villeggianti intossicati

stampa - torna - chiudi...

da: Gazzetta del Mezzogiorno, 27 giugno 2002 * "Gazzetta"

 

TORRE LAPILLO/ Ieri altri 12 casi. E c'è chi inizia a parlare di «sindrome».
Il geologo: «Monitorare la falda»
Villeggianti intossicati, la lista si allunga
Il sindaco: «Se necessario imporremo analisi settimanali 
dell'acqua ai proprietari dei pozzi»



porto cesareo Dodici nuovi casi di intossicazione gastrointestinale, otto nella notte e quattro nella mattinata di ieri. E villeggianti sempre in fila indiana davanti ai presidi medici di Torre Lapillo. I sintomi restano gli stessi: nausea, mal di pancia, vomito, diarrea. Così l'elenco dei vacanzieri costretti a ricorrere alle cure dei sanitari si allunga raggiungendo dimensioni allarmanti: più di 60 da venerdì.
Tanto che, a parte i sospetti sull'acqua dei pozzi, c'è chi inizia a parlare di suggestione psicologica. Una «sindrome di Sant'Isidoro», insomma, dalla vicina marina di Nardò dove circa 50 turisti sono stati intossicati dall'acqua proveniente da un pozzo del camping, poi risultata alle analisi effettivamente contaminata da coliformi fecali.
Un'ipotesi, quella della suggestione di massa, caldeggiata dal Dipartimento di igiene e prevenzione del Distretto di Copertino, competente sul territorio soggetto all'«epidemia» (da Torre Lapillo a località Lido degli Angeli). «Al momento ai nostri uffici non è giunta alcuna denuncia di intossicazione da acqua potabile - assicura la dirigente Vincenza Ruberti - né ci risultano ricoveri per la stessa causa. Non mettiamo in dubbio i malori, ma un mal di pancia o una diarrea possono insorgere per svariati motivi, anche solo a causa di una prolungata esposizione al sole». I tecnici dell'Ufficio igiene sottolineano poi le difficoltà nell'individuazione di un eventuale focolaio di infezione dovuto all'acqua, visto che le vittime dell'intossicazione provengono da una fascia costiera lunga alcuni chilometri. «Non abbiamo indizi sufficienti per procedere ai prelievi in una zona determinata», spiegano. Ma proprio per questo alle ipotetiche future «vittime» il Pronto soccorso chiederà, oltre al nome, di specificare anche il domicilio nella marina, indicazione non prevista nella normale procedura.
Solo una sindrome? Può darsi. Ma il problema dei pozzi che emungono acqua da una falda spesso soggetta all'inquinamento dei liquami provenienti dalle fogne a perdere resta una delle emergenze ambientali del Salento. E sotto accusa c'è soprattutto il sistema dei controlli che - è il caso di dire - fa acqua da tutte le parti. La commistione di competenze nel rilascio delle autorizzazioni per i pozzi tra Genio civile e Provincia non facilita il compito. Il Pmp effettua rilevazioni metodiche solo sull'acqua dei pozzi dell'Acquedotto pugliese, mentre per quelli privati può intervenire su richiesta delle autorità, cioè solo quando si è ormai di fronte all'emergenza. E anche l'approvvigionamento d'acqua tramite autobotti sfugge spesso a qualsiasi tipo di controllo. «È soprattutto una questione di prevenzione - conferma Marco delle Rose, geologo del Cnr ed esperto delle problematiche della falda freatica salentina - è chiaro che quando la presenza antropica cresce esponenzialmente come accade d'estate i rischi di inquinamento dell'acqua si moltiplicano. E non è un problema solo della zona tra Porto Cesareo e Nardò, ma dell'intera fascia costiera: dallo Jonio all'Adriatico. Bisogna correre ai ripari attivando una rete costante di monitoraggio dello stato di salute della falda, aumentare il numero di pozzi soggetti a controlli periodici, soprattutto nella stagione estiva. Un monitoraggio che dovrebbe vedere coinvolto in modo più organico anche il Cnr. È la sola strada per salvare la nostra falda».
 m.s.