EZLN CHIAPAS
a cura di Giancarlo Posi, 24 aprile 2001 * Articoli Vari
CHIAPAS
: LA DIGNITA' DI UN POPOLO
Quando il 1°
Gennaio 1994 l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) insorse in
armi a Città del Messico, nessuno immaginava la portata storica di tale gesto.
Un popolo ridotto al silenzio nel 1519 dai "conquistadores "
europei, improvvisamente esplodeva come organizzazione militare pronta a
cogliere di sorpresa l'esercito messicano. Operazione che riesce puntualmente e
il 12 Gennaio il governo interrompe le violenze per aprire i colloqui di pace
coi guerriglieri insorti.
Non colpisce tanto
la tecnica usata in quanto un popolo in armi si era visto spesso nella storia,
ma il modo stesso per rendere visibile la lotta del popolo indigeno: coprirsi il
volto con un passamontagna.
Un gesto simbolico
che colpisce l'opinione pubblica messicana e poi sempre più del mondo intero.
Ma gli zapatisti non sono insorti armati per fare la guerra, semmai
il contrario: vogliono dare la possibilità agli indigeni messicani di vivere in
uno Stato che li riconosca cittadini appartenenti allo stesso, con gli stessi
diritti e con una propria autonomia.
Ma fino al 1994
parlare degli indios in Messico era tabù benché tutti ne conoscessero
l'esistenza. Del resto, cosa si poteva chiedere a un Paese con un passato ricco
di sfruttamenti, devastazioni, saccheggi, violenze e oppressioni a danno delle
comunità indigene? In effetti, ieri come oggi, era all'ordine del giorno
considerare popoli "non europei" carne da macello, zona franca per
ogni tipo di conquista, animali da ridurre in schiavitù.
Gli zapatisti
prendono il loro nome da Emiliano Zapata, un rivoluzionario che nel 1910 riesce
a creare un consenso così ampio tra i peones (cioè quei contadini messicani
che lavoravano nei grandi latifondi terrieri in condizioni di semi-schiavitù)e
gli indios da riuscire a vincere il governo e insediarsi. Ma fu tradito dal
governo e assassinato. Oggi gli scenari storici e socio-politici sono molto
cambiati nella forma ma non nella sostanza: nel 2000 nel mondo ci sono almeno
200milioni di "schiavi" dichiarati e in Messico gli indigeni non hanno
ancora una terra, diritti, autonomia.
La forza e la spinta
innovativa dell'EZLN e soprattutto del suo comandante Marcos non sta nelle armi
e nella violenza che hanno abbandonato il 12 Gennaio 1994 (anche se sono stati,
in questi anni, ripetutamente attaccati dal governo messicano fautore, tra
l'altro, di stragi civili su popolazioni inermi come la tristemente nota strage
di donne incinte e bambini del 22 Dicembre 1997 di Acteal). Non hanno mai
accettato le provocazioni ma ciò non significa aver abbandonato le armi. La
forza su cui si fonda l'EZLN è la parola, la forza delle proprie idee, il
dialogo, l'organizzazione capillare e radicata, il sostegno internazionale. La
spinta alla creazione di una coscienza degli indios è venuta da Marcos,
il comandante dell'esercito zapatista ma anche l'intellettuale sottile e
raffinato, lo stratega minuzioso e completo, colui che al momento opportuno si
è messo da parte per far parlare gli indios in quanto scelto dagli stessi non
come eroe, ma come colui che effettivamente doveva obbedire a loro (da questo il
nome di sub-comandante).
Il resto è storia
recente: la marcia zapatista partita il 24 Febbraio e giunta a Città del
Messico l'11 Marzo scorso, accolta trionfalmente nella piazza dello Zocalo, il
discorso degli indigeni (non di Marcos) in parlamento. Il parlamento messicano
ha da poco approvato la "ley indigena", la famosa legge per il
riconoscimento dei diritti e dell'autonomia indigena nata dagli accordi di San
Andrés del 1996 e rimasta finora lettera morta. L'approvazione definitiva di
quest'ultima, il rilascio di tutti gli zapatisti catturati e il ritiro delle
truppe messicane dal Chiapas erano le tre condizioni imprescindibili da
soddisfare poste dagli "insorti " per la riapertura del dialogo col
governo.
Qualcosa si muove,
tenuto d'occhio dall'opinione pubblica internazionale che intanto si è alleata
con gli zapatisti nella lotta contro le politiche neoliberiste, di libero
mercato. I governi, dal canto loro, non hanno mai appoggiato la lotta come
dimostra l'esempio italiano. Nel '97, l'allora Presidente della Bicamerale D'Alema
si recò in Messico ma si rifiutò di incontrare gli zapatisti perché ciò
avrebbe penalizzato gli scambi commerciali dell'Italia col Messico. La lotta
zapatista è divenuta l'emblema di un percorso, lento e faticoso ma in salita,
che è ripartito nel '94 quando sembrava che il processo neoliberista fosse
inarrestabile. La rete che si è creata intorno al Messico è in continua
espansione ed ha ricevuto una spinta notevole nel Novembre '99 quando è giunto
alla ribalta il "popolo di Seattle " ovvero migliaia di lavoratori,
studenti, persone che chiedevano di partecipare alle scelte prese da
"pochi" alle spalle e all'insaputa di tutto il mondo. Da qui il motto
"un altro mondo è possibile ".
La dignità del
popolo zapatista ci ha insegnato a imparare dagli errori del passato e a
riprendere la lotta. La nostra dignità deve essere quella di chi lotta per la
propria dignità, per la propria libertà, per la propria vita.
SI,
UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE!
"... Dalla montagna verrà il vento,
sta nascendo ormai sotto gli alberi,
e cospira per un mondo nuovo,
tanto nuovo da essere appena
un'intuizione nel cuore collettivo
che gli dà la
vita..." (Subcomandante
insurgente Marcos)
Info e materiale: P.R.C. via Alfieri 62, Veglie