Continuiamo
a pubblicare alcuni articoli della Gazzetta del Mezzogiorno perché di
grande interesse per i vegliesi e per tutti il Sud. Veglie Online
L'eidtoriale
Pugliesi
sosteniamo i lucani
LINO PATRUNO
Mai come oggi i lucani scendono in piazza
per evitare che Scanzano Jonico diventi la pattumiera dei rifiuti nucleari
italiani. Non l'avessero fatto finora, non avrebbero ottenuto il primo
risultato: lo stop a quella spazzatura che sarebbe potuta arrivare alla
spicciolata nei dintorni di Scanzano, nell'altro deposito nucleare di
Rotondella. E non avrebbero ottenuto che il governo prendesse un anno di
tempo. Ma in Italia non c'è nulla di più definitivo del provvisorio. E
finché lo sventurato decreto non sarà cancellato del tutto, i lucani non
si fidano, e noi con loro. E tuttavia, prima ancora che nelle viscere
della sacra terra lucana possa scendere il veleno, la Basilicata potrebbe
già essere stata condannata. Se l'economia è anche psicologia, l'incubo
è che nessuno voglia avere più a che fare con fragole, kiwi, albicocche
sulle quali l'ombra del pericolo è soltanto aleggiata. Meno che mai i
turisti, che comprano un sogno e non una inquietudine.
La Basilicata potrebbe essere ricacciata all'era dei «briganti o
emigranti». Ricacciata da questa sciagurata vicenda di leggerezza e di
indifferenza, se non di studiato disegno, verso un Sud che ha creato col
suo sudore questa avanguardia di sviluppo. Una Basilicata che sarebbe di
nuovo relegata ad un destino di abbandono. Una Basilicata del ritorno ai
Sassi come scandalosa vergogna nazionale prima che li si scoprisse
patrimonio culturale dell'umanità. E una Basilicata che invece di avere
ferrovie, e strade, e difesa da frane e terremoti, avrebbe ciò che il
Nord non vuole. Non per niente proprio oggi Bossi sfila con i suoi davanti
alla centrale nucleare della nordica Caorso per impedire che i rifiuti
restino lì. Un Bossi tanto affettuoso verso i meridionali.
Sono stati giorni di beneaugurata unità per una piccola regione non
baciata né dalla natura né dalla storia né dai governi. E poteva essere
questa malaugurata «guerra del nucleare» a far capire anche alla Puglia
quanto conti che il Sud difenda unito i suoi interessi. Una Puglia e una
Basilicata senza un «di qua» e un «di là» quando si ha in comune
tutto il confine della Murgia. E quando la costa del Metapontino non
differisce in nulla da quella tarantina. E anche la Calabria non è così
lontana fin pure nelle incompiute dello Stato, con quella specie di strada
non meno sventurata della Salerno-Reggio Calabria.
C'è anche un unico richiamo del mare meraviglioso sul quale si accese il
faro della Magna Grecia. E c'è una continuità archeologica
dall'inimmaginabile valore aggiunto se soltanto il travagliato museo
nazionale di Taranto riuscisse a saldarsi con le Tavole Palatine e le
altre vestigia lucane di un grande itinerario fino alla calabrese Sibari.
E la medievale civiltà rupestre, il vivere in grotta, ha segnato una
misconosciuta epopea comune, una civiltà che fu anche sapienza di
conservazione dell'acqua con la stessa tecnica delle «miniere d'acqua»
che fanno fiorire le oasi nel deserto.
È quell'acqua per la quale Puglia e
Basilicata hanno litigato a lungo prima della pace utile ad entrambe. Ed
è la stessa acqua di passaggio per la Puglia che potrebbe subire danni se
la predestinata Scanzano diventasse il cimitero che ne vogliono fare. Un
cimitero che era pronto anche per la Murgia pugliese, ancora una volta
Sud. E cosa è il «triangolo del salotto» Santeramo-Altamura-Matera se
non uno stile e una inventiva comune che hanno conquistato il mondo? E poi
una sintonia invidiabile fra una regione di 600mila abitanti come la
Basilicata e una di 4 milioni come la Puglia. E mai potrebbero meglio
integrarsi, la Basilicata dei fiumi e montagne e foreste che la Puglia non
ha e la Puglia dei chilometri di costa, del sole belva, dell'aria levante
che la Basilicata non ha. E non è senza senso che siano stati pugliesi
oltre la metà dei visitatori assetati di bellezza alle recenti grandi
mostre potentine, da De Chirico a Pinna a Modigliani che ha riempito di
stupore anche Bari.
Che Puglia e Basilicata capiscano gli interessi comuni e si muovano di
conseguenza, non si può dire. Pesano gli schieramenti politici a destra e
sinistra. E pesa l'atavica maledizione meridionale alla dispersione delle
forze. E se in questa «guerra del nucleare» il presidente pugliese Fitto
non ha esitato nel sostegno al «no» del collega Bubbico, non si può
dire che ci sia stata una mobilitazione conseguente. Gli industriali, le
province, i sindacati. Ma non il peso che i parlamentari potrebbero
buttare sulla bilancia. Ma che possono ancora sfoderare nella imminente
votazione. E soprattutto alle viste di un federalismo che non vuol dare
una lira di più a chi meno ha, ma non avverte l'impudicizia di voler dare
la spazzatura di tutti a chi dovrebbe essere sostenuto e non danneggiato.
Possiamo contarci, signori pugliesi, possiamo?
linopatruno@libero.it
|