Riportiamo questa pagina della Gazzetta per le sue importanti
riflessioni che ognuno potrà trarre. Veglieonline.
L'imprenditore
che voleva smettere
Lezione da Foggia: né martiri né eroi
CARLO GALLI
La vicenda dell'imprenditore che, a Foggia,
minacciato dalla criminalità organizzata, aveva deciso di chiudere la
propria impresa, e che in seguito ha invece trovato la capacità di
resistere e di denunciare, e infine, dopo il buon esito delle indagini, ha
manifestato, sia pure con sforzo, la volontà di continuare la propria
attività, merita attenzione.
In primo luogo, perché ci mostra, dal vivo e con straordinaria efficacia,
quanto l'economia dipenda dalla politica, la società dallo Stato, lo
sviluppo dalla sicurezza. E quanto la storica debolezza della politica nel
mezzogiorno, l'atavica lontananza dello Stato, le dure condizioni della
vita quotidiana che per secoli è stata segnata dalla minaccia, dalla
sopraffazione e dalla inefficacia delle leggi, dal silenzio delle
autorità, abbiano pesato, e in parte ancora pesino, sul mancato decollo
economico e sociale. Ben lo sapevano i primi grandi pensatori politici
dell'età moderna: l'attività economica dei soggetti capitalistici richiede
che un'azione politica che elimini l'illegalità, che fornisca sicurezza;
insomma, che polizia e tribunali siano più efficienti dei briganti, dei
pirati, dei prepotenti. Senza la legge e l'ordine, senza il controllo
politico del territorio, senza le garanzie che siano rispettati il diritto
di proprietà e di intrapresa, oltre che di libero lavoro, la civiltà
moderna non decolla, e se si afferma - trascinata da condizioni generali,
dal volgere dei tempi - conduce vita grama e stentata.
La prima grande infrastruttura che lo Stato deve allestire è dunque la
legalità. E' stata la presenza efficace di Stati (anche prima dell'Unità)
capaci di rendere pacifica tranquilla e ragionevolmente prevedibile la
vita associata una delle grandi differenze fra Nord e Sud d'Italia; come
oggi - in modalità molto più gravi e drammatiche di quelle che
sperimentiamo in certe parti d'Italia - è una delle grandi questioni
irrisolte che frenano lo sviluppo di larghe parti del pianeta.
In secondo luogo, non c'è bisogno di essere degli eroi per vivere e
operare in Italia meridionale (ma a volte anche in quella settentrionale);
che non occorre la vocazione al martirio per condurre una vita decente.
Che la normalità si può affermare senza sacrifici umani, ma che è
sufficiente, da parte dei cittadini, il coraggio di esercitare la fermezza
e lo spirito civico, l'autostima e l'amore della giustizia e della
legalità, purché che lo Stato, da parte sua, faccia il suo dovere, cioè
metta in campo forze dell'ordine e operatori di giustizia ben motivati ed
efficienti.
E' evidente, insomma, da questa e da altre
storie analoghe - e la controprova viene da quelle che sono andate in
senso contrario - che esiste una sorta di circolo virtuoso fra i cittadini
e tutta la società, da una parte, e dall'altra il successo dello Stato nel
far percepire l'affermarsi della legalità come qualcosa di normale. Se non
sono sostenuti dallo spirito civico (cioè dalla volontà sociale che la
norma abbia la meglio sul delitto, che gli onesti non debbano darla vinta
ai disonesti) e dalla fiducia dei cittadini che si può veramente vivere
secondo la legge e secondo giustizia, i servitori dello Stato saranno
sempre sconfitti, assediati negli uffici, nelle caserme, nei tribunali,
isolati dalla coscienza collettiva. Allo stesso modo è necessario che la
società quando fa appello allo Stato, non lo trovi sordo, inefficiente o
corrotto; troppo rapidamente si apprende, in questo caso, l'arte
dell'arrangiarsi, del venire a patti con i più forti; e con troppa
difficoltà la si può, poi, dimenticare.
La vicenda di Foggia - una delle rare buone notizie fra le tante che le
cronache meridionali, italiane, europee e internazionali ci riversano
addosso - ci dice dunque che lo Stato fornisce sicurezza se gli si dà
fiducia; e gli si dà fiducia se fornisce sicurezza. Il coraggio, uno non
se lo può dare - diceva Manzoni; ma glielo può dare lo Stato, se solo allo
Stato il cittadino sa, può e vuole può guardare nel modo giusto. Siamo
quindi davanti a un evento positivo, che è assai utile per la costruzione
di quell'edificio - la nostra 'casa comune', in cui si realizza lo
svolgimento ordinato della vita sociale - i cui mattoni sono certo la
legge e i suoi servitori, ma il cui cemento è lo spirito civico dei
cittadini. Che, da parte loro, hanno il dovere di essere normalmente e
ragionevolmente coraggiosi ma anche il diritto di poter non essere degli
eroi o di non volere essere dei martiri. |