VISITA PASTORALE
INTERVENTO AL CONSIGLIO COMUNALE del 19/01/06
- i consiglieri di minoranza -
Consiglieri Minoranza* 19
gennaio 2006
*
(amministrazione-politica)* Caratteri grandi-medi-normali *
Accessibilità
Intervento al Consiglio
Comunale del 19 gennaio 2006.
Eccellenza
Carissima,
a nome dei 2 gruppi
di minoranza “Dalla parte dei
cittadini”(costituito dai consiglieri Valerio Armonico,
Giovanni Carlà, Claudio Paladini, Salvatore Vetrano) e
“Città Unita” (costituito dai
consiglieri Alessandro Aprile, Antonio Greco e Fabrizio Stefanizzi), La
ringrazio per la Sua presenza qui, questa sera.
Riteniamo sia un evento
di grande importanza che il nostro Vescovo
abbia voluto incontrare il mondo della Politica nella sua massima
espressione di democrazia popolare, il Consiglio Comunale.
Pur consapevoli della
distinzione esistente tra la realtà
ecclesiale e il mondo della politica, riteniamo che questo incontro
possa dare frutti fecondi per la nostra città; a condizione,
però, che si voglia superare da ambedue le parti la
connotazione dell’incontro formale e della pura cortesia.
Lei, Vescovo, ha chiesto
di ascoltare la
Politica; e noi
siamo qui,
come minoranza, per il grande rispetto e per il bene che Le vogliamo e
per la sensibilità che ha dimostrato con questo gesto.
Siamo, però, molto
rammaricati per il tentativo
ingiustificato di qualcuno, dentro e fuori il Palazzo, che ha cercato
di ridurci al silenzio, considerando inutile e forse inopportuno il
nostro parlarLe.
Ma, La rassicuro,
Eccellenza, che, per quanto ci riguarda, questo
atteggiamento di ingiustificata paura non ha in nessun modo sminuito il
forte valore educativo di cui è portatore
l’odierno incontro con Lei.
Caro
Vescovo,
siamo sette consiglieri
comunali e proveniamo da percorsi umani e
professionali variegati. Anche la nostra esperienza politica
è diversa.
Quasi tutti abbiamo avuto
esperienza di governo in questa
città e conosciamo abbastanza bene pregi e limiti della
nostra macchina amministrativa.
Conosciamo bene i
problemi di Veglie, quali sono le priorità
per un sano sviluppo del territorio, con quali strumenti intervenire,
quali socialità alimentare e sostenere.
A questi consiglieri di
opposizione, oltre 6000 (???) elettori di
questo Comune (due terzi dell’elettorato) hanno affidato il
compito di una responsabilità politica non facile, quello di
fare
opposizione, di
contribuire,
da minoranza, al Governo della nostra città.
I cittadini ci hanno
affidato il compito della proposta politica e del
controllo amministrativo, lavoro non facile e per niente piacevole.
A volte, infatti,
dobbiamo esercitare il controllo su atti
amministrativi che coinvolgono persone amiche, conoscenti o semplici
cittadini e in una piccola realtà paesana come la nostra,
tutto questo può caricarsi di aspetti conflittuali.
A volte, dobbiamo
lavorare non poco per convincere che non siamo contro
le singole persone coinvolte ma contro la faciloneria amministrativa,
sia essa compiuta in buona che in cattiva fede.
Di
questo, Vescovo, ne soffriamo grandemente.
Il
rispetto delle regole e l’idea del bene comune;
sono questi i fari che illuminano il nostro umile cammino di uomini
politici.
Le
motivazioni del nostro agire politico
possono essere prettamente laiche in qualcuno di noi, ispirate ad un
credo religioso per qualcun altro; ma tutta l’opposizione si
sforza di intraprendere iniziative affinché rispetto delle
leggi e delle regole che ci siamo date e che abbiamo scritto
garantiscano la dignità della persona umana e la
realizzazione del bene comune.
Siamo convinti che solo
l’esercizio di una burocrazia
sana, snella ed
equa, possa
garantire la giustizia
per
tutti.
Questa nostra convinzione
è molto forte e la difendiamo a
denti stretti, a costo anche di sembrare eccessivamente pignoli o
sterilmente cocciuti.
