LA PAROLA EBREO (di Rosetta Loy)

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da: Dania, 15 gennaio 2006 * "Libri"

 

La parola ebreoLA PAROLA EBREO di ROSETTA LOY – Einaudi, 1997 –

Il corso della vita con le vicende personali che sembrano non dover interessare a nessuno, salvo che a noi stessi...  
Il corso della Storia fatto di date, leggi e avvenimenti visti come fossero organizzati - unicamente per apparire sui  libri di scuola -  dallo Stato, quale elemento globale ed astratto, senza che il singolo cittadino, anonimo o importante che sia,  mai  possa incidervi per modificarne il corso…

Apparentemente due strade parallele, che sembrano scorrere senza doversi incontrare mai. Ma stanno proprio così le cose?

Rosetta Loy, con il libro  “La parola ebreo”, ripercorre la propria vita, la rivive, consapevole, col senno di poi, di quanto la sua esistenza fosse  avvinghiata ai terribili avvenimenti politico-sociali del tempo. All’intercalare di scene di vita familiare fa combaciare date, documenti, fatti, nomi e personaggi, frutto d’una capillare ricerca. Ora non vi sono più due corsi: le vicende  personali s’intrecciano con le vicende sociali, trasformandosi inesorabilmente in STORIA, della quale l’autrice diviene  diretta testimone.
       
L’autobiografia di Rosetta Loy parte dalla sua nascita: 1931, IX anno dell’Era Fascista, periodo in cui, in Italia, da una parte il Fascismo vincolava fortemente vita e cultura, con imposizioni e l’obbligo all’aderenza al partito, dall’altra vigeva un’ammirazione sconfinata verso la nazione Germanica, per la sua capacità  organizzativa  e le moderne infrastrutture.

Nel 1933 in Germania sale al potere Adolf Hitler, il quale darà subito avvio al grande disegno di espansione territoriale e salvaguardia della razza pura: suo è il proclama razziale del 29 marzo,  nefasto agli ebrei, che dividerà i tedeschi in ariani e non ariani.
Seguiranno le leggi razziali, sempre più discriminatorie e ristrettive, poi persecutorie, fino a giungere alla soluzione finale, cioè sterminio totale degli ebrei, “Shoah”.

Sulla scia delle innovazioni tedesche, l’argomento razza  diventa quanto mai attuale anche in Italia. Innumerevoli sono gli studi scientifici intrapresi per raggiungere la verità voluta: Mussolini potrà dichiarare ufficialmente che il  popolo italiano è di razza ariana nordica; ne consegue che coloro che sono di razza inferiore non la dovranno contaminare. Questa realtà scatena un’intensa propaganda anti-ebraica: tutta la stampa autorevole se ne fa carico, salvo qualche sporadico dissenso, soffocato sul nascere. Gli ebrei verranno attaccati in tutti i campi. A parte  qualche misero distinguo,  non farà eccezione la stampa cattolica.

Sarà resa obbligatoria la registrazione degli ebrei: una commissione dell’Ufficio di Polizia razziale del III Reich si installerà a Milano, per aiutare i colleghi Italiani in questo  compito.

Quando nel  novembre del ’38 furono  approvate a gran maggioranza le leggi razziali, 48.032 ebrei, fino al giorno prima cittadini italiani a tutti gli effetti, si trovarono orfani di patria e in balìa di coloro che erano stati  loro concittadini. Nel giro di un mese diverranno merce di scambio per “il glorioso alleato tedesco”.

Nel ’40, con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, gli ebrei stranieri e i profughi che avevano ottenuto la cittadinanza dopo il 1919 (10.380 nel ’38), verranno cercati per essere     condotti nei campi di internamento. Nel ‘43 la polizia tedesca avrà ordine di stanarli e deportarli. Ne conseguirà una vera caccia all’ebreo: gli infami delatori otterranno 5000 lire per ogni adulto maschio denunciato,  3000 per ogni donna, 1000 per ogni bambino.

Gli ebrei già conoscevano l’antigiudaismo di origine religiosa – da secoli, “discriminare senza perseguire” era la direttiva della Chiesa Cattolica nei loro confronti – e su questa linea, se non peggio,  si mantennero molti  eminenti prelati.  

Achille Ratti,  Papa Pio XI, che  più volte  cercò di alzare  la voce contro il nazionalismo esagerato, il razzismo,  la svastica nemica della croce di Cristo, sarà contrastato persino dai suoi collaboratori. Purtroppo morirà prima che fosse completata l’Enciclica Humani Generis Unitatis e proprio alla vigilia dell’incontro  coi Vescovi che, per la prima volta,  aveva convocato tutti insieme.

