La strage degli innocenti

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segnalato da: Lorenzo Milanese, 27 marzo 2002 * "Articoli Vari"

 

Pubblicato da Lorenzo Milanese.

Tunisia, estate 1999. Una strada polverosa appena alla periferia di Tunisi, un camion accosta sollevando la terra rossa d'Africa. Apre il portellone e mostra al pubblico la sua merce. Agnelli. Belanti, impauriti, stretti l'una all'altro, affaticati dal lungo viaggio e dalle scosse della strada. L'uomo allestisce una brace, mette sulla griglia i primi pezzi asciutti di carne. Gli automobilisti si fermano, acquistano. Una signora accosta alla bancarella, guarda, poi chiede carne fresca. Allora l'uomo la fa avvicinare al retro del camion.

"Quale"? le chiede, in francese. La signora punta il dito verso un agnellino, poi ne indica un secondo, ed è già una sentenza di morte. Il venditore afferra il primo agnello, che fa resistenza, punta le zampe, non vuole uscire, ma infine lo trascina fuori dal gregge. Poi lo ammazza, tranciandogli la gola. E' il turno del secondo. Quando vede la mano nodosa dell'uomo avvicinarsi alla sua testa, socchiude gli occhi. E' come stordito, immobile, muto. Trema. L'odore del sangue invade le narici di uomini e bestie. Il silenzio irreale dell'aria è interrotto solo dalle voci esotiche del macellaio e della sua cliente. Il cucciolo non oppone alcuna resistenza, si lascia uccidere senza un lamento.

Questa storia è vera. Vi ha assistito una ragazza che non è vegetariana, che nella sua agenda non ha certo al primo posto la difesa degli animali. Ciononostante questa ragazza ha raccontato di aver sentito la sofferenza di quei neonati, di averne percepito il terrore dagli occhi, il senso di rassegnazione, la docile impotenza.

Italia, Pasqua 2002, anno del Signore. Sulle nostre tavole ci saranno milioni di neonati di pecora e capra, nel continuo sovrapporsi di sacro e profano della nostra cultura senza Dio.

In Italia vengono macellati, ogni anno, sette milioni di ovini (fonte Istat 1998), quasi 3 milioni e 300 mila sono animali di meno di dieci mesi di età.

La tradizione produce un incremento vertiginoso delle uccisioni di capretti e agnelli: più del 60% degli ovini macellati in Italia, vengono consumati nel periodo pasquale. Ed è un'usanza tanto radicata quanto inutilmente crudele.

La sua origine è scritta nella Bibbia. Il termine Pasqua è una traslitterazione dell'antica parola ebraica pesach, che significa "passare oltre". La Pasqua veniva chiamata dagli ebrei anche "festa degli azzimi", e fu istituita in Egitto per commemorare l'avvenimento fondamentalmente della liberazione degli israeliti. Le celebrazioni iniziavano il 14 del mese di Nisan (Marzo/Aprile) e si prolungava per sette giorni. Il decimo giorno di quel mese si doveva scegliere un agnello maschio, senza difetti fisici, dal gregge e si doveva allevare fino alla sera del quattordicesimo giorno, quando sarebbe stato ucciso per mangiarne la carne. Il suo sangue doveva poi essere sparso sopra l'architrave e gli stipiti di ogni porta di tutte le case. Questo avrebbe salvato gi abitanti della comunità dal giudizio di Dio, che in quella notte sarebbe passato per l'Egitto.

"Quando vedrò il sangue passerò oltre", questa fu la promessa divina che diede l'avvio alla strage degli innocenti.

La Pasqua Cristiana si ricollega a quella ebraica: Cristo infatti volle deliberatamente morire in occasione del pèsach. Così, come nella religione ebraica, anche in quella cristiana la liberazione dalla schiavitù spirituale avviene mediante il sangue dell'Agnello, ma a differenza di quello ebraico, l'agnello della Pasqua Cristiana risorge dopo la morte.Almeno così dicono le Scritture.

Quello che succede nei macelli Italiani, invece, sembra suggerire che per pecore e capre ammazzate non è prevista alcuna pietà.

Gli ovini vengono tenuti in allevamenti estensivi. Niente batterie, niente gabbie strette che costringono all'immobilità, verdi pascoli e luce e aria naturali. Questo farebbe apparire le loro condizioni di vita migliori rispetto a quelle di bovini e volatili, che non conoscono mai nella loro vita la luce del sole, e la sensazione del contatto con la terra. E in fondo è così. Ma se è vero che l'allevamento risponde a criteri di maggior rispetto, è pur vero che il momento della macellazione è invece crudelissimo.

