ODISSE - Italiani sulle rotte del sogno e del dolore

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da: S. Guglielmi, dicembre 2004 * "Libri"

 

«ODISSEE - Italiani sulle rotte del sogno e del dolore" di Gian Antonio Stella - ed. Rizzoli 

Stella ha trovato nell’emigrazione un pozzo senza fondo di notizie. E tante storie. Tra queste ama in modo particolare quelle dal risvolto tragico, le storie dei vinti, come lo rivela subito, in apertura dell’ultima sua fatica, la dedica: “A quelli che non sono mai arrivati là dove sognavano”. Ci permettiamo allora di dargli un suggerimento per una eventuale terza pubblicazione (anche se esiste già una trilogia dei vinti!): la storia di chi ce l’ha fatta, perché la nostra emigrazione ha registrato sconfitte e vergogne, ma ha scritto anche pagine serene di sogni realizzati.

Ma anticipo subito l’impressione di fondo che ho colto al termine della lettura, come già era avvenuto per L’ORDA: anche questo libro, pur raccontando fatti documentati, è un libro a tesi e la tesi, o l’intento se preferite,  è questa: i vecchi vapori che attraversavano l’Oceano col loro carico di speranze e delusioni dovrebbero darci occhi diversi nel guardare le carrette di oggi, che scaricano, quando non vanno a fondo, migliaia di disperati sulle nostre sponde. La storia come maestra di vita. Un altro “per non dimenticare”, che il giornalista mette in evidenza nell’introduzione, dove, prendendo lo spunto dalla brutta avventura di “331 poveri cristi” finiti in angolo selvaggio del Brasile,  ricalca queste verità: la gente non era informata, digiuna com’era di “un minimo di  nozioni geografiche”; si lasciava perciò incantare e imbrogliare dagli “istrioni del <Mondo Nuovo> che giravano per le fiere” e descrivevano Haiti “come una delle più ricche terre che si trovan nelle due Americhe”, il Venezuela come “uno dei paesi più sani che ci sia nel globo” e “la brasiliana San Paolo come una città dove la mortalità <è molto inferiore a quella di Milano, Parigi, Lisbona , Madrid>”.  Questo non sapere è anche il fil rouge che sarà all’origine di tante tragedie del mare. Ma Stella si lascia scappare più volte un “ce l’abbiamo fatta”, nonostante  “i mille stereotipi insultanti” ed altro ancora. Ed è qui che si potrebbe forse già intravedere l’idea di  un prossimo capitolo della nostra storia, “storia di emigranti, una storia di formidabili successi e lancinanti dolori”.  E qui, già alle prime pagine, il rammarico, perché è “una storia che non conosciamo. Che abbiamo rimosso come se avessimo paura non solo di confrontarci con realtà ustionanti come la vendita dei nostri figli o la tratta delle bianche, ma anche con lo spettro di uno strazio antico: ah, no, basta, il dolore no!”. Per questo sono più che mai convinto che il culto della memoria, rispolverata, aggiornata e confrontata con l’attualità, vada ascritto a Stella come fonte prima di ispirazione: “abbiamo cancellato capitoli interi della nostra storia. Non solo la xenofobia anti-italiana. Non solo i linciaggi. Ma anche le avventurose, bellissime , spaventose, tragiche traversate che portarono i nostri nonni a solcare i mari”. Si tratta di un vuoto che non è stato possibile colmare neppure con “gli straordinari lavori su questo o quel tema specifico condotti dai più appassionati studiosi”. C’è un vuoto soprattutto “intorno a quegli epici viaggi per mare”e Stella lo vuole riempire per tre ragioni: “per capire meglio le tragedie di oggi”, “per capire la nostra storia”, per “rendere onore a quei nostri nonni da troppo tempo dimenticati sul fondo di tanti mari e della nostra memoria collettiva”. Di questo parla il libro, partendo con un primo capitolo dedicato a “L’Italia di allora: fame, miseria, malattie”, per cui la domanda retorica “Come potevamo restare?”. E’ un capitolo fitto di dati e tabelle sull’Italia malata di fine Ottocento. “Ma la domanda vera, la più dura e straziante, si sarebbe presentata nei porti di arrivo, nelle Americhe o in Australia: come potevano essere sani uomini e donne e bambini che venivano da un paese così malato?”.

Seguono sette capitoli che raccontano imbrogli e tragedie e non è possibile riassumere. Mi limito a riportare i titoli dei capitoli, un menu che senz’altro stuzzica la curiosità:

-         Che buoni i lupi del Canada! – Una folla di illusionisti per adescare i clienti
-         Lazzaretti sull’oceano – Il business delle “tonnellate umane”
-         E affondò anche l’Utopia – Decine di naufraghi, mai un processo serio
-         La strage degli innocenti – Niente giochi nelle traversate dei bambini
-         Dal nostro inviato Remo – Un cronista per caso sul vapore del colera
-         Sirio, una colpevole fatalità – Sugli scogli a tutto motore senza carte nautiche
-         Paradiso fantasma vendesi – Da Treviso all’Oceania tra imbrogli e cannibali

 Resta l’invito a leggere, perché, non dico nulla di nuovo, Stella è sempre godibile ed efficace pur nella minuziosa e puntuale ricerca delle fonti.

Il volume si chiude con due appendici: “Il diario di un medico eroe imbarcato sul Giava” e una raccolta di canti, “colonna sonora di un secolo di traversate”.

Nella storia dell’emigrazione c’è altro ancora, ma certamente Stella ha contribuito a chiudere parzialmente il vuoto.

                                                                                                                      Silvano Guglielmi

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