Suo successore sarà eletto Eugenio Pacelli, Pio XII. Innamorato della Germania, terra in cui aveva vissuto per dodici anni in qualità di Nunzio Apostolico,  cultore dell’autodisciplina della “bella gioventù bionda”,  delle capacità organizzative di quel popolo e della lingua tedesca - che usava abitualmente  con padronanza - egli non mancherà di congratularsi più volte per le qualità del Fuhrer e per i successi delle armate tedesche. Rimase, invece, in silenzio di fronte alle persecuzioni contro gli ebrei, nonostante il sacrificio di tanti vescovi e sacerdoti che, in Italia e nei paesi invasi dal III Reich, s’erano opposti ai nazisti.
 
Pio XII, definito il Pastor Angelicus dell’antica profezia, che si aspettava da Hitler? Che fermasse la grande piovra, cioè il comunismo, impersonato nella figura di coloro che lo avevano minacciato con la pistola quando era Nunzio a Berlino e, contemporaneamente, che ripulisse il mondo dai discendenti di quel popolo che, chiedendo la morte di Cristo, s’era macchiato di Deicidio? Non ci è dato sapere.
 
Rosetta Loy ricorda, documenta, testimonia, ma  non trae conclusioni né si erge a giudice. Si chiede se il corso della storia avrebbe potuto essere diverso se a Pio XI fosse stato concesso di rendere pubblica l’Enciclica “Humani Generis Hunitatis”, della quale per anni si perse  traccia. O se Pio XII, anziché congratularsi con Hitler avesse lanciato una scomunica nei suoi confronti. O, quantomeno, avesse speso qualche parola pubblica in difesa degli ebrei, quando da molte parti gli veniva richiesta.

L’autrice de “La Parola ebreo” non ha dimenticato di testimoniare  che in mezzo a tanti Pilato, molti sono stati i religiosi, le suore e i  semplici cittadini che, fra paura e sacrifici, hanno messo in gioco la propria vita e quella dei loro  familiari  per nascondere e salvare così  la vita a persone ebree.

Come all’autrice di “La parola ebreo”, a molti suoi lettori sorgeranno angosciosi dubbi: soprattutto a quelli della generazione che, dopo che  la tragedia s’era consumata, ancora ricevevano a scuola l’insegnamento  che il popolo ebraico s’era prefissato il proprio martoriato  destino nello stesso  istante in cui s’era reso colpevole  di  Deicidio. A tutti  quelli che per lunghi anni hanno amato il loro Papa, quale rappresentante di Cristo sulla terra, e ritenuto la sua parola (ex cathedra) infallibile, così come era stato loro insegnato. A quelli che avevano preso a modello di vita uomini di chiesa come Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università del Sacro Cuore, che si ergevano alti, quali testimoni della Parola Divina, quella Parola che secoli indietro era stata così formulata: QUALSIASI COSA FATE AL PIU’ PICCOLO DEI MIEI FRATELLI, L’AVRETE FATTA A ME. (Mt 25,40), e che ora  scoprono con Rosetta Loy  come questi, emarginandoli,  si fossero arrogati il diritto di negare agli ebrei la qualifica di fratelli  .

Quanti dubbi, quanti interrogativi che non avranno risposta! Purtroppo non si saprà mai la verità, perché non si potrà mai conoscere il contenuto dei  documenti dati alle fiamme;  perché  solo pochi uomini possono avere accesso alle segrete e agli  archivi. E, soprattutto, perché solo Dio può scrutare nel profondo dell’animo umano.

A tutti  noi resta l’obbligo di meditare sull’immane tragedia della Shoah, perché Hitler non ha agito da solo e Mussolini non è stato l’unico suo seguace.

Sull’ideologia fascista e hitleriana che  aveva trasformato la coscienza dei giovani il Cardinale Tisserant in una lettera del 11/06/40 scriveva: “quelli sotto ai 35 anni sono disposti a tutto…”

Dice la Loy nel suo libro: “Furono in tanti a firmare articoli che sostenevano a vele spiegate il valore e la qualità della razza italica, e l’insidia a tanta purezza da parte degli ebrei. Molti allora erano poco più che ragazzi, cresciuti a una scuola fascista, ma altri invece erano già adulti: uomini fatti, come si sarebbe detto a quel tempo”

Una pazzia collettiva… Come è potuto accadere tutto questo?

dania


P.S. Il libro “La parola ebreo” conta 156 pagine: 148 tutte da leggere, le altre comprendono bibliografica e indice dei nomi.

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