LA PAROLA EBREO di
ROSETTA LOY – Einaudi, 1997 –
Il corso della vita con le vicende personali che sembrano non dover
interessare a nessuno, salvo che a noi stessi...
Il corso della Storia fatto di date, leggi e avvenimenti visti come
fossero organizzati - unicamente per apparire sui libri di
scuola - dallo Stato, quale elemento globale ed astratto,
senza che il singolo cittadino, anonimo o importante che sia,
mai possa incidervi per modificarne il corso…
Apparentemente due strade parallele, che sembrano scorrere senza
doversi incontrare mai. Ma stanno proprio così le cose?
Rosetta Loy, con il libro “La parola
ebreo”, ripercorre la propria vita, la rivive, consapevole,
col senno di poi, di quanto la sua esistenza fosse
avvinghiata ai terribili avvenimenti politico-sociali del tempo.
All’intercalare di scene di vita familiare fa combaciare
date, documenti, fatti, nomi e personaggi, frutto d’una
capillare ricerca. Ora non vi sono più due corsi: le
vicende personali s’intrecciano con le vicende
sociali, trasformandosi inesorabilmente in STORIA, della quale
l’autrice diviene diretta testimone.
L’autobiografia di Rosetta Loy parte dalla sua nascita: 1931,
IX anno dell’Era Fascista, periodo in cui, in Italia, da una
parte il Fascismo vincolava fortemente vita e cultura, con imposizioni
e l’obbligo all’aderenza al partito,
dall’altra vigeva un’ammirazione sconfinata verso
la nazione Germanica, per la sua capacità
organizzativa e le moderne infrastrutture.
Nel 1933 in Germania sale al potere Adolf Hitler, il quale
darà subito avvio al grande disegno di espansione
territoriale e salvaguardia della razza pura: suo è il
proclama razziale del 29 marzo, nefasto agli ebrei, che
dividerà i tedeschi in ariani e non ariani.
Seguiranno le leggi razziali, sempre più discriminatorie e
ristrettive, poi persecutorie, fino a giungere alla soluzione finale,
cioè sterminio totale degli ebrei,
“Shoah”.
Sulla scia delle innovazioni tedesche, l’argomento
razza diventa quanto mai attuale anche in Italia.
Innumerevoli sono gli studi scientifici intrapresi per raggiungere la
verità voluta: Mussolini potrà dichiarare
ufficialmente che il popolo italiano è di razza
ariana nordica; ne consegue che coloro che sono di razza inferiore non
la dovranno contaminare. Questa realtà scatena
un’intensa propaganda anti-ebraica: tutta la stampa
autorevole se ne fa carico, salvo qualche sporadico dissenso, soffocato
sul nascere. Gli ebrei verranno attaccati in tutti i campi. A
parte qualche misero distinguo, non farà
eccezione la stampa cattolica.
Sarà resa obbligatoria la registrazione degli ebrei: una
commissione dell’Ufficio di Polizia razziale del III Reich si
installerà a Milano, per aiutare i colleghi Italiani in
questo compito.
Quando nel novembre del ’38 furono
approvate a gran maggioranza le leggi razziali, 48.032 ebrei, fino al
giorno prima cittadini italiani a tutti gli effetti, si trovarono
orfani di patria e in balìa di coloro che erano
stati loro concittadini. Nel giro di un mese diverranno merce
di scambio per “il glorioso alleato tedesco”.
Nel ’40, con l’entrata in guerra
dell’Italia a fianco della Germania, gli ebrei stranieri e i
profughi che avevano ottenuto la cittadinanza dopo il 1919 (10.380 nel
’38), verranno cercati per
essere condotti nei campi di
internamento. Nel ‘43 la polizia tedesca avrà
ordine di stanarli e deportarli. Ne conseguirà una vera
caccia all’ebreo: gli infami delatori otterranno 5000 lire
per ogni adulto maschio denunciato, 3000 per ogni donna, 1000
per ogni bambino.
Gli ebrei già conoscevano l’antigiudaismo di
origine religiosa – da secoli, “discriminare senza
perseguire” era la direttiva della Chiesa Cattolica nei loro
confronti – e su questa linea, se non peggio, si
mantennero molti eminenti prelati.
Achille Ratti, Papa Pio XI, che più
volte cercò di alzare la voce contro il
nazionalismo esagerato, il razzismo, la svastica nemica della
croce di Cristo, sarà contrastato persino dai suoi
collaboratori. Purtroppo morirà prima che fosse completata
l’Enciclica Humani Generis Unitatis e proprio alla vigilia
dell’incontro coi Vescovi che, per la prima
volta, aveva convocato tutti insieme.
