PERCHE'
TU MI HAI SORRISO di PAOLA CALVETTI, Editrice Bompiani, gennaio 2006
Tema dominante del romanzo di Paola Calvetti è l'eterna rivalità fra
madre e figlia. Quella tra la protagonista, Nora Cogliati e la madre di
lei, Luisa Brivio, ha radici lontane: risale all'infanzia di Nora con la
contesa dell'amore di Giacomo Cogliati, rispettivamente marito e padre.
Dopo la prematura scomparsa dell'uomo di famiglia, Nora avrebbe voluto
una madre reattiva e battagliera, capace di affrontare il mondo
prendendo decisioni drastiche e lungimiranti, per il bene di entrambe,
mentre questa ha preferito "lasciarsi vivere" chiusa nella triste
condizione di giovane vedova.
Luisa, da parte sua, impartendo regole ferree induceva la figlia, senza
tener conto della sua indole, ad un percorso di vita rispettoso delle
consuetudini del tempo e rispondente ad un programma prestabilito:
laurea, lavoro fisso, matrimonio, maternità…
Difficoltà e incomprensioni han fatto sì che fra le due donne si creasse
una barriera fatta di sospetti e di silenzi convenienti, più che di
scontri diretti. Sarà a seguito dell'aggravarsi della malattia che aveva
colpito la madre che Nora le si riavvicinerà per accudirla, studiarla,
amarla anche, sperando di poter recuperare il tempo perduto.
In un alternarsi di sentimenti contrastanti, dall'indifferenza,
all'astio e alla recriminazione, dal rimorso, alla tenerezza e
all'amore, Nora analizza la propria vita, gli amori giovanili, il
matrimonio con Michele, il suo rapporto con la figlia Fanny,
domandandosi se tutto avrebbe potuto essere diverso se diverso fosse
stato il suo rapporto con la madre.
Purtroppo non potranno bastare poche settimane trascorse nei luoghi
d'infanzia in compagnia di quella donna sofferente e ormai incapace di
comunicare, per riannodare tutte le corde dell'intricata matassa del
vissuto quotidiano e ottenere una risposta agli innumerevoli
interrogativi che fremono nell'animo di Nora e che, anziché diminuire,
si moltiplicano col riaffiorare dei ricordi.
La sua analisi sarà spietata, ma imparziale; infatti dirà alla madre:
"So di non essere stata una figlia perfetta. E nemmeno una moglie, né
una madre perfetta. Il fatto è che vivo abbarbicata all'approssimazione,
sono un'apprendista permanente e credo di non essermi nemmeno avvicinata
al modello che avevi predisposto per me". E ancora: "Sei sempre stata
capace di farti obbedire, mamma. E mi dava sicurezza sapere che per
salvarsi dal tuo giudizio bastava fingere. Il tuo impormi regole ha
fatto in modo che io non sia in grado di darne a Fanny". "Dov'eri,
mamma, quando spaventata ero io? Dove ti nascondevi quando non sapevo
farla addormentare e allattarla e cantarle uno straccio di ninna nanna?"
Una ricerca capillare, quella di Nora, di quanto dato e di quanto avuto:
un bilancio che non potrà pareggiare neppure correndo contro il tempo,
perché la morte è in agguato e con lei, inesorabile, cala, su chi resta,
il rammarico di non aver amato abbastanza. Questa consapevolezza verrà
risparmiata alla fragilità emotiva di Nora che, dopo la dipartita della
madre, con la trasformazione dell'amore-odio in amore soltanto, ha
rimosso le ultime vicissitudini per non soccombere al dolore.
Il romanzo termina con una lunga arringa dell'avvocato Michele, marito
di Nora, rivolta al mondo affinché assolva sua moglie per l'essersi
lasciata guidare dalle impressioni per scandagliare stanze, mobili,
cassetti e documenti alla ricerca di verità inesistenti, portando a sua
discolpa la fragilità umana che già in passato l'aveva attanagliata con
la depressione post-partum.
Il mondo, se mai avesse seguito gli avvenimenti, una volta girato pagina
avrà già dimenticato. Ma Nora, nel momento in cui si riapproprierà dei
ricordi, riuscirà mai a perdonare se stessa d'aver freneticamente
cercato d'indurre la madre alla confessione anche nei momenti in cui
soltanto parole di carità possono contare qualcosa? Forse l'arringa
avrebbe dovuto essere rivolta soltanto a lei: sarà suo il duro compito
di perdonare se stessa.
Non basterà leggerlo una sola volta questo romanzo, perché il lettore,
una volta superato lo scoglio delle tante frasi - che potrebbero vivere
di luce propria come dei post-it - dove la meticolosa e capillare
descrizione delle cose, degli ambienti e delle situazioni, arricchita
da aggettivi appropriati, metafore e similitudini poetiche, cattura il
suo interesse e lo fa volteggiare distraendolo dalla trama, si troverà a
non poter spaziare liberamente con la fantasia e la memoria al di là di
quello che l'autrice vuole raccontare, "perché un volumetto anche
raffinato scritto come si deve non prevede interpretazioni. Solo fatti
snocciolati con logica".
Che gli piaccia o meno, il lettore, dovrà prendere coscienza che
"Perché tu mi hai sorriso" è la storia di Nora, e che lui, se mai fosse
detentore di esperienze similari, dovrà riuscire a rimanere distaccato
da esse. Leggerà così il romanzo tutto d'un fiato, fino all'ultima riga,
ma poi vorrà tornare indietro una volta e poi un'altra ancora, per
approfondire le infinite problematiche toccate dall'autrice, così
interessanti da far passare in secondo piano persino il colpo di scena
finale della storia narrata.
E vorrà capire la complessa personalità di Nora, soprattutto come questa
possa apparire a volte angosciata e vulnerabile, tuttavia determinata,
altre invece così loquace, precisa e fredda come se le vicende neppure
sfiorassero la sua anima, proprio come accade di verificare in tante
drammatiche interviste messe in onda dalla TV.
Arrivato a questo punto il lettore non riuscirà più a trattenersi dal
sovrapporre agli episodi di "Perché tu mi hai sorriso" le esperienze
personali, e sviscererà, con quelli di Nora, anche i propri sentimenti
per concludere, finalmente con pianto liberatorio, che forse anche lui
non ha amato abbastanza.
Il libro conta 209 pagine, tra le quali, intercalate, l'autrice ha
voluto inserire quattro vere storie d'amore. E, in ogni capitolo, per la
gioia degli appassionati del settore, un riferimento musicale.
dania
Così è, se vi pare…E allora il lettore dovrà lottare per arrivare alla
fine del libro senza contaminare il racconto della Calvetti con episodi
della propria storia, ma poi desidererà tornare indietro una volta e poi
un'altra ancora per approfondire, una dopo l'altra, le infinite
interessanti problematiche toccate dall'autrice, lasciando in secondo
piano le costruzioni letterarie e i colpi di scena della trama.
E vorrà sovrapporre agli episodi di "Perché tu mi hai sorriso" le
esperienze personali, per sviscerare, con quelli di Nora, i propri
sentimenti e magari concludere, finalmente con pianto liberatorio, che
anche lui, non ha amato abbastanza.
dania
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