FATTE LE LISTE... TORNIAMO A RIFLETTERE
S. Frisenda * 10 marzo 2005 * __Chiudimi_|x|__ (politica)
Da
diversi anni, molte, forse anche troppe, persone si lamentano che a Veglie non
vi è spazio per una partecipazione attiva alla vita politica e chi ha la
fortuna, la sfortuna, la forza o cos’altro non so, di aderire ad un partito
politico rimane emarginato perché, al suo interno, vi è sempre e solo una
minuta oligarchia di potenti che, impossessatasi del potere, non se lo lascia
sfuggire e lascia agli altri solo le briciole.
Allora,
molte brave persone, per “non sporcarsi le mani”, preferiscono restare fuori
dalla politica.
Questo
diffuso modo di pensare sembra sia stato sconfessato dalla realtà di questi
giorni, anzi sembra di assistere ad una rivoluzione copernicana in politica,
perché su circa 8000-9000 votanti, si presentano al nastro di partenza ben 97
candidati a consigliere comunale e ben 5 candidati sindaci, oltre, a detta di
qualche ben informato, ad altri due o tre candidati sindaci ritiratisi
all’ultimo minuto e circa trenta candidati consiglieri che, anch’essi
all’ultimo minuto, non hanno trovato posto nelle liste esistenti o si sono
tirati fuori ed hanno preferito non fare gruppo.
Tutta
questa bramosia di partecipazione alla competizione elettorale mi ha
disorientato e confuso, tant’è che sono andato a rivedere la legge sul
sistema elettorale e con mio sommo dispiacere son dovuto tornare con i piedi per
terra e constatare che non eravamo tornati al sistema di votazione
proporzionale, ma continua ancora ad essere vigente il sistema maggioritario.
Con
il sistema elettorale proporzionale ogni partito presentava la propria lista,
per cui era naturale che, in ogni competizione elettorale, vi fossero cinque,
sei, sette liste, che permettevano ad ogni partito di proporre il proprio
modello di governo del paese.
Dopo
circa 45 anni si pensò bene di cambiare sistema elettorale e passare dal
proporzionale al maggioritario, così con il sistema delle due coalizioni si
sarebbe risolto il problema dell’instabilità di governo. La realtà che non
si è mai voluta capire o vedere era ed è che eravamo e siamo di fronte ad una
profonda crisi della politica, crisi di idee, crisi di valori, crisi per
l’internazionalizzazione del sistema economico e non di fronte ad una crisi di
sistema elettorale.
La
paura di perdere la competizione elettorale ha costretto tutti i partiti
ad alleanze, spesso, solo di carattere elettorale. Una volta ottenuta la
vittoria, si è pensato che lo strumento si poteva accordare in corso d’opera.
Stranamente,
però, questa coabitazione forzata, anziché accordare lo strumento, e far
scorrere fluidamente il percorso amministrativo, ha accentuato le legittime
divergenze politiche, i dissapori, i malcontenti, ed altro.
Da
parte sua il Sindaco in carica, forte dei poteri conferitigli dalla legge e poco
rispettoso delle “esigenze” degli alleati che avevano contributo alla
vittoria elettorale,
ha
reputato opportuno esercitare il governo in modo autoreferenziale. Da
parte loro i consiglieri tutti non sono riusciti a trovare un mix di democratica
convivenza per adempiere pienamente al mandato ricevuto dai cittadini, che, in
ultima analisi, è l’unica cosa che conta nel governo del paese.
Questa
è la lettura politica che io do delle due ultime crisi amministrative, anche se
sono fermamente convinto che non è mai segno di maturità e di buon senso, sia
da parte degli alleati che da parte dell’opposizione, firmare la sfiducia al
Sindaco senza che essa venga analiticamente motivata in consiglio comunale .
Le
conseguenze che hanno generato queste poco edificanti manovre sono sotto gli
occhi di tutti:
-
i Sindaci sfiduciati, insieme alla parte di maggioranza rimasta loro fedele, si
sono sentiti traditi, per cui hanno sviluppato solo un desiderio di vendetta;
-
la parte della maggioranza che ha firmato la sfiducia al Sindaco non ha mai
avuto un progetto politico alternativo ed ha cercato qualsiasi tipo di
aggregazione, purché fosse contraria alla sua vecchia alleanza;
-
l’opposizione che ha firmato insieme ai dissidenti della maggioranza ha
assunto delle posizioni così rigide che in parte hanno finito per isolarla. Una
volta che si è resa conto dell’isolamento, ha abbandonato tutti i buoni
propositi ed ha iniziato a contrattare con le aggregazioni più disparate pur di
giungere a formare una lista.
In
questo marasma generale sono prepotentemente tornati alla ribalta coloro che
erano stati contestati e che avevano detto e ribadito che non avrebbero
accettato incarichi politici di leader, altri hanno fatto finta di mettersi da
parte, ma hanno messo in campo persone a loro molto vicine, altri si sono
autoconvinti di essere puliti, per cui si sono specializzati nel porre veti,
altri, pur di aggregare consensi, sono scesi a qualsiasi tipo di
compromesso, altri ancora si sono messi sul mercato al miglior offerente,
facendo in continuazione salti acrobatici da un gruppo ad un altro.
Il
mio può sembrare sarcasmo, ma è soltanto l’amaro sfogo per una situazione
politica che fortemente mi rammarica e mi rattrista.
In
questo quadro non certo edificante dello scenario politico vegliese, tutti hanno
litigato con tutti e nessuno, purtroppo, si è assunto l’arduo compito di
guardare in faccia la realtà e cercare di ragionare sulle cause che hanno
generato una crisi così profonda.
Visto
che in molti hanno chiesto o preteso, a vario titolo, di partecipare alla
contrattazione politica, anche perché vi è a breve la prospettiva di
andare a governare o ad essere eletto anche se nella minoranza, mi chiedo:
-
dove andranno a finire tutti quei soggetti che si sono candidati e non
saranno eletti e quelli che legittimamente aspiravano a candidarsi e non
l’hanno fatto?
-
continueranno ancora a dire che in politica non c’e spazio per loro e si
disinteresseranno completamente della cosa pubblica sino alla prossima tornata
elettorale? O nel frattempo continueranno a denigrare l’operato di chi governa
solo per il gusto di dire che chi sta fuori della politica è una persona
onesta e degna di essere rispettata?
Io
propongo a tutti i soggetti che in vari modi sono stati impegnati o sono stati
coinvolti nella preparazione delle liste, di non abbandonare la politica subito
dopo le votazioni. Reputo sia opportuno che essi si schierino con molta
tranquillità e senza paura alcuna in un partito o in un’associazione e diano
fattivamente il loro contributo in termini di idee e di impegno per il
raggiungimento di importanti obiettivi politici, economici e sociali,
partecipando alle scelte amministrative che ogni giorno condizionano la nostra
vita e che vale la pena vengano condivise attraverso un dialogo ed un confronto
anche aspro, ma sicuramente chiaro e democratico, in qualunque modo esso si
voglia sviluppare.
Solo
in questo modo saremo gli artefici diretti, entro i limiti che consente la
democrazia, delle scelte politico-amministrative che si fanno nella nostra città,
nella quale, nonostante tutto, io sono orgoglioso e contento di vivere.
A
proposito di fatti concreti e di partecipazione attiva, mi permetto di esprimere
il mio punto di vista su due argomenti, tra loro correlati, di fondamentale
importanza per lo sviluppo di Veglie.
Parlo
della variante al piano regolatore generale (PRG), ora chiamato PUG, e della
zona per gli insediamenti produttivi.
So
per certo che la variante al PRG era già pronta nella primavera del 1999, prima
che fosse sfiduciato il Prof. Antonio Greco. Con l’amministrazione del Dott.
Roberto Carlà poteva essere approvata quella variante, solo che, così e stato
detto, non è stato possibile, in quanto è stato necessario approvare
alcuni regolamenti e documenti imposti dalle nuove leggi nazionali e regionale.
Al
di là di varie critiche o contestazioni su quello che si sarebbe potuto fare e
non si è fatto, io metto punto e vado a capo. Chiedo al prossimo Sindaco ed
alla sua coalizione di rendere di dominio pubblico il progetto di variante al
PRG elaborata dall’amministrazione Greco e il lavoro fatto
dall’amministrazione Carlà e di approvare immediatamente la variante al piano
regolatore generale entro la fine del 2005, al massimo nella primavera del 2006,
nello stato in cui si trova e, se proprio necessario, apportando modifiche delle
quali, però, tutti i cittadini dovranno essere messi a conoscenza.
L’approvazione della variante al PRG permetterebbe di dare il via alla
realizzazione del piano per gli insediamenti produttivi che non può essere
rinviato per nessuna ragione.
Questo
provvedimento si rende necessario ed indispensabile non solo per motivi di
carattere economico, ma anche sociale. Non si può continuare ancora a
mortificare l’imprenditore vegliese, costringendolo anche a “vergognarsi”
dello stato in cui è costretto a lavorare, spesso in ambienti piccoli, angusti
e malsani, ed esponendolo a tante sanzioni amministrative e penali
previste dalle vigenti leggi in materia di sicurezza ed ambienti di lavoro.
A
Veglie ci sono artigiani favolosi, commercianti ed imprenditori molto capaci che
non chiedono assistenzialismo o sovvenzioni, chiedono soltanto di essere messi
in grado di lavorare e di poter difendere a testa alta i loro
diritti, essendo da sempre stati rispettosi della legge e dei diritti degli
altri.
Chiedo
ad alta voce che vengano assolutamente evitati gli sprechi, come quello del
1999, quando sono stati spesi più di 600.000.000 (seicentomilioni) di vecchie
lire per acquistare una zona ad insediamento industriale, mentre quasi tutti
sapevano che quello era un sito di interesse naturalistico (macchia
mediterranea) che per nessuna ragione poteva essere distolto dalla sua naturale
destinazione e chiedo anche che non vengano trovati ipotetici intoppi
burocratici all’approvazione della variante al PRG (nuova legge regionale
sull’urbanistica n. 24/2004, mancata redazione da parte della Regione Puglia
del DRAG) perché è certo che essa può essere approvata in tempi brevi.
Se
il prossimo Sindaco, chiunque egli sia, nei prossimi dodici mesi, non sarà in
grado di approvare il PRG con relativa zona per gli insediamenti produttivi, è
auspicabile, per il bene del paese, che valuti attentamente l’opportunità o
meno di continuare il suo mandato elettorale.
Firmo
con il nome, il cognome ed anche con la professione, per non creare confusione
con miei omonimi ai quali, per nessuna ragione al mondo, vorrei arrecare il ben
che minimo danno con queste riflessioni.
Salvatore
Frisenda
Dottore Commercialista