Presidente nazionale di Pax Christi, un servizio-missione che fece suo con molto entusiasmo e che portò avanti con grande ed infaticabile dedizione. Questo in aggiunta a tutto il lavoro di vescovo, "nuovo profeta" del Vangelo e "prete di strada" che svolgeva nella sua Chiesa diocesana di Molfetta - Giovinazzo -Terlizzi - Ruvo. 
A Molfetta, mentre ero presso il Seminario Regionale, ho potuto ammirare con i miei occhi il suo amorevole servizio per i poveri, gli sfrattati, i barboni, gli immigrati, i tossicodipendenti, vederlo affabile nel vivere quotidiano tra la gente, mentre da solo camminava in città, quando veniva con l'utilitaria a trovarci... e ascoltare con le mie orecchie le sue parole poetiche e brucianti per una comunità cristiana e civile cambiata da una conversione radicale al Vangelo della carità. 
Tra le sue tante parole mi piace ricordare: "Noi non dobbiamo preoccuparci di conoscere se siamo amati, se dicono bene di noi, ma unicamente dobbiamo preoccuparci se noi amiamo e ci spendiamo completamente per gli altri", pronunciate durante l'omelia del mercoledì delle ceneri del 1986 in seminario. In queste poche righe di commemorazione non ho, evidentemente, la pretesa di narrare la sua intensa vita; per conoscere qualcosa in più di lui suggerisco di leggere le biografie scritte già dal 1994 ed i suoi scritti.

   Voglio dire, ancora, che don Tonino Bello è stato davvero l'amico dei poveri, il profeta della pace, il fratello di tutti,  l'altro Cristo dell'amore-servizio, l'espressione forte e credibile della "Chiesa del grembiule".
   In suo omaggio, d'intesa con il Consiglio Pastorale, il 7 ottobre 1996, ho voluto dedicare il nostro salone parrocchiale, ove c'è un grande dipinto che lo raffigura di G. Leo, con la dedica "SALA DELLA PACE DON TONINO BELLO, AMICO DEI POVERI, PROFETA DELLA PACE, FRATELLO DI TUTTI".

E' stato il minimo che potevamo fare in suo onore.
La comunità parrocchiale ed i gruppi ecclesiali sentono vivamente la sua testimonianza, perciò più di qualche volta si recano sulla sua tomba ad Alessano per pregare Dio Padre, affinché abbiano lo stesso coraggio e lo stesso slancio di fede, speranza e carità per il difficile momento presente.

Don M. Arcangelo Martina

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