lezione da foggia: né martiri Né eroi

stampa - torna - chiudi...

da: Gazzetta del Mezzogiorno, 23 febbraio 2004 * "Gazzetta"

 

Riportiamo questa pagina della Gazzetta per le sue importanti riflessioni che ognuno potrà trarre. Veglieonline.

L'imprenditore che voleva smettere
Lezione da Foggia: né martiri né eroi

CARLO GALLI
 

La vicenda dell'imprenditore che, a Foggia, minacciato dalla criminalità organizzata, aveva deciso di chiudere la propria impresa, e che in seguito ha invece trovato la capacità di resistere e di denunciare, e infine, dopo il buon esito delle indagini, ha manifestato, sia pure con sforzo, la volontà di continuare la propria attività, merita attenzione.
In primo luogo, perché ci mostra, dal vivo e con straordinaria efficacia, quanto l'economia dipenda dalla politica, la società dallo Stato, lo sviluppo dalla sicurezza. E quanto la storica debolezza della politica nel mezzogiorno, l'atavica lontananza dello Stato, le dure condizioni della vita quotidiana che per secoli è stata segnata dalla minaccia, dalla sopraffazione e dalla inefficacia delle leggi, dal silenzio delle autorità, abbiano pesato, e in parte ancora pesino, sul mancato decollo economico e sociale. Ben lo sapevano i primi grandi pensatori politici dell'età moderna: l'attività economica dei soggetti capitalistici richiede che un'azione politica che elimini l'illegalità, che fornisca sicurezza; insomma, che polizia e tribunali siano più efficienti dei briganti, dei pirati, dei prepotenti. Senza la legge e l'ordine, senza il controllo politico del territorio, senza le garanzie che siano rispettati il diritto di proprietà e di intrapresa, oltre che di libero lavoro, la civiltà moderna non decolla, e se si afferma - trascinata da condizioni generali, dal volgere dei tempi - conduce vita grama e stentata.
La prima grande infrastruttura che lo Stato deve allestire è dunque la legalità. E' stata la presenza efficace di Stati (anche prima dell'Unità) capaci di rendere pacifica tranquilla e ragionevolmente prevedibile la vita associata una delle grandi differenze fra Nord e Sud d'Italia; come oggi - in modalità molto più gravi e drammatiche di quelle che sperimentiamo in certe parti d'Italia - è una delle grandi questioni irrisolte che frenano lo sviluppo di larghe parti del pianeta.
In secondo luogo, non c'è bisogno di essere degli eroi per vivere e operare in Italia meridionale (ma a volte anche in quella settentrionale); che non occorre la vocazione al martirio per condurre una vita decente. Che la normalità si può affermare senza sacrifici umani, ma che è sufficiente, da parte dei cittadini, il coraggio di esercitare la fermezza e lo spirito civico, l'autostima e l'amore della giustizia e della legalità, purché che lo Stato, da parte sua, faccia il suo dovere, cioè metta in campo forze dell'ordine e operatori di giustizia ben motivati ed efficienti.

E' evidente, insomma, da questa e da altre storie analoghe - e la controprova viene da quelle che sono andate in senso contrario - che esiste una sorta di circolo virtuoso fra i cittadini e tutta la società, da una parte, e dall'altra il successo dello Stato nel far percepire l'affermarsi della legalità come qualcosa di normale. Se non sono sostenuti dallo spirito civico (cioè dalla volontà sociale che la norma abbia la meglio sul delitto, che gli onesti non debbano darla vinta ai disonesti) e dalla fiducia dei cittadini che si può veramente vivere secondo la legge e secondo giustizia, i servitori dello Stato saranno sempre sconfitti, assediati negli uffici, nelle caserme, nei tribunali, isolati dalla coscienza collettiva. Allo stesso modo è necessario che la società quando fa appello allo Stato, non lo trovi sordo, inefficiente o corrotto; troppo rapidamente si apprende, in questo caso, l'arte dell'arrangiarsi, del venire a patti con i più forti; e con troppa difficoltà la si può, poi, dimenticare.
La vicenda di Foggia - una delle rare buone notizie fra le tante che le cronache meridionali, italiane, europee e internazionali ci riversano addosso - ci dice dunque che lo Stato fornisce sicurezza se gli si dà fiducia; e gli si dà fiducia se fornisce sicurezza. Il coraggio, uno non se lo può dare - diceva Manzoni; ma glielo può dare lo Stato, se solo allo Stato il cittadino sa, può e vuole può guardare nel modo giusto. Siamo quindi davanti a un evento positivo, che è assai utile per la costruzione di quell'edificio - la nostra 'casa comune', in cui si realizza lo svolgimento ordinato della vita sociale - i cui mattoni sono certo la legge e i suoi servitori, ma il cui cemento è lo spirito civico dei cittadini. Che, da parte loro, hanno il dovere di essere normalmente e ragionevolmente coraggiosi ma anche il diritto di poter non essere degli eroi o di non volere essere dei martiri.