italia e italiani nel 37° rapporto del censis

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 a cura di: Silvano Guglielmi, 23 gennaio 2004 *  "Articoli"

 

L’ITALIA  E  GLI  ITALIANI
NEL  37°  RAPPORTO  DEL  CENSIS

Il Censis (Centro Studi investimenti sociali) ha presentato ai primi di dicembre il 37° rapporto sulla situazione italiana, dal quale emerge una fotografia dell’Italia non proprio conforme a quella che abitualmente ci viene presentata dai media.


Prima di riportare alcuni dati,  riprendo dai quotidiani il “cappello” che ne fa Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis.

Questa società non è consonante né con l’approccio prodiano all’Europa, né con l’approccio berlusconiano rampante. E se il riferimento cambia, anche la politica deve cambiare schemi”. Poi precisa: “ è stato  spiazzato il berlusconismo, nato e cresciuto sul rampantismo, sugli imprenditori, sulla promessa elettorale <meno tasse, più opere pubbliche e ci arricchiremo tutti>. Spiazzata, per il sociologo, anche l’altra soluzione, quella del “facciamo l’Europa, facciamo l’euro forte… E’ la posizione di Prodi-Ciampi. Io non ho mai provato la gioia dell’euro forte; che poi sia una cosa di sinistra non l’ho mai capito”.

 

Gli italiani, sempre secondo De Rita, chiedono una politica nuova, “sganciata dal problema dello sviluppo, tra neoborghesia e parametri di Maastricht”. Una politica, ma non priva di potenziali difetti: “Direttiva, protettiva, da chioccia: la gente chiede di essere aiutata a fare più borgo, a sentirsi più sicura: ecco i nostri pensieri, provvedeteci. E’ un’offerta di delega”.
 

E arriva una bordata per il federalismo spinto: “Serve una devolution della devolution.
Il problema non è il decentramento Stato – Regioni, ma quello al di sotto delle Regioni. Con i centralismi regionali non si fa che riproporre il problema. Così la devolution è destinata ad andare male
”.

 

Ed ecco alcune curiosità, che fanno, almeno in parte, il nostro ritratto attuale.

-         Conflittualità sociale: nel 2002 sono state 34 milioni le ore di lavoro perdute per agitazioni varie, con un + 449 % rispetto al 2000.

-         Il volontariato: il 27 % degli italiani vi si dedica, pur in forme e modalità molto diverse.

-         L’indebitamento delle famiglie: nei primi sei mesi del 2003, il  credito al consumo ha registrato prestiti pari a 17,4 miliardi di euro, con un incremento del 19 %.

-         Le imprese degli immigrati stranieri: sono 125.461 i titolari di impresa nati all’estero, pari al 3 % del totale. La Lombardia registra la quota più consistente (17,5%), seguita dalla Toscana (10,7%).

-         Il consumo di alcol e sigarette: il 53,5% degli italiani ha dichiarato che nell’ultimo anno ha posto maggiore attenzione all’alimentazione; il 6,8% ha ridotto molto il fumo; il 4,7% il consumo di alcol; il 4,4% ha smesso di fumare.

-         L’uscita di casa dei giovani: il 60,1% nella fascia  di età 18-34 anni vive in casa ( nel ’93 erano il 55,5%), il 47% di questi lavora.

-         La mobilità sul lavoro:  la percentuale di chi, dopo un anno, si trova nella stessa posizione lavorativa è salita al 94,2%.

-         La paura della criminalità: i reati sono cresciuti del 3,1 %, ma solo il 25% della popolazione teme di essere vittima di furti o rapine.

 

Pare, infine, che gli italiani si siano sganciati dalla logica “declino e sviluppo”; altre sono le priorità che stanno a cuore: pace, terrorismo, sicurezza, immigrazione, bioetica, identità nazionale. Logica una domanda tra i commentatori: nasce una virtuosa neoborghesia?

(a cura di S.G. – 10.12.’03)