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      distanza di 60 anni tre reduci della campagna di Russia si sono 
      abbracciati nell'aula magna del Liceo Capece tra gli applausi degli 
      studenti e di ........
       
      DALLA RUSSIA CON “STUPORE”Ecco 
      i nomi, (qualcuno è ancora vivente) di quella brigata
 
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      distanza di 60 anni tre reduci della campagna di Russia si sono 
      abbracciati nell'aula magna del Liceo Capece tra gli applausi degli 
      studenti e di quanti hanno partecipato ai lavori della "Settimana 
      della Cultura Russa". Il professor Marcello Quaranta, figlio di un reduce, 
      ha lanciato l'appello a tutti i reduci salentini di ritornare in Russia 
      sul Don ripercorrendo a piedi e in treno la strada della sofferenza ovvero 
      il rientro a casa nei paesi d'origine dopo la disfatta e la prigionia. 
      Michele Nicolaci, alpino di Veglie, Carmelo Caroppo di Poggiardo e 
      Rocco De Donnantonio di Cannole ma residente a Castro si sono abbracciati 
      davanti agli sguardi dei liceali magliesi che tra documentari e ricordi 
      dei protagonisti di quella disfatta hanno ripassato un pezzo di storia del 
      Novecento. "Con questa iniziativa culturale - spiega Quaranta - abbiamo 
      voluto ricordare la presenza dei soldati salentini in Russia, rientrati a 
      piedi in Italia dopo lunghe sofferenze. I reduci che abbiamo intervistato 
      in questi giorni hanno avuto difficoltà a parlare degli avvenimenti perché 
      sono ancora troppo vivi. Vorrei ricordare però la generosità 
      dell'alpino vegliese, oggi 84enne, Michele Nicolaci che operava nella 
      divisione Julia, la più osteggiata dai russi durante la ritirata, per aver 
      con la sua forza e la sua tenacia trascinato nella neve tra il sibilo 
      delle bombe che esplodevano, tanti suoi commilitoni che, stremati dal 
      freddo e dalla fame, senza il suo aiuto, sarebbero rimasti sepolti per 
      sempre sotto la neve". Gli atti eroici sono riaffiorati in questi giorni a Maglie in quella 
      ritirata dal Don dall'autunno del 42 al febbraio del 43 e che concluse 
      quella, che partita come "Guerra parallela", avviata nel giugno del 40 da 
      Mussolini, divenne "Guerra di Alleati" che vedeva insieme sullo stesso 
      fronte italiani e tedeschi.
 "Gli italiani - spiega il professor Salvatore Coppola docente di storia al 
      Liceo - pur essendo alleati con i tedeschi combattevano su fronti diversi. 
      Gli italiani combattevano in Africa e nei Balcani. Gli insuccessi italiani 
      convinsero i tedeschi ad intervenire su quei fronti. Quando nel 41 scattò 
      l'operazione Barbarossa per invadere la Russia, italiani e tedeschi 
      combattevano insieme per estirpare il bolscevismo. Dopo qualche modesto 
      successo militare e l'occupazione di Stalingrado, liberata succesivamente 
      dai russi, arrivò la svolta che si trasformerà nella ritirata dal Don. 
      Mussolini non ordinò mai un ripiegamento o la ritirata lasciando morire 
      tutti questi soldati inseguiti dai russi e catturati dai tedeschi dopo l'8 
      settembre del 43". Molti italiani scampati dalla Russia morirono infatti 
      nei campi di concentramento russi e tedeschi.
 Nunzio Pacella  |