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articolo apparso appunto su IlMessaggero.it per l'interessante
riflessione che fa S. Givone sulla tragica morte di don Stefano Garzolio.
Può sicuramente servire a tutti noi. Veglieonline.it
Un prete annega ma
salva sette persone
Giovedì 31 Luglio 2003
di SERGIO GIVONE
Una gita al mare. Di quelle che i
parroci organizzano per portare nei luoghi di villeggiatura, anche solo
per poche ore, i ragazzi che altrimenti non potrebbero andarci. Qualcosa
che fa pensare ad altri tempi, quando viaggiare non era così banale e
facile per tutti come lo è ora. Poi, di colpo, la tragedia, in tutta
la sua casualità. Il mare è mosso e i ragazzi, inesperti, presto
soccombono alla sua forza. Sei di loro, insieme con una donna, vengono
travolti. Rischiano di annegare. Il sacerdote che li accompagna, don
Stefano Garzolio, si rende conto di ciò che sta avvenendo. Non esita a
tuffarsi, ripetutamente. Trae in salvo le sette persone. Poi, stremato, si
accascia sulla battigia. E' morto. Precisamente questo accasciarsi
senza vita del sacerdote è ciò che più colpisce. Al di là di ogni
considerazione sul suo eroismo e sul suo sacrificio. E prima ancora che il
suo coraggio venga lodato come merita. Il fatto è che nel gesto del
giovane prete di Bojano il bene mostra la sua cifra più vera. Il bene non
è esclusiva delle anime superiori, ma dono generoso, gratuito, da parte di
chiunque. Uno spendersi senza calcoli, senza riserve, come solo può fare
chi vive come se vivere per gli altri fosse più importante che vivere per
se stessi. Come è stato detto molto giustamente, il mistero del bene è
infinitamente più grande del mistero del male, che pure è grande e
terribile. E questo per la semplice ragione che il bene è senza perché.
Proviamo a chiederci: perché dare la propria vita per salvare quella di
altri? Non abbiamo risposta. Ma quando questo accade, è come se
afferrassimo la verità più profonda che ci riguarda in quanto uomini. Il
giovane sacerdote che non si è risparmiato ed è morto per salvare la vita
di sette persone non fa che ricordarci questa verità. Strana simmetria
rovesciata, quella fra bene e male. Il male cerca continuamente e magari
trova giustificazioni (cosa in cui è davvero di una grandiosità
insuperabile). Si ammanta di scuse. Esibisce mille pretesti. Alla sua
radice spesso non c'è nient'altro che pura volontà di nuocere, se non vera
e propria smania distruttiva, e questo niente furioso e insensato si
presenta con le maschere più seducenti. Proprio il contrario del bene. Che
è timoroso di mostrarsi. Detesta l'esibizione. Ma là dove qualcuno lo
compie, è per sempre e nessuno può fare come se non fosse stato. Il bene è
la cosa più salda e più forte che ci sia. Non solo. Il male è
rumoroso. Si presenta in genere fra squilli di trombe, proclami grandiosi,
grida assordanti. E finisce per lo più in un baratro di rovina dal cui
fondo sale immancabilmente un'eco che continua a rimbombare in modo cupo.
Invece il bene, come sta scritto, «non fa rumore». E' silenzioso, il bene.
Discreto, gentile. Ci sfiora con un tocco che è vita, e lo è perfino nella
morte, come dimostra il gesto di don Stefano, anche se noi solo raramente
ce ne rendiamo conto. Questo spiega fra l'altro perché il male sia il
grande beniamino dei media, e il bene molto meno. Del resto, inutile
nasconderselo: ad attrarci e anzi a incatenare la nostra attenzione è la
violenza, è l'orrore, o anche solo l'altrui sventura, mentre le azioni che
attestano la dignità dell'essere umano ci lasciano indifferenti e talvolta
addirittura sospettosi. Come se il male fosse cosa nostra. Il bene, no.
Invece è vero il contrario. Intendiamoci: non che l'uomo non sia una
creatura con un inestirpabile fondo di malvagità e di pazzia, e comunque
portata a compiere le azioni peggiori. Ma di queste azioni può soltanto
vergognarsi. A dimostrazione del fatto che noi abbiamo la nostra stella
polare nel bene e non nel male. Ciò che è accaduto sulla spiaggia di
Termoli ne è la riprova più eloquente.
tratto da «WWW.ILMESSAGGERO.IT»
di Giovedì 31 luglio 2003
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