Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 

stampa - torna - chiudi...

a cura di: Veglieonline.it,  gennaio 2002 * "SS.Rosario"

 

Sin dalla notte dei tempi l'uomo ha sentito l'esigenza di comunicare con gli altri. Ha elaborato e strutturato il linguaggio per comunicare idee, esperienze, sensazioni, emozioni, progetti e programmi.

L'evoluzione dei mezzi di comunicazione, lenta ma costante, che si è avuta nel corso dei secoli, mirava esclusivamente al superamento delle barriere dello spazio e del tempo. L' uomo spinto dall'irrefrenabile desiderio di comunicare a distanza, ha affidato i suoi messaggi, ai segnali di fumo, ai piccioni viaggiatori e poi, alla posta, al telegrafo, al telefono e oggi al computer.

E si! Non bastava comunicare a distanza! Per l'uomo è diventato indispensabile accorciare i tempi e grazie alla più grande delle innovazioni del nostro secolo oggi ciò è possibile: grazie ad Internet si può comunicare in tempo reale con tutto il mondo.

Anche il Vaticano, accusato da più parti di immobilismo nei costumi, ha accolto le nuove tecnologie e il 22 novembre 2001 ha, per la prima volta, promulgato un documento pontificio via e-mail alle diocesi del mondo.

"Le sfide del presente - ha fatto sapere Giovanni Paolo Il - vanno affrontate utilizzando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, compresa la Rete".

Chiaro il messaggio lanciato dal Santo Padre ed espresso anche nel documento approvato dall'Assemblea Generale dei Vescovi il cui tema di fondo è indicato già nel titolo: "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia".

Dal Concilio Vaticano Il ad oggi la Chiesa ha preso sempre più coscienza di quanto sia importante coniugare tutti gli ambiti della vita ecclesiale con la realtà culturale e sociale per non restare isolata, per non essere vista come un'entità aliena, per non essere posta su un altro pianeta lontano dalla vita quotidiana e soprattutto dai giovani.

Non sempre però questo è accettato dai fedeli e purtroppo anche dagli operatori ecclesiastici. Forse per un'innata diffidenza verso tutto ciò che è nuovo siamo più propensi a rifugiarci in ormai superate pratiche religiose, considerando poco credibili quanti, invece, si adoperano per migliorare in tutti i sensi la vita comunitaria.

Spesso è più comodo trincerarsi in un mondo fatto di ormai consolidate certezze, piuttosto che scendere in prima linea per promuovere, in fedeltà all'incarnazione di Dio, nuovi metodi; non solo per essere al passo con i tempi ma soprattutto per essere compresi dai più giovani. Essi si affacciano alla fede e devono vivere l'esperienza di Chiesa e di vita cristiana come una realtà, non diversa dalla loro, come un mondo  non antiquato e retrogrado che deve quindi essere contestato ma un mondo che parla il loro stesso linguaggio e usa i loro stessi mezzi per esprimersi . Rinnegare il passato per essere al passo coi tempi? No di certo! Ma nel rispetto della tradizione e del passato in cui affondano le nostre radici e in cui trova ogni risposta il nostro presente, dobbiamo tutti accettare, senza scandalizzarci e soprattutto senza condannare a priori, i nuovi mezzi, i nuovi metodi e chi si adopera per fare della Chiesa una realtà vita quotidiana.

E' facile e comodo vedere la Chiesa solo come il luogo dove basta recarsi di tanto in tanto per sentirci a posto con la coscienza o per richiedere qualche atto religioso (certificati, sacramenti ecc.), un "cantuccio" tranquillo lontano dalla cruda realtà quotidiana in cui nessuno ti dice quelle verità spesso tanto scomode e inquietanti  per chi ascolta e pericolose per chi le enuncia Un cristiano vero deve vivere la sua Chiesa proprio dove e quando è più scomodo promuovere la comunione ecclesiale e l'annuncio evangelico.

Maristella Gatto.