E’ chiaro, sappiamo
di non essere infallibili, e sbagliamo
anche; ma gli intensi dibattiti nelle commissioni consiliari o le
accese discussioni nei consigli comunali non sono mai per partito preso
o per sterile contrapposizione.
Guai a quel Comune dove
minoranza e maggioranza fossero sempre
consenzienti.
La dialettica
all’insegna del rispetto e della mediazione
delle reciproche posizioni politiche può solo portare
concreti benefici alla soluzione dei problemi della
collettività.
Al
nostro Vescovo,
confidiamo
che il prezzo che paghiamo per il nostro impegno di consiglieri
è molto alto: a volte trascuriamo il lavoro, spesso il tempo
libero, a volte la famiglia.
Ingiustamente ci creiamo
nemici, palesi o nascosti.
Ma
le soddisfazioni sono anche tante;
ci sentiamo soddisfatti quando le energie sono spese per produrre
decisioni politiche eque per tutti; quando raccogliamo le
difficoltà di tanti cittadini e cerchiamo di dare risposte;
quando riusciamo ad essere sinceri e a saper dire anche qualche
“no” a chi pensa di aver diritto a ricevere favori
in cambio di un sostegno elettorale.
La soddisfazione, infine,
è la sfida di resistere alla
tentazione di esercitare il proprio potere, anche di consiglieri di
minoranza, per fini personali.
Certamente, pensiamo che
l’esperienza politica che stiamo
vivendo è una grande opportunità per noi uomini
politici: può essere occasione di crescita personale o
trasformarsi in una tra le peggiori esperienze di egoismo.
La Dottrina Sociale della
Chiesa degli ultimi anni ci ha regalato forse
la più bella espressione per farci comprendere
l’importanza dell’agire politico: la Politica
è
la forma più grande di Carità.
Eppure, Eccellenza,
nonostante il grande impegno profuso e anche i
buoni risultati ottenuti, a volte, lo scoraggiamento predomina
sull’entusiasmo; perché ci sono alcune domande
alle quali non riusciamo a dare risposte:
- Dove
sono i giovani?
-
Perché considerano la
politica in fondo un malaffare?
-
Perché i partiti sono sempre
più stanchi e lontani dalla gente?
-
Perché è
così difficile che i cittadini si organizzino anche in
piccoli movimenti per fare sentire la propria voce?
-
Perché la Politica non
riesce ad avere un’idea coerente e stabile di quale sviluppo
ha bisogno la nostra Veglie?
E ancora, altre domande:
- Come
mai le energie spese
nell’impegno amministrativo, espresse sia dalla maggioranza
che dalla minoranza, da tutte le amministrazioni, non si traducono in
forme stabili e convinte di partecipazione popolare alla vita della
città?
- Cosa
non funziona o non sappiamo far
funzionare?
- Quali
sono le nostre
responsabilità di politici?
- Come
uscire da questa condizione di
stallo?
- Ma in
fondo, vogliamo uscirne o ci fa
comodo?
- Ci
rendiamo conto che la Politica
locale ha bisogno di rinnovarsi?
Caro
Vescovo,
avremmo voluto avere
più tempo per confrontarci con Lei su
queste domande e su altri temi che riteniamo molto importanti: la
laicità della istituzione Comune, il rapporto
comunità ecclesiale-Comune, il ruolo della realtà
ecclesiale nella formazione sociale dei giovani, l’attenzione
della realtà cittadina sui fenomeni delle nuove
povertà materiali e spirituali.
Ci rendiamo conto che
l’impostazione e i tempi previsti per
questo incontro non consentono tale confronto.
Abbiamo pensato, quindi,
di consegnare alla fine di questa serata, una
lettera aperta, a Lei e ai tre parroci di Veglie.
Lo consideri un umile
contributo; se riterranno, i parroci ne facciano
oggetto di discussione in qualche gruppo o tra di loro; se vorranno
possiamo confrontarci in privato o in pubblico, con spirito di
fraternità.
Da Lei, Vescovo,
gradiremmo una risposta; quando avrà un
po’ di tempo, dopo che avrà tessuto le
considerazioni di un così intenso peregrinare tra i paesi
della Sua Diocesi, voglia regalarci una Sua riflessione sulle questioni
che le abbiamo sottoposto nella lettera.
Intanto, voglia accettare
il più sentito grazie,
per la Sua paterna presenza fra noi, da parte dei sette consiglieri di
opposizione.
I
Consiglieri di minoranza