UN PRESEPE SENZA GESU'

Dania  * 09 dicembre 2004 * __Chiudimi_|x|__


Mentre dal canto suo l’Antoniano di Bologna chiede solidarietà per costruire proprio a Betlemme, luogo dove è nato Gesù, la scuola materna “Mariele Ventre”, che sarà frequentata -­ insieme - da bambini cristiani e musulmani, che accade il quel di Como? In data 5 dicembre 2004, il TG5 ha dato notizia che nell’aula di una scuola elementare di Rebbio (CO),  per non offendere la sensibilità di  due scolarette musulmane, è stata tolta la parola “Gesù” da un canto natalizio e che al suo posto, giusta la rima, è stato inserito il termine “virtù”.

“Sono stati i bambini - ha detto il preside della scuola - a non voler far sentire emarginati i due compagni di fede musulmana, che non conoscono la parola Gesù: la maestra li  ha lasciati liberi  di fare quello che volevano!”

Non stiamo a domandarci se l’insegnante, nel corso dell’anno scolastico, sarà disposta a cancellare dal dizionario ogni parola che gli scolari diranno di non conoscere, per non farli sentire inferiori o diversi, siano essi cristiani o musulmani! Chiediamoci invece se non ha perso un’occasione: quella di far comprendere ai bambini che le religioni sono tante e che, per giustizia e per una buona convivenza, ognuno deve essere libero di praticare la propria. Avrebbe potuto parlare della Bibbia e del Corano; del Natale e del Ramadam, spiegando che ognuno deve essere libero di festeggiare le proprie ricorrenze, secondo la propria fede e la propria cultura. E che conoscere quelle degli altri, non comporta rinnegare le proprie! E’ la conoscenza che ci permette di educarci al rispetto reciproco.

Certo che ci vuole delicatezza. Certo che non si deve ridere sugli usi degli altri. Ma per il desiderio di far sì che gli altri si trovino bene a casa nostra, non dobbiamo rinunciare al nostro credo e alla nostra cultura!

La favola di Cappuccetto rosso, anziché la tradizionale  recita natalizia! Questo accade in quel  Veneto, un  tempo religiosissimo, che tanti sacerdoti e missionari ha dato alla Chiesa Cattolica. La scelta è stata effettuata  da alcuni insegnanti della scuola elementare G. Ciardi, di Treviso, per non urtare le diverse sensibilità religiose degli alunni. Ne dà notizia il TG 1 del 6 dicembre 2004.


Anche qui, le insegnanti, peccando di troppo zelo, per un errato senso di uguaglianza che nulla regala ai bambini arrivati da lontano, stanno defraudando i bambini di casa della propria identità, delle tradizioni,  della  cultura cristiana in cui affondano le loro radici. E, nello stesso tempo,  stanno privando gli altri bambini di un’occasione di conoscenza e di confronto, elementi indispensabili per la convivenza tollerante e pacifica, della quale, oggi più che mai, si avverte  il bisogno.


Nella semplice quotidianità:
Ho incontrato Munia, marocchina. Le ho detto: “Tu sei Musulmana, cerca di essere una buona musulmana. Io sono Cristiana, cerco di essere una buona cristiana. Insieme cerchiamo entrambe di essere buone amiche!” Munia ha approvato, con un sorriso smagliante ed una stretta di mano.

Ho incontrato Gora, senegalese, musulmano. Gli ho chiesto una preghiera per un avvenimento particolare e doloroso. Benché sapessimo entrambi di appartenere a diversa religione, non ci siamo posti l’interrogativo: A quale Dio? Dopo qualche giorno, vedendomi arrivare da lontano, Gora  m’è venuto incontro, confessandomi d’aver pregato tanto, tanto, tanto! In quel momento ci siamo sentiti, semplicemente, fratelli e  figli di quell’Unico Padre che sta nei cieli!

Sono avvenuti fra adulti questi due piccoli esempi, è vero, ma i  bambini sanno far di meglio! Certamente devono essere aiutati, con amore, a riconoscere i diversi colori dell’arcobaleno, e non  lasciati soli a decidere!

dania