Suo successore sarà eletto Eugenio Pacelli, Pio XII.
Innamorato della Germania, terra in cui aveva vissuto per dodici anni
in qualità di Nunzio Apostolico, cultore
dell’autodisciplina della “bella
gioventù bionda”, delle
capacità organizzative di quel popolo e della lingua tedesca
- che usava abitualmente con padronanza - egli non
mancherà di congratularsi più volte per le
qualità del Fuhrer e per i successi delle armate tedesche.
Rimase, invece, in silenzio di fronte alle persecuzioni contro gli
ebrei, nonostante il sacrificio di tanti vescovi e sacerdoti che, in
Italia e nei paesi invasi dal III Reich, s’erano opposti ai
nazisti.
Pio XII, definito il Pastor Angelicus dell’antica profezia,
che si aspettava da Hitler? Che fermasse la grande piovra,
cioè il comunismo, impersonato nella figura di coloro che lo
avevano minacciato con la pistola quando era Nunzio a Berlino e,
contemporaneamente, che ripulisse il mondo dai discendenti di quel
popolo che, chiedendo la morte di Cristo, s’era macchiato di
Deicidio? Non ci è dato sapere.
Rosetta Loy ricorda, documenta, testimonia, ma non trae
conclusioni né si erge a giudice. Si chiede se il corso
della storia avrebbe potuto essere diverso se a Pio XI fosse stato
concesso di rendere pubblica l’Enciclica “Humani
Generis Hunitatis”, della quale per anni si perse
traccia. O se Pio XII, anziché congratularsi con Hitler
avesse lanciato una scomunica nei suoi confronti. O, quantomeno, avesse
speso qualche parola pubblica in difesa degli ebrei, quando da molte
parti gli veniva richiesta.
L’autrice de “La Parola ebreo” non ha
dimenticato di testimoniare che in mezzo a tanti Pilato,
molti sono stati i religiosi, le suore e i semplici cittadini
che, fra paura e sacrifici, hanno messo in gioco la propria vita e
quella dei loro familiari per nascondere e salvare
così la vita a persone ebree.
Come all’autrice di “La parola ebreo”, a
molti suoi lettori sorgeranno angosciosi dubbi: soprattutto a quelli
della generazione che, dopo che la tragedia s’era
consumata, ancora ricevevano a scuola
l’insegnamento che il popolo ebraico
s’era prefissato il proprio martoriato destino
nello stesso istante in cui s’era reso
colpevole di Deicidio. A tutti quelli che
per lunghi anni hanno amato il loro Papa, quale rappresentante di
Cristo sulla terra, e ritenuto la sua parola (ex cathedra) infallibile,
così come era stato loro insegnato. A quelli che avevano
preso a modello di vita uomini di chiesa come Padre Agostino Gemelli,
fondatore dell’Università del Sacro Cuore, che si
ergevano alti, quali testimoni della Parola Divina, quella Parola che
secoli indietro era stata così formulata: QUALSIASI COSA
FATE AL PIU’ PICCOLO DEI MIEI FRATELLI, L’AVRETE
FATTA A ME. (Mt 25,40), e che ora scoprono con Rosetta
Loy come questi, emarginandoli, si fossero arrogati
il diritto di negare agli ebrei la qualifica di fratelli .
Quanti dubbi, quanti interrogativi che non avranno risposta! Purtroppo
non si saprà mai la verità, perché non
si potrà mai conoscere il contenuto dei documenti
dati alle fiamme; perché solo pochi
uomini possono avere accesso alle segrete e agli archivi. E,
soprattutto, perché solo Dio può scrutare nel
profondo dell’animo umano.
A tutti noi resta l’obbligo di meditare
sull’immane tragedia della Shoah, perché Hitler
non ha agito da solo e Mussolini non è stato
l’unico suo seguace.
Sull’ideologia fascista e hitleriana che aveva
trasformato la coscienza dei giovani il Cardinale Tisserant in una
lettera del 11/06/40 scriveva: “quelli sotto ai 35 anni sono
disposti a tutto…”
Dice la Loy nel suo libro: “Furono in tanti a firmare
articoli che sostenevano a vele spiegate il valore e la
qualità della razza italica, e l’insidia a tanta
purezza da parte degli ebrei. Molti allora erano poco più
che ragazzi, cresciuti a una scuola fascista, ma altri invece erano
già adulti: uomini fatti, come si sarebbe detto a quel
tempo”
Una pazzia collettiva… Come è potuto accadere
tutto questo?
dania
P.S. Il
libro “La parola ebreo” conta 156
pagine: 148 tutte da leggere, le altre comprendono bibliografica e
indice dei nomi.
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