Un modello di sviluppo per il Nord Salento

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da: Gazzetta del Mezzogiorno, 04 aprile febbraio 2002 "Gazzetta"

 

Intervento/ Antonio Malerba su Identità e territorio
«Un modello di sviluppo per il Nord Salento partendo dall'Europa»

La creazione di un modello di sviluppo per l'area del Nord Salento deve partire da un processo di analisi delle norme europee, ossia le peculiarità che caratterizzano l'agire stessa della Ue nei confronti di tutti i soggetti che la costituiscono localmente. Queste norme vengono percepite dai cittadini come un prodotto della burocrazia di Bruxelles invece che dalla azione comune dei governi democratici e del Parlamento Europeo. Pertanto occorre una rivoluzione Copernicana che apra un pubblico dibattito inserendosi in modo ascendente nel processo decisionale europeo in modo da formulare attraverso un confronto tra aree omogenee siano consorzi di comuni e provincie, subregioni o regioni o altro ancora, soggetti istituzionali e non, di concerto con la politica nazionale, per formare una rete di collegamenti che possa essere momento di autopropulsione e rispetto della istanze dei singoli cittadini.
I famosi tre pilastri, insomma occorre realizzarli partendo dal basso , coinvolgendo tutti gli attori sociali ed economici comprese le autorità nazionali regionali locali e le parti sociali assumendosi appieno le proprie responsabilità nell'ambito del rispettivo campo di attività.
Si vuole quindi creare una regione di regione per il Salento? La sub regione come concetto è il frutto della politica di sviluppo regionale comunitaria che pragmaticamente individua le aree omogenee con criteri socio economici oltre che con quelli amministrativi. Ma questi criteri, questi modelli regolativi locali, come qualcuno li definisce possono operare in un piano complesso e complessivo di riordino costituzionale che parta anche da un federalismo a costituzione invariata, ma sicuramente non si risolva solo in questo processo. Non sono pochi coloro che già parlano di regione di regioni per descrivere il Salento.
Il Nord Salento è area omogenea che corre un serio rischio, quella di venire completamente cancellata culturalmente ed economicamente .
Per impedire ciò occorre rimarcare l'identità culturale e geografica attraverso tutto una serie di accordi di natura giuridica pubblica e privata che tengano ad esaltare un idem sentire sociale.
Quello più grave è quello di chi volesse, ponendosi fuori di un'ottica europea, coltivare il proprio "orticello", utilizzando il forte strumento degli aiuti comunitari solo per faraonici progetti scopiazzati, magari, da qualche regione montana pur di attivare qualche opera pubblica.
Costoro privi di qualunque progettualità ricalcano il modo becero un vecchi modo di fare politica, in cui il miracolo era riuscire a fare "qualcosa", qualunque cosa sperperando risorse comunitarie e locali facendo pagare per decenni le loro scelte scellerate prive di ogni collegamento con realtà, e con le realtà circostanti. Il sud ha diversi problemi, sicuramente tra i più gravi la mancanza di infrastrutture e di opere necessarie per consentire di rendere simili il Nord Europa ai vari sud. Costruire opere solo per un comune o per una limitata realtà non solo è sperpero che va perseguito nelle opportune sedi, ma anche quando il progetto "fattibile" come si dice in gergo tecnico occorre valutare se sia politicamente e socialmente sostenibile e per fare questo si necessita di un confronto con altri progetti simili che vengono realizzate nelle macroaree. Per questo è quanto mai necessario creare un " cenacolo", in cui tutti indipendentemente da ogni riferimento partitico possono essere accolti e contribuire con le proprie idee e progetti a modificare in senso collettivo, magari sganciati da un'ottica prettamente burocratico istituzionale, l'intero assetto sociale ed economico. L'apertura non deve essere solo orizzontale, tra comuni o altri enti territoriali, ma anche verticale, deve coinvolgere le associazioni tutte, espressioni del territorio, le banche che voglio privilegiare uno sviluppo locale, le università ove presenti, le imprese, fino al singolo cittadino. Solo in quest'ottica infatti, ci si può sviluppare senza attendere che dall'alto, chissà poi chi, agisca per noi. Questo, ma anche molti altri problemi saranno dibattuti nell'aula consigliare di Trepuzzi il 12, 13 aprile con un coordinamento da parte della Gazzetta del Mezzogiorno di Lecce insieme a radio fax. Il progetto è importante non solo per il coinvolgimento di 18 comuni, almeno in fase iniziale, ma perché si comincia a prodursi quella cultura europea che sarà alla base dello sviluppo socio economico del Salento. Parlare di partenza sbagliata è un grosso errore di natura politica, vuol dire non saper cogliere la novità che è propria ed insita delle reti associative. Qui non bisogna inventarsi un'identità come qualcuno sostiene ma occorre riscoprirla, ribadirla sostenerla questo è il compito di tutti le istituzioni, delle semplici associazioni e dei cittadini tutti. L'obbiettivo non è andare oltre lo Stato e oltre il mercato, ma oltre gli schematismi culturali e personali per la formazione di un cittadino europeo conscio delle sue origini e tradizioni, proiettato verso un futuro e ben cosciente della sua identità.
Antonio Malerba
(presidente Centro Studi Europeo «Antonio de Viti De Marco» di Veglie; cse.a.devitidemarco@libero.it)