Le storie della femminilità

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segnalato da: Giovanni D'Elia, 19 febbraio 2002 * "Articoli Vari"

 
Le donne sono emarginate dalla sfera pubblica: la presenza e la visibilità di esse nel diritto e nella cultura restano limitate, nonostante le rivendicazioni femministe abbiano mostrato con chiarezza, a partire da almeno due secoli, in che misura il problema influisca tanto sulle condizioni di vita delle donne quanto sull'organizzazione e la struttura della sfera pubblica stessa.

Il femminismo, per risolvere la questione delle disuguaglianze legate a questa esclusione e riequilibrare la presenza maschile e femminile nelle istituzioni, presenta due proposte assai diverse: il pensiero della differenza rivendica il riconoscimento della differenza sessuale come fatto che caratterizza essenzialmente le persone, e dunque richiede sul piano dei diritti, diritti sessuati, e, sul piano della cultura, la necessità per le donne di rafforzare gli strumenti propri della femminilità; il femminismo dell'uguaglianza sostiene, di contro, che chiedere di essere riconosciute come soggetti del diritto e della cultura in quanto donne è controproducente, e che non si tratta tanto di rivendicare visibilità per problemi intesi come tipici delle donne, quanto di mostrare in che misura questi problemi riguardino tanto le donne quanto gli uomini.

Così, pur partendo da un elemento comune e universalmente riconosciuto, l'emarginazione delle donne dalla sfera pubblica, sul piano politico il femminismo si trova diviso.

Per comprendere le implicazioni delle diverse proposte, è necessario soffermarsi sulla lettura che la filosofia femminista dà delle storie della femminilità, vale a dire sul modo in cui questa esclusione viene motivata e argomentata nel pensiero filosofico e politico.

Nel tentare di fare ciò, prenderò in esame1 le interpretazioni di due argomenti centrali delle storie della femminilità: il nesso tra l'essere donna e la capacità di procreare e quello, che da questo segue, tra femminilità e funzione materna.