negato l'accesso al fondo di rotazione 
ai parenti di vigilantes

stampa - torna - chiudi...

da: Gazzetta del Mezzogiorno, 14 novembre 2003 * "Gazzetta"

 

Le richieste del pubblico ministero, nella requisitoria  di ieri mattina, contro i presunti autori della strage dalla Grottella: "Carcere a vita per i killer"
MA AI PARENTI E' STATO NEGATO L'ACCESSO AL FONDO DI ROTAZIONE

Carcere a vita per i presunti autori della strage della Grottella. La pena è stata invocata ieri mattina al termine della requisitoria dal pubblico ministero Guglielmo Cataldi. Nel processo-bis per il sanguinoso assalto ai furgoni della Velilapol sono alla sbarra Pasquale Tanisi di Ruffano, Antonio Tarantini di Monteroni e Marcello Ladu, sardo d'origine ma che ha trascorso gran parte della sua latitanza nelle campagne intorno a Nociglia. La mattina del 6 dicembre del 1999 avrebbero preso parte alla rapina compiuta sulla Copertino-San Donato, poco prima dello svincolo della Lecce-Gallipoli. Tre guardie giurate rimasero sull'asfalto: Raffaele Arnesano, Rodolfo Patera e Luigi Pulli: altre tre furono ferite.
Il commando sarebbe stato composto da almeno sei persone. Tre sono già state condannate: a Vito Di Emidio, capobanda ed oggi collaboratore di giustizia, con l'abbreviato, sono stati inflitti meno di vent'anni. I due sardi Pierluigi Congiu e Gianluigi De Pau, arrestati poche ore dopo la rapina in una masseria di Melendugno, sono stati condannati all'ergastolo. E l'11 dicembre ci sarà l'Appello.
Conclusa la requisitoria (cominciata nella precedente udienza con l'intervento del sostituto procuratore Patrizia Ciccarese), però, l'udienza in Assise ha registrato un altro sussulto, per certi aspetti più clamoroso dell'invocazione del carcere a vita. Gli avvocati di parte civile, Gaetano Gorgoni ed Ennio Cioffi, hanno reso noto che il Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso ha negato ai parenti di due vittime (Raffele Arnesano e Rodolfo Patera) l'accesso al Fondo di rotazione. Contro questa decisione i due difensori hanno presentato ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, per ottenere l'annullamento del provvedimento sia per motivazioni ritenute carenti ed irrazionali, sia per l'assenza di adeguata istruttoria della pratica.
Non più di due anni fa, esattamente il 23 febbraio del 2002, le vedove della strage della Grottella, hanno ricevuto la medaglia d'oro al valor civile del Capo dello Stato, nel corso di una cerimonia svoltasi in Prefettura.
Alla base dell'esclusione dal Fondo previsto per le vittime della mafia vi è il contenuto delle sentenze emesse finora sulla strage della Grottella. Sia in quella contro i sardi che contro Di Emidio non si fa riferimento ad associazione di stampo mafioso. Gli avvocati, però, contestano che la sola lettura delle sentenze possa essere sufficiente per negare l'accesso al Fondo di rotazione.
«E' mancata un'istruttoria adeguata - sostengono i due legali - altrimenti si sarebbe accertato che, dagli atti processuali, emerge che Vito Di Emidio, per sua stessa ammissione, risulta essere il solo capo del commando criminale composto da sei uomini e che faceva parte di un'organizzazione associata alla Sacra corona unita ed a questa versava buona parte dei proventi della sua attività».
Ma ritorniamo al processo. La prossima udienza è fissata per il 24 novembre. Cominceranno le arringhe dei difensori: gli avvocati Pantaleo Cannoletta, Luigi Corvaglia, Alfredo Cardiglian, Sergio Milia. Il primo dicembre, poi, la Corte, presieduta dal giudice Giacomo Conte, si ritirerà in camera di consiglio.