michael moore e il suo nuovo film

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da: Ass. "L'Arco", 03 aprile 2003 * "Eventi"

 
BOWLING FOR COLUMBINE

Il regista attacca il governo Usa e parla del nuovo film
sui rapporti tra la famiglia del presidente e il capo di Al Qaeda
Il ciclone Michael Moore
"Gli affari di Bush e Osama"
"Bush sr. ha mantenuto i legami con i Bin Laden
fino a due mesi dopo l'11 settembre"
di SILVIA BIZIO

LOS ANGELES - Provocatore, umorista, irriverente e irritante. Grillo parlante d'America, il documentarista Michael Moore, premio Oscar per Bowling a Columbine, il feroce j'accuse contro la cultura delle armi da fuoco negli States, è diventato un casus belli nazionale e una sorta di pifferaio magico della sinistra americana: è suo il "Vergogna, Mr. Bush!" ripetuto per tre volte nella notte degli Oscar. Moore è diventato una potenza multimediale: oltre ai documentari (citiamo anche Roger and me e Downsize this!), realizza serie televisive d'impegno politico (Tv Nation), è autore del best-seller Stupid white men (in sostanza una requisitoria contro Bush e la sua "junta" che ha rubato le elezioni - il libro sta per uscire anche in Italia), è uno speaker di grande carisma tra i più richiesti e pagati dopo Bill Clinton. Bowling a Columbine, costato 3 milioni di dollari, è il documentario di maggior successo della storia, con incassi di 20 milioni solo in America e oltre 40 in tutto il mondo.

Un successo che Moore spera di ripetere con il suo prossimo documentario, provvisoriamente intitolato Fahrenheit 9/11, una disamina dei legami tra la famiglia Bush e i Bin Laden, prodotto e finanziato dalla casa di produzione di Mel Gibson, la Icon Films. Il documentario, che già fa tremare i palazzi del potere, verrà realizzato in tempo per debuttare a Cannes nel 2004, e uscirà nei cinema americani in tempo per le elezioni presidenziali di quell'autunno. "C'è chi programma le sue uscite pensando agli Oscar", dice Moore, 49 enne del Michigan, "Io invece programmo i miei film per le elezioni".

Ha già cominciato Fahrenheit 9/11?
"Ci sto lavorando da un anno e ho già materiali scottanti. Racconto quel che è successo nel nostro paese dall'11 settembre 2001, e come l'amministrazione Bush abbia piegato questo tragico evento ai propri scopi. Il film affronta i legami fra due generazioni di Bush e il clan di Osama Bin Laden, risalendo ai primi rapporti di affari fra Bush senior e il padre di Osama, un magnate delle costruzioni saudita. Quando morì lasciò al figlio circa 300 milioni di dollari che questi ha usato per finanziare la violenza globale".

Da amici a nemici?
"Più o meno. Cercherò di spiegare cosa ha portato George W. Bush e Osama Bin Laden a diventare nemici mortali e risalirò alle ragioni che hanno fatto degli Stati Uniti un bersaglio del terrorismo e dell'odio in mezzo mondo".

Cosa ha scoperto?
"Bush padre ha mantenuto i suoi legami con la famiglia Bin Laden fino a due mesi dopo l'11 settembre, e i Bin Laden hanno investito parecchio nel gruppo Carlyle, che ha le mani in varie torte ed è l'11mo appaltatore della difesa militare. Il film pone una serie di questioni per le quali non ho ancora risposte, ma ci sto lavorando".

Non teme di essere messo definitivamente alla berlina? "Niente affatto, io non lavoro a Hollywood. Sono finanziato da canadesi e ora da altre persone come Gibson - che non vivono qui e le cui compagnie di produzione sono fuori della cerchia. Il mio libro è primo in classifica, insomma, mi sento di poter fare quello che voglio, esercitando quel nostro bellissimo diritto che è la libertà di parola".

Stupid white men ha venduto milioni di copie...
"Il mio libro attacca Bush proprio nel momento in cui, a quanto pare, gode di enorme popolarità. Ma la verità è che la maggioranza del paese non ha votato per lui; la maggior parte dell'America è sensibile alle questioni ambientali, al contrario di Bush; approva l'aborto, al contrario di Bush; vuole legittimi legami internazionali, al contrario di Bush. La maggioranza non vuole la guerra, non vuole vedere i suoi ragazzi morire. Sarebbe irresponsabile da parte mia non dire quello che penso. Allo stesso tempo però amo il cinema, mi piace andare a vedere un bel film, e voglio che il pubblico esca da un mio film eccitato per quello che ha visto, cosa sempre più rara di questi tempi".

Durante il suo discorso agli Oscar fischi e "buu" si sono mescolati agli applausi...?
"Ho visto la sala alzarsi in pedi ad applaudire. Poi dalla galleria sono partiti i 'buu', e quelli che prima applaudivano hanno cominciato a fare 'buu' a quelli che facevano 'buu'. Una scena surreale. Poi l'orchestra ha iniziato a suonare e me ne sono dovuto andare via. Ma ricordo anche di aver udito le maestranze dietro le quinte dire 'No, no!', quando ho attaccato a parlare. Del resto, mica mi sarei messo a ringraziare agenti, avvocati, agenti degli avvocati e avvocati degli agenti. E poi siamo ancora tutti pieni di rabbia per quello che è successo l'11 settembre e abbiamo il diritto di cercare vendetta nei confronti dei 'cattivi'. Ma non di un cattivo qualsiasi"

Si spieghi.
"La paura che Saddam uccida lei e me questa notte è insensata. E tuttavia, proprio la paura instillata dai nostri governanti è un'arma potentissima di consenso. Paura di tutto... vota per me che ci penso io. La verità è che l'Iraq vanta la seconda riserva di petrolio più grande del mondo: per questo siamo lì. Perché non dirlo chiaramente? Bush l'aveva quasi fatto un paio di settimane fa, quando ha detto: 'Non bruciate quei pozzi...', pensavo stesse per aggiungere, 'perché è il nostro petrolio!', ma non l'ha fatto. Sarebbe stata una splendida gaffe. Avrebbe detto la verità per una volta".