Capretti e agnelli vengono trasportati vivi fino ai macelli, spesso per lunghi tratti e sentieri accidentati, e questo procura loro già uno stress indicibile.

Il consumo di carne ovina non è particolarmente elevato in Italia durante il corso dell'anno, e questo incide fortemente sulle condizioni della macellazione nel periodo pasquale. L'improvviso aumento del carico di lavoro rende la routine delle catene di montaggio molto confusa e questo può far sì che le procedure non vengano rispettate precisamente. Dunque, può anche capitare che si salti la fase dello stordimento preventivo all'uccisione, obbligatorio per legge.

Insomma, la tecnica dell'allevamento estensivo, che rende la loro vita più sopportabile, alla fine si risolve per gli agnellini in una tragedia. Già sfiancati dal viaggio, gli animali vivono ore terribili davanti al macello, prima di essere uccisi. Percepiscono con chiarezza quello che avviene intorno a loro.

I rumori delle macchine, l'odore del sangue, le urla dei loro simili li circondano e li introducono nell'anticamera dell'inferno. Poi, uno alla volta, vengono spinti sui nastri trasportatori, storditi, se tutto va bene e deiugulati, ovvero sgozzati.

Più precisamente gli si pratica un foro nella carotide e si attende che tutto il sangue fuoriesca. Dunque con un compressore sottocutaneo applicato dal retro si scuoiano, e infine vengono macellati.

Questo avviene nelle aziende dove si rispetta la legge della Repubblica Italiana. Tutto normale dunque, se dopo questa descrizione continuate ad avere fame.

Abbiamo detto che lo stordimento preventivo degli animali da macello è obbligatorio, ma non sempre è così.

Esiste infatti una deroga prevista dal decreto legislativo 333 del 1998, che, recependo la direttiva 93/119 della Comunità europea, consente la produzione rituale della carne per soddisfare le esigenze alimentari dei praticanti religioni diverse ad quella cristiana.

In sostanza si tratta della legalizzazione di un'inutile violenza nei confronti degli animali. La deroga del decreto 333 prevede in sostanza che si proceda allo sgozzamento senza preventivo stordimento. Questo, per assecondare le tradizioni millenarie delle religioni israelitica e musulmana, - riunite per l'occasione e per ironia della sorte da comunanza di intenti-, che prescrivono si possa mangiare solo "carne" pura, ovvero completamente privata del sangue mentre l'animale è ancora in stato di semicoscienza. In Italia esistono circa 40 stabilimenti in cui la macellazione avviene secondo rito. E le vittime sono soprattutto bovini e ovini. Si chiama Kasher (in ebraico) e halal (in musulmano) e vuol dire in entrambi i casi puro. Si tratta della pratica che prevede che l'animale sia sgozzato da vivo e sia lasciato a morire dissanguato, in un'agonia che può durare anche un quarto d'ora: un quarto d'ora in cui l'animale è cosciente e percepisce tutto ciò che avviene.

Chi cercasse conforto nei testi sacri di entrambe le religioni per giustificare questo stato di cose, non avrebbe soddisfazione, ma troverebbe piuttosto il precetto che impone il rispetto per gli animali.

Per uccidere un bue o un agnello secondo rito lo si immobilizza in una gabbia di contenzione, lasciando che solo la testa ne esca fuori, lo si rovescia sul dorso e si procede al taglio della gola. L'animale soffoca nel proprio sangue. Mentre lotta contro la morte, non è raro vedere un animale fare sforzi insostenibili per alzarsi. I montoni, dopo aver subito il taglio della gola, vengono rapidamente appesi per un arto posteriore, perché si svuotino del sangue. I più tenaci si dibattono per cercare di liberarsi dall'impedimento.

Non esistono statistiche per quanto concerne il numero di animali abbattuti seguendo la tradizione religiosa, anche perché esiste un circuito clandestino dove gli animali sono abbattuti fuori dai macelli, in casa. In ogni caso sia musulmani che ebrei macellano e consumano di preferenza animali adulti.

Il massacro sommerso dei cuccioli invece è tipico della cristianità e si perpetuerà, alla fine di questo marzo, come ogni anno, quando migliaia di agnelli saranno immolati in nome della tradizione. Neonati che saranno uccisi e macellati all'inizio della primavera, il momento peggiore per morire.

Nella seconda metà del 1400 un signore che rispondeva al nome di Leonardo da Vinci prospettò un "giorno in cui l'uomo non dovrà più uccidere per mangiare e anche l'uccisione di un solo animale sarà considerata un grave delitto"

Gli agnelli di Pasqua quel giorno, lo stanno ancora aspettando.
Laura Magna
Articolo pubblicato su"La protezione degli animali",Trimestrale a cura dell'ENPA.