LARGO AI GIOVANI? SI', MA...
Dania * 26 luglio 2004 * __Chiudimi_|x|__
Largo ai giovani? Sì, Ma …
Largo ai giovani! Che significato dare a questa frase vecchia come il mondo, che ad intervalli di tempo viene ripescata e ripresentata come fosse un toccasana per risolvere tutti i problemi politici, professionali o culturali del momento?
Un significato certamente deleterio, quando, buttata là così, come niente fosse, è invece un invito a fare a gomitate; un vero e proprio incitamento alla violenza.
Che senso ha, chiedere a chi ha speso una vita per la società, facendo del suo meglio, di farsi da parte solo perché non è più uno sbarbatello? Che senso avrebbe costringerlo a buttare alle ortiche tutta la sua esperienza, conseguita in anni di duro e assiduo lavoro; a farsi da parte per essere sostituito da un'altra persona, magari priva di esperienza, magari in possesso solo del pregio di essere più giovane?
Sarebbe insensato, infatti! C'è spazio per tutti; c'è tanto da fare! In tutti i campi c'è infinito bisogno di rinnovamento, ma anche di esperienza e di saggezza. Da sempre è la collaborazione a dare i frutti migliori!
Collaborare: lavorare con altri, contribuire, partecipare. Collaborazione: effetto del collaborare. Per ottenere questa condizione i giovani non devono farsi largo a scapito delle generazioni precedenti, ma seguire quello che dovrebbe essere un naturale e costante invito: "fatevi avanti, c'è posto!" Giusto?
Il ragionamento non farebbe una piega e potrebbe chiudersi qua, se non fossero risapute le difficoltà che incontrano i giovani desiderosi di affacciarsi a qualsiasi pubblica attività. Quando si cita qualcuno dicendo "Lui ce l'ha fatta", intendendo dimostrare che chi è in gamba trova sempre uno spazio, è difficile non sentirsi rispondere: "bella fatica! Quello è figlio, parente o amico di …". Così diventa un impegno senza esito, il desiderio di voler sfatare la storia dei santi in paradiso!
L'invito a farsi avanti deve essere lanciato a tutti i giovani e non solo a qualcuno più fortunato di altri!
I giovani: chi saranno mai questi sconosciuti? Ce lo dice Sharon Leuzzi, che dall'alto dei suoi undici anni, alla commemorazione della strage della Grottella, il 7 dicembre 2000 dichiarava:
"E' vero, siamo noi le leve del futuro, e ricorderemo questa circostanza per imparare a vivere meglio, per costruire il rispetto degli altri ora ed una società migliore domani"
Ecco cosa sono i giovani! Nientemeno che le "leve del futuro": da loro sorgeranno le nuove classe dirigenti, eppure si sentono costretti a spintonare per ottenere credito!
Possibile? Vuoi che, dal canto loro, le persone sagge e mature siano aggrappate al seggiolino sempre col terrore che qualcuno le possa disarcionare? Vuoi che non abbiano ancora imparato a guardare ai giovani con tolleranza e indulgenza, rivedendo se stessi come erano ieri? Che non sappiano ancora riconoscere negli errori dei giovani gli stessi sbagli che hanno compiuto, a suo tempo, nella foga della loro crescita?
E' indispensabile che i giovani si facciano avanti, con la loro capacità, con la loro simpatica irruenza, con il loro ottimismo, con tutta la loro generosità e - perché no?- Con la loro incoscienza! Perché senza di loro il mondo si fermerebbe!
Oltre ad apportare idee nuove, con le loro qualità saranno in grado di dar fine alle fasi di stasi, rinvigorendo, contagiando di nuovo entusiasmo chi ha dato tanto e si sente magari fiacco, demoralizzato e pessimista, perché il suo daffare non ha conseguito i risultati desiderati.
Certo che devono saperlo fare con umiltà, pronti alla verifica ed al confronto; disponibili a smussare con un briciolo dell'altrui maturità la loro irruenza, che da sola potrebbe portare a dei precoci fallimenti; pronti ad ascoltare e far tesoro dei consigli dettati dall'esperienza di chi ha combattuto ed è ancora in prima linea:
"…nei momenti di consiglio professionale, che da giovane medico chiedevo al collega più esperto…" (Cosimo e Giulia, "Via Delle Vette", giugno '97)
Se i grandi apriranno con generosità, senza riserve, il libro delle loro conoscenze, indicando le strade, consigliando le più percorribili e mettendo all'erta sui pericoli dei sentieri irti e scoscesi, non saranno gelosi, ma felici dei successi raggiunti dai giovani, come fossero propri! (Chi ben semina è orgoglioso del raccolto!) E proseguiranno il cammino con la serenità di chi sa che, al momento opportuno, potrà affidare la barca a braccia già capaci di remare!
E' importante che a nessuno di loro venga mai a mancare la consapevolezza che non si è "vecchi" fin quando la mente è in grado di aggiornarsi e di imparare cose nuove dai giovani che devono camminare al loro fianco!
E i giovani devono ricordare che non ci si improvvisa in nessun campo; che ci vogliono pazienza e costanza, perché nessuno è nato maestro!
Avanti giovani, c'è posto! Lunga vita ai saggi vegliardi!
dania