AMMINISTRARE CON I CITTADINI

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da: C. Penna, 02 gennaio 2004 * "Liberi Pensieri"

 

Il TAR accoglie due ricorsi contro il «Canalone» perché manca la "valutazione di impatto ambientale» nel progetto di «Rimozione dello stato di rischio idrogeologico del territorio comunale», valutazione giustamente ritenuta essenziale.
 La sua assenza, perciò, ha spinto il Tar ad annullare i provvedimenti approvati dall'Amministrazione condannando il Comune al pagamento delle spese sostenute dalle controparti per il procedimento giudiziario. I due distinti ricorsi, unificati perché riguardanti il medesimo argomento, sono stati presentati dai proprietari di due aziende agricole interessate dall'esproprio di terreni e dal Circolo Legambiente di Gallipoli assieme al «Comitato contro il Canalone» di Veglie.

Questo è quanto si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 31 dicembre 2003.
Il 18 aprile 2002 si svolse nell'Aula Consiliare un pubblico dibattito sul canalone, dibattito promosso dalla consulta per l'Agricoltura, Artigianato, Commercio e Industria, tra cittadini e Amministrazione Comunale per discutere del problema "progetto canalone". Io ero tra i presenti. Ricordo una frase particolare detta da uno degli ingegneri del Comune che con evidente sprezzo, rivolgendosi al presidente del Circolo Legambiente di Gallipoli, gli chiese "Ma voi che lavoro fate?" e quegli rispose "Poeta", l'ingegnere incalzò "Allora lei continui a fare il poeta e lasci fare agli altri il loro lavoro!". Fu una frase abbastanza cattiva. Quel poeta metteva in primo piano proprio il problema dell'impatto ambientale. Un impatto ambientale importante, sul quale si è tanto discusso in questi anni, è sufficiente vedere questi articoli.

Probabilmente la conclusione del TAR è stata ben rimarcata dal comunicato stampa di Insieme per Veglie: "La vicenda è emblematica di un pessimo modo di amministrare: sentirsi padroni del paese e non a servizio di esso. Non ascoltare la ragioni motivate del popolo non solo espone alla figuraccia di una bocciatura giudiziaria dopo quella politica ma, soprattutto, arreca enorme danno al presente e al futuro di Veglie. Ora i cittadini, che hanno dovuto mobilitarsi e ricorrere alla Giustizia Amministrativa per tutelare il territorio e i loro legittimi interessi, si chiedono fino a quando dovranno continuare a difendersi da questi amministratori".

E' effettivamente emblematico che dei cittadini debbano rivolgersi al TAR contro i propri amministratori per un'opera che essi ritengono giusta indipendentemente da tutto e da tutti; in un dibattito pubblico non ci si presenta con le intenzioni di discutere ma di imporre le proprie idee, dicendo agli altri "Le faccia il suo lavoro" oppure "Appureremo in seguito il suo operato" (il Sindaco riferendosi ad un ingegnere che per l'università di Taranto aveva fatto dei sopralluoghi sul territorio di Veglie proprio relativamente allo stato idrogeologico; ingegnere che adesso lavoro presso il Comune).

Non è un buon modo di amministrare. Effettivamente ne stiamo accumulando più di una abbastanza di opere più o meno imposte. La stessa piazza, della quale nonostante tutto non se ne capisce il rifacimento, potrebbe essere un'opera imposta. Se il problema era "aumentare il luogo pedonale", bastava chiudere la strada che costeggia il bar centrale; se il problema era "assicurare un maggior spazio pedonale" c'è da chiedersi per quali persone occorresse aumentare tale spazio dal momento che le persone presenti in piazza sono le stesse di vent'anni fa; ma, tra altri vent'anni, chi ci sarà in piazza quando queste persone non ci saranno più? Insomma molte motivazioni non tengono.
Se si voleva semplicemente rifare  perché si desiderava ridisegnarla allora è tutto un altro discorso.
Ma effettivamente ai cittadini si sta dando pochissimo spazio.
Del resto un noto assessore ha dichiarato "Noi siamo padri di famiglia come voi, non siamo professionisti, quindi possiamo anche sbagliare". Giustissimo, proprio per questo è meglio evitare di stravolgere un paese.
Claudio Penna