Lettera alla sinistra vegliese
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riceviamo e pubblichiamo da: G. Posi, 24 aprile 2002 * "Articoli Vari"
Lettera alla sinistra vegliese All’indomani della sconfitta della sinistra in Francia, occorre riflettere su questioni concernenti la democrazia in Europa. Gli
anni ’90 hanno portato al crollo dei regimi comunisti in
Paesi in cui la libertà era sempre stata un miraggio, la
cui situazione non è affatto migliorata con l’avvento dei
regimi liberisti. I Paesi dell’Est europeo hanno accettato
qualsiasi governo, anche se eletto democraticamente, perché
ormai l’idea di una sinistra vera era stato inficiato
dalla sfiducia del popolo nel socialismo. Quindi l’effetto
“domino” ha portato al crollo del, tra virgolette,
comunismo ma non del regime. Infatti quei Paesi sono
costretti a vivere sotto i ricatti del Fondo Monetario
Internazionale, dei G8, dell’Org.ne Mondiale del Commercio
ossia di tutte quelle oligarchie autoreferenti che li
impoveriscono per poi renderli dipendenti e
“disponibili” alle loro ricette liberiste. Contro
questo strapotere, a metà degli anni ’90, dal cuore del Sistema
ovvero dalla Casa Bianca, arrivò l’ipotesi di una Terza
Via (principale fautore fu
l’inglese Blair) che consisteva in un liberismo
“temperato”, una specie di compromesso fra Stati Uniti,
culla del liberismo, ed Est europeo, orfano del socialismo. Poiché
Clinton rappresentava la “sinistra istituzionale”,
l’intera Europa adottò la Terza Via col risultato che i
Paesi si adeguarono, o perlomeno ci cedettero. Gli
esempi principali furono Blair in Inghilterra, l’Ulivo in
Italia, i Socialdemocratici in Francia e Germania. Oggi,
a conferma di quanto la democrazia europea sia dipendente
dagli Stati Uniti, vediamo che, con l’avvento di Bush alla
Casa Bianca, l’Europa si “adegua”: la destra vince in
Spagna, Italia, Francia. Germania, Olanda e Svezia voteranno
quest’anno ma l’esito è prevedibile. L’Inghilterra,
sebbene governata dai laburisti,
adotta tout court i dettami di Bush, ammiratore di quello
che rappresentò Margaret Thatcher in quel Paese, ossia uno
dei suoi periodi più bui. Questo
il quadro generale, sebbene superficiale, dell’Europa
attuale, ma perché la Francia “piange”? La
Francia è un sintomo del malessere
liberista. Anche se rappresentava, per
l’Europa, un’avanguardia poiché governata dalla
gauche plurielle, la sinistra plurale formata da
varie componenti e correnti, non riesce a reggere l’onda
d’urto liberista e si frantuma, portando Jospin a
ritirarsi dalla politica e Le Pen, simbolo di razzismo,
omofobia, xenofobia, secessione, a competere per la poltrona
di Francia, dopo il triste caso di Haider in Austria. Ci
sono delle vie d’uscita? Certo,
vediamo il caso italiano. L’Italia è tutto un fiorire di
movimenti antiliberisti, girotondi, “scolastici”,
lavoratori. Due date per tutti: 23 Marzo e 16 Aprile. Qui
bisogna distinguere tra chi fa un’analisi lucida e onesta
sui guai del liberismo e sulle sue soluzioni organizzandole
in movimenti di contestazione sempre più grandi e più
influenti a livello mondiale, e chi come orizzonte ha solo
il governo italiano, le sue contraddizioni e il suo crollo
immediato. Il
problema è di lungo corso e comporta
dire: anche se crolla l’attuale governo, quale
sarebbe l’alternativa? Su che basi? O basta l’entusiasmo
per risolvere problemi di ampia portata? Allora,
ancora una volta, la soluzione sta nel pensare globalmente e
agire localmente. Riusciamo,
in qualsiasi Comune, luogo di studio, luogo di lavoro,
società, a riflettere sui mali provocati dal liberismo e
adottare strategie e nuove forme di partecipazione? Riusciamo
a vedere oltre il nostro interesse personale? Riusciamo
a comprendere che i nostri problemi sono comuni in tutto il
mondo? Riusciamo
a costruire delle piattaforme di intervento su temi locali e
globali? Riusciamo,
almeno una volta, a prendere posizione? O
sono meglio cento giorni da pecora? Riusciamo
a capire che il male è il liberismo (e la sua scellerata
idea che i profitti sono più importanti delle persone) che
toglie fiducia, partecipazione, democrazia e libertà? Se
ci riusciamo,bene! Avremo fatto qualcosa, oltre che per noi
stessi, anche per gli altri. Se
però non tentiamo nemmeno, dovremo criticare solo
noi stessi ma piangere sul latte versato, alla lunga, logora
e toglie lucidità al nostro cuore che è grande e che, se
è vivo, batte a sinistra. Contatti:
giancarlo posi cell.
3338533826 |