LE CHIANCHE: PIETRE IN CASA NOSTRA,
TESORI IN CASA ALTRUI

Dania  * 22 aprile 2006 * __Chiudimi_|x|__


Le chianche: pietre in casa nostra, tesori in casa altrui.

Esiste a Theran villa Nemazee, una casa capolavoro progettata nel 1960 dall’architetto milanese Gio Ponti e che oggi rischia di essere abbattuta per far spazio a due palazzoni. L’articolo con cui Laura Facchi su Ventiquattro (Il magazine del Sole 24 ore) di sabato 8 aprile,  lancia il suo SOS – tesori da salvare, inizia così: “Se le case potessero parlare non ci sarebbe bisogno di scrivere questa storia”. Convengo, per cui spero che siano davvero in tanti a leggere quell’articolo e a mobilitarsi perché lo scempio non venga compiuto.

Ma il mio pensiero volge altrove: mi porta verso gli ulivi secolari, orgoglio della natura salentina, che vengono sradicati e dislocati per arricchire giardini forestieri; verso i muretti a secco devastati e  derubati e che invece, anche se non portano impressa la firma di architetti famosi, dovrebbero essere lasciati là, dove fronti madide di sudore e mani forti e ruvide li hanno  progettati  e realizzati; verso i menhir scomparsi da Veglie, testimonianza di storia antica, per la quale il mondo non s’è mobilitato affinché fosse restituita all’unica terra che può reclamarne la paternità…

Se la nuda terra, gli ulivi secolari, le chianche, i coppi antichi e i muretti a secco non possono gridare al mondo il loro rifiuto allo sradicamento, alla razzia e all’esportazione, è la sensibilità degli uomini a doverlo fare. La Gazzetta del Mezzogiorno web s’è fatta portavoce con “I Predoni della Puglia”: una testimonianza che vi propongo perché, senza dubbio,  merita la divulgazione.

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I predoni della Puglia

 

Senza sosta il saccheggio del patrimonio rurale: dopo gli ulivi, trulli e muretti a secco. Il materiale rubato prende la via del Nord Italia e degli Stati Uniti

Dagli ulivi secolari ai muretti a secco, dalle antiche pietre che formano i tetti conici dei trulli alle vecchie tegole per la copertura delle abitazioni, fino agli elementi architettonici delle masserie: in Puglia imperversa il business dei “ladri di storia”. Sono i predoni dell’anima della civiltà contadina e del fascino del passato che danno vita a un fenomeno diffuso soprattutto nelle aree interne e di campagna, più esposte al saccheggio di chi ha scoperto che dietro queste testimonianze storiche si nasconde un giro di denaro significativo.

In principio sono stati gli ulivi ad essere depredati e venduti per far bella mostra di loro nelle ricche ville del Nord Italia. Adesso si scopre invece che le eredità della civiltà contadina sono apprezzate anche nelle ville californiane. Una rapina del territorio che va avanti senza sosta, nel silenzio quasi totale di una società che sta dimenticando il suo passato, anche recente. Solo l’attività di sensibilizzazione di alcune sentinelle ambientaliste ed ecologiste che non rinunciano alla storia propria ha sortito l’effetto di ottenere qualche risultato nella lotta a questo nuovo giro d’affari illegale.

L’abbandono progressivo delle campagne, soprattutto nelle zone dove sono più vaste e difficilmente sorvegliabili, favorisce l’attività dei “ladri di storia”. Il fenomeno dell’espianto degli ulivi secolari fortunatamente sembra essere attenuato. Iniziative di sensibilizzazione, come la proposta di un Parco agrario nella zona tra Monopoli (Bari) e le campagne del Brindisino, hanno avuto il loro effetto. Anche la Regione Puglia ha approntato un disegno di legge per la tutela di 5 milioni di alberi di ulivo. Gli alberi centenari oltre ad essere oggetto di furti veri e propri sono anche facili oggetti di scambio perché non sono più fonte di reddito agricolo.

All’agricoltore che acconsente all’espianto spettano poche centinaia di euro ma sul mercato finale il prezzo di un ulivo secolare, autentica scultura naturale, arriva anche a diverse migliaia di euro. Se non sono gli ulivi, i predoni del passato si dedicano anche ad altro. Nelle aree interne della Puglia sono le antiche pietre naturali o lavorate, le “chianche”, ad essere di continuo sottratte al territorio. Così come sono asportati con enorme facilità gli elementi dell’architettura rurale pugliese tradizionale.

Pietre e coni di trulli, chiese rurali, torri, pozzi, aie, stalle, edicole sacre. Tutto è esposto alle scorribande dei nuovi mercanti: perfino i cippi stradali.

I trulli, nella Valle d’Itria a cavallo tra le province di Bari e di Brindisi, sono anche al centro di questi traffici. Un fenomeno più limitato perché circoscritta sul territorio è la presenza delle case coniche. Però ugualmente grave. Primo, perché i trulli sono un patrimonio dell’umanità della lista Unesco ad Alberobello. Secondo, perché i più esposti sono quelli costruiti nelle campagne e abbandonati. Tufo su tufo, pezzo dopo pezzo, in Puglia alcuni trulli sono stati decapitati della punta a forma di cono oppure letteralmente smontati. I “pezzi” hanno preso destinazioni ignote, anche in questo caso si pensa a ville sia del Sud che del Nord.

Va di “moda” negli ultimi tempi un altro elemento dell’architettura rurale: i muretti a secco. La Puglia sorprende sempre il turista straniero che visita le zone interne e le campagne proprio per la presenza di filari interminabili di muretti a secco che identificavano i confini delle proprietà terriere. Non ce n’è pari in nessun altro Paese.

I muretti, fatti con pietrame a secco, cioè senza l’utilizzo di collanti ma con il solo sapiente incastro delle pietre, sono assurti al rango di oggetti pregiati per le incursioni dei soliti ignoti.

A Santeramo, sulla Murgia barese, in località Fullone, la Polizia provinciale ha scoperto 57 pedane di pietre già impilate pronte per partire alla volta, anche in questo caso, di ville. Perché la loro funzione è prevalentemente quella di oggetti di arredo di giardino, magari di fianco a qualche ulivo secolare.

È un business dai contorni ancora in ombra perché si teme che possa esserci dietro una forma di criminalità organizzata anche se sembra più probabile agli inquirenti che questo mercato si alimenti quasi naturalmente con l’abbandono di campagne e di masserie. Dove si rubano anche le mangiatoie per gli animali, le pietre delle stalle, le edicole sacre così diffuse in Puglia per i radicati sentimenti di religiosità popolare, i rosoni delle chiesette rurali via via dimenticate con le urbanizzazioni e lo spopolamento dell’agricoltura.

È un mercato che ha fatto anche un “salto”. Sempre sulla Murgia i Carabinieri hanno scoperto un traffico di tegole di antica manifattura e di “coppi” per la copertura dei tetti. È stata fatta una sommaria stima del business che ha un notevole effetto moltiplicatore. Basti pensare che una singola tegola costa al ricettatore 50 centesimi, ma il prezzo finale sul mercato è di 5 euro.

Si ritiene che una delle rotte di questo traffico possa portare addirittura agli Stati Uniti, come elementi di arredo di grandi ville californiane.

Il fenomeno si alimenta per l’impossibilità di un controllo capillare di zone vaste di campagna ed in parte dimenticate anche da chi alcuni decenni fa vi ha abitato. Solo l’opera di alcune associazioni ambientaliste, come quelle di Santeramo che hanno permesso di scoprire lo smontaggio dei muretti a secco, riesce a dare qualche colpo di stop ad un mercato che in sé per sé non conosce soste.

 17/4/2006  (La Gazzetta Del Mezzogiorno web)