cultura e simboli

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da: S. Guglielmi, 19 febbraio 2004 * "Liberi Pensieri"

 

Cultura e simboli

In un breve e intelligente articolo di Franco Loi su Avvenire, ritrovo la nostalgia di parole che un tempo   dicevano  quello che dovevano dire e la denuncia per le confusione che se ne fa oggi. Perché capita  di constatare con crescente frequenza  che molte di queste parole hanno perso il loro significato. 

Parli di “democrazia” e pensi giustamente di avere il diritto di esprimere i tuoi  pensieri e le tue convinzioni, perché democrazia è anche questo; invece di fatto ti è consentito farlo quasi solo in privato. Un’opinione espressa pubblicamente, a voce o in scritto, viene subito aggredita da chi la pensa diversamente, e non in termini di dialogo, di confronto, ma di un “taci che non capisci niente”. Sei libero di dire quello che pensa la massa o la corrente politica dominante o l’intellettuale organico di turno.

Vuoi parlare di “laico”, di laicità? Ti metti subito nei guai. Chi si ricorda più che questa parola ha a che fare con “popolo”? I troppi cattivi maestri ancora in circolazione ne hanno fatto un privilegio della loro categoria: loro, che non sono popolo e che ci tengono a distinguersi dalla moltitudine, si sentono i soli veri laici. E come la mettiamo con l’uso di questo termine diventato sinonimo di “non credente”?  Non si sono mai informati, loro informatissimi su tutto, che esistono milioni di laici credenti? Aggiustino il vocabolario e dicano chiaramente, - siamo in democrazia, perbacco! , - che loro, “non credenti o atei”, sul tal problema la pensano così e così. E noi, credenti, risponderemo che la pensiamo diversamente e, forse, qualche volta come loro.

Si può continuare questo discorso ricordando due termini correnti: “pluralismo e multiculturale”, parole usate ed abusate per descrivere la situazione reale della nostra società. E facciamo subito riferimento a una contraddizione, nella quale, in nome della laicità dello Stato, è caduto  recentemente il governo francese, proibendo i simboli religiosi nelle scuole, perché la scuola di Stato è laica.  Bugia: non in nome della laicità, che è rispetto dei popoli, che è distinzione tra “quello che è di Cesare e quello che è di Dio”,  ma in nome del laicismo, che dice invece abolizione del sacro, del religioso, quindi non libertà, quindi violenza, quindi non democrazia.  Si vogliono abolire i “simboli” di una cultura religiosa in nome del multiculturalismo: una contraddizione in terminis, perché per rispettare il “multi” si impone il “monoculturale”.  

Qui bisogna precisare qualche idea, amici, senza la presunzione di fare l’intellettuale. Una cultura non è cultura se non è simbolica. “Simbolo”, dal greco “sym - ballein” significa “mettere insieme – unire” e si contrappone a “dia - ballein” che significa “mettere di traverso - impedire - separare” ( da qui viene il termine “diavolo”, colui che divide). Questo è il compito della cultura, di ogni cultura: unire, entrare in dialogo con gli altri. Come?  In tanti modi, ma anche attraverso i propri segni, come il crocifisso o il velo islamico od altro ancora E allora le parole ricordate sopra, - pluralismo/ multiculturale, -  rischiano di essere in sovrappiù, si prestano a certi imbrogli di carattere politico e sociale, diventano  mascheratura di altri interessi. Basta la cultura nel suo significato più vero, nel suo compito  simbolico a rispettare le diversità, mentre  è sempre la mancanza di cultura a produrre intolleranza. Abolisci il “simbolo”? Hai abolito la possibilità di incontro, di mettersi insieme, e crei divisione: un’azione “diabolica”.

Silvano Gugliemi