PERCHE' TU MIA HAI SORRISO - Paola CALVETTI

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da: Dania, 24 luglio 2006 * "Libri"

 

PERCHE' TU MI HAI SORRISO di PAOLA CALVETTI, Editrice Bompiani, gennaio 2006
 
Tema dominante del romanzo di Paola Calvetti è l'eterna rivalità fra madre e figlia. Quella tra la protagonista, Nora Cogliati e la madre di lei, Luisa Brivio, ha radici lontane: risale all'infanzia di Nora con la contesa dell'amore di Giacomo Cogliati, rispettivamente marito e padre.
 
Dopo la prematura scomparsa dell'uomo di famiglia, Nora avrebbe voluto una madre reattiva e battagliera, capace di affrontare il mondo prendendo decisioni drastiche e lungimiranti, per il bene di entrambe, mentre questa ha preferito "lasciarsi vivere" chiusa nella triste condizione di giovane vedova.
Luisa, da parte sua, impartendo regole ferree induceva la figlia, senza tener conto della sua indole, ad un percorso di vita rispettoso delle consuetudini del tempo e rispondente ad un programma prestabilito: laurea, lavoro fisso, matrimonio, maternità…
 
Difficoltà e incomprensioni han fatto sì che fra le due donne si creasse una barriera fatta di sospetti e di silenzi convenienti, più che di scontri diretti. Sarà a seguito dell'aggravarsi della malattia che aveva colpito la madre che Nora le si riavvicinerà per accudirla, studiarla, amarla anche, sperando di poter recuperare il tempo perduto.
 
In un alternarsi di sentimenti contrastanti, dall'indifferenza, all'astio e alla recriminazione, dal rimorso, alla tenerezza e all'amore, Nora analizza la propria vita, gli amori giovanili, il matrimonio con Michele, il suo rapporto con la figlia Fanny, domandandosi se tutto avrebbe potuto essere diverso se diverso fosse stato il suo rapporto con la madre.
 
Purtroppo non potranno bastare poche settimane trascorse nei luoghi d'infanzia in compagnia di quella donna sofferente e ormai incapace di comunicare, per riannodare tutte le corde dell'intricata matassa del vissuto quotidiano e ottenere una risposta agli innumerevoli interrogativi che fremono nell'animo di Nora e che, anziché diminuire, si moltiplicano col riaffiorare dei ricordi.
 
La sua analisi sarà spietata, ma imparziale; infatti dirà alla madre: "So di non essere stata una figlia perfetta. E nemmeno una moglie, né una madre perfetta. Il fatto è che vivo abbarbicata all'approssimazione, sono un'apprendista permanente e credo di non essermi nemmeno avvicinata al modello che avevi predisposto per me". E ancora: "Sei sempre stata capace di farti obbedire, mamma. E mi dava sicurezza sapere che per salvarsi dal tuo giudizio bastava fingere. Il tuo impormi regole ha fatto in modo che io non sia in grado di darne a Fanny". "Dov'eri, mamma, quando spaventata ero io? Dove ti nascondevi quando non sapevo farla addormentare e allattarla e cantarle uno straccio di ninna nanna?"
 
Una ricerca capillare, quella di Nora, di quanto dato e di quanto avuto: un bilancio che non potrà pareggiare neppure correndo contro il tempo, perché la morte è in agguato e con lei, inesorabile, cala, su chi resta, il rammarico di non aver amato abbastanza. Questa consapevolezza verrà risparmiata alla fragilità emotiva di  Nora che, dopo la dipartita della madre, con la trasformazione dell'amore-odio in  amore soltanto, ha rimosso le ultime vicissitudini per non soccombere al dolore.
 
Il romanzo termina con una lunga arringa dell'avvocato Michele, marito di Nora, rivolta al mondo affinché assolva sua moglie per l'essersi lasciata guidare dalle impressioni per scandagliare stanze, mobili, cassetti e documenti alla ricerca di verità inesistenti, portando a sua discolpa la fragilità umana che già in passato l'aveva attanagliata con la depressione post-partum.
 
Il mondo, se mai avesse seguito gli avvenimenti, una volta girato pagina avrà già dimenticato. Ma Nora, nel momento in cui si riapproprierà dei ricordi, riuscirà mai a perdonare se stessa d'aver freneticamente cercato d'indurre la madre alla confessione anche nei  momenti in cui soltanto parole di carità possono contare  qualcosa? Forse l'arringa avrebbe dovuto essere rivolta soltanto a lei: sarà suo il duro compito di perdonare se stessa.
 
Non basterà leggerlo una sola volta questo romanzo, perché il lettore, una volta superato lo scoglio delle tante frasi - che potrebbero vivere di luce propria come dei post-it - dove la meticolosa e capillare descrizione  delle cose, degli ambienti e delle situazioni, arricchita da aggettivi appropriati, metafore e similitudini poetiche, cattura il suo interesse e lo fa volteggiare distraendolo dalla trama, si troverà a non poter spaziare liberamente con la fantasia e la memoria al di là di quello che l'autrice vuole raccontare, "perché un volumetto anche raffinato scritto come si deve non prevede interpretazioni. Solo fatti snocciolati con logica".
 
Che gli piaccia o meno, il  lettore, dovrà prendere coscienza che "Perché tu mi hai sorriso" è la storia di Nora, e che lui, se mai fosse detentore di esperienze similari, dovrà riuscire a rimanere distaccato da esse. Leggerà così il romanzo tutto d'un fiato, fino all'ultima riga, ma poi vorrà tornare indietro una volta e poi un'altra ancora, per approfondire le infinite problematiche toccate dall'autrice, così interessanti da far passare in secondo piano persino il colpo di scena finale della storia narrata.
E vorrà capire la complessa personalità di Nora, soprattutto come questa possa apparire a volte angosciata e vulnerabile, tuttavia determinata,  altre invece così loquace, precisa e fredda come se le vicende neppure sfiorassero la sua anima, proprio come accade di verificare in tante drammatiche interviste messe  in onda dalla TV.
 
Arrivato a  questo punto il lettore non riuscirà  più a  trattenersi dal sovrapporre agli episodi di "Perché tu mi hai sorriso" le esperienze personali, e sviscererà, con quelli di Nora, anche i propri sentimenti per concludere, finalmente con pianto liberatorio, che forse anche lui non ha amato abbastanza.
 
Il libro conta 209 pagine, tra le quali, intercalate, l'autrice ha voluto inserire quattro vere storie d'amore. E, in ogni capitolo, per la gioia degli appassionati del settore, un riferimento musicale.
 
dania
 

Così è, se vi pare…E allora il lettore dovrà lottare per arrivare alla fine del libro senza contaminare il racconto della Calvetti  con episodi della propria storia, ma poi desidererà tornare indietro una volta e poi un'altra ancora per approfondire, una dopo l'altra,  le infinite interessanti problematiche toccate dall'autrice, lasciando in secondo piano le costruzioni letterarie e i colpi di scena della trama.
 
E vorrà sovrapporre agli episodi di "Perché tu mi hai sorriso" le esperienze personali, per sviscerare, con quelli di Nora, i propri sentimenti e magari concludere, finalmente con pianto liberatorio, che anche lui, non ha amato abbastanza.
 

dania

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