Sindaco, assessore allo sport: 

RIDATE VITA AL BASKET VEGLIESE

stampa - torna - chiudi...

da: Nicola Gennachi,   12 marzo  2002 "Liberi pensieri"

          

Aprile 1993: Palestra Aldo Moro - foto di gruppo dei ragazzini che frequentavano il Boys Center Basket.

 

 Aprile 1993 , era  nata da appena un anno l'associazione Boys Center Basket a Veglie. Non fu molto difficile perché l'impegno dei genitori da una parte e degli amministratori dall'altra, permise di superare le diverse difficoltà organizzativo-burocratiche.

 Non c'era mai stata una tradizione baskistica nel nostro paese, ma era presente la voglia di far fare, al nostro paese, questa nuova esperienza sportiva. 

 Al solito calcio, che nel periodo invernale rallentava l'attività, i genitori cercavano un'alternativa sportiva che potesse insegnare ai ragazzi a stare insieme, conoscere l'efficacia del gioco di squadra, rispettare poche regole pagando direttamente per propri errori , farli cimentare in un confronto di sano ed adeguato agonismo con i loro coetanei, anche durante le rigide giornate invernali. 

Non c'era il palazzetto dