CHI ARMA LA MANO DI UN ASSASSINO...
E' CORRESPONSABILE DEL DELITTO

Nicola Gennachi * 27 gennaio 2005 * __Chiudimi_|x|__ (pensieri-politica)


CHI ARMA LA MANO DI UN ASSASSINO ..... E' CORRESPONSABILE DEL DELITTO.

Potrebbe sembrare una frase ad effetto, ma a molti sfugge che il mettere il potere di decidere nelle mani di persone, la cui affidabilità è spesso oggetto di discussione, è anche il risultato di posizioni rigide, le cui motivazioni, anche se ideologicamente comprensibili, non possono essere accettate se ne va di mezzo il benessere di una comunità.
 

La sibillinità di questo pensiero diventa facilmente comprensibile se indichiamo, come campo di applicazione, quello del travaglio politico che stiamo vivendo in queste settimane che precedono la formazione delle liste elettorali per le elezioni comunali di aprile.

Consapevole che questo pensiero scatenerà le ire di qualcuno, vorrei evidenziare un punto di vista personale su ciò che si intende per politica a Veglie.

Democrazia? È un termine ormai inflazionato, che andrebbe sostituito con oligarchia. (Tornando indietro nel tempo, Marcello Spedicato fa riferimento agli antichi Romani, io andrei ancora più indietro, ai Greci).

L'Oligarchia nostrana è oggi alla ricerca di accordi per definire cosa o quanto si dovrà amministrare nei prossimi cinque anni; gli oligarchi in piazza, (e finalmente questa benedetta piazza ha una funzione sociale in questo paese!) cercano "aggregazioni vittoriose" e, con frenetici ritmi di lavoro, formulano quelli che vengono comunemente definiti programmi, poco badando alle reale problematiche del paese. E così via.

Si, Veglie ha abolito la democrazia e ha instaurato una oligarchia. Ma possiamo aggiungere anche dell'altro. Veglie è stato anche ripropositore della “tirannide”. Infatti il tiranno, nell'antica Grecia, era colui che aboliva le regole del governo democratico e ne instaurava altre, tutte sue. E' sbagliato avere un concetto negativo in assoluto dei tiranni. Ci sono stati tiranni che han fatto progredire socialmente culturalmente e economicamente la propria Polis. Non tutti i tiranni meritano il concetto negativo del termine.

Abbiamo avuto un sindaco, che avendo abolito le regole di governo dell'oligarchia, quasi “assolutisticamente” ha ristabilito le regole della “democrazia” facendo progredire il paese forse un po' troppo velocemente per quelle che erano le potenzialità intrinseche della stessa popolazione.

Sì, un sindaco che da “buon tiranno” ha abolito le regole dell'oligarchia per riproporre quella della democrazia.

Ipotizziamo che noi per due mesi riusciamo a mandare in vacanza, in una tranquilla e soleggiata spiaggia delle Canarie il nostro ostinato gruppo di oligarchi, pensate che “demos” il popolo, guardandosi intorno, capirebbe quale sia stata l'importanza di quel tiranno-sindaco e lo rieleggerebbe? Non dò risposta, ma ognuno è libero di farlo per proprio conto. Finalmente un popolo libero di decidere per quel che intende.

Ora facciamo ritornare gli oligarchi in patria, ridiamo loro il potere della libertà di pensiero e di azione, pensate che di quel “Buon tiranno” se ne parlerà? E neanche qui dò risposta, ma ognuno dovrebbe farlo in cuor suo.

Occorre aggiungere altro? Mi sembra che sia abbastanza logico e intuitivo il mio punto di vista.

Se armo la mano di un assassino.... E anche questo concetto sembra sfuggire ai più.

Se i Padri della nostra Costituzione, non fossero stati convinti che, pur nelle diverse convinzioni ideologiche, l'obiettivo da raggiungere era la formulazione della Costituzione, pensate che sarebbe stato molto difficile avere un secondo “cattivo tiranno”? Merito va dato a quei grandi politici, che con grandi capacità, mediando bisogni più estremi, anche se con alcune contraddizioni, riuscirono a scrivere la nostra Costituzione. Già, ma erano politici, uomini fermi sui loro principi ma con grandi capacità di mediare le diverse necessità, pur nelle contrapposizioni ideologiche che gli erano proprie.

E allora, nessun insegnamento di quegli uomini è giunto a noi? Oppure il sentirci fortemente radicati a nostri principi di psedo-purismo ci mette nelle condizioni di “armare la mano di un assassino”?

In altre parole, se una coalizione di partiti vince, la responsabilità di questo va addebitata anche a chi ha perso, quando esistendo le condizioni numeriche, mancano la capacità e la volontà di mediare, pur di non passare la mano a chi non si vorrebbe. Ma dimentico spesso che la capacità di mediare è prerogativa dei grandi politici.

Si passa alla storia per quel che si fa, ma anche per ciò che non si fa, lasciando così fare agli altri (Pilato insegna).

Gennachi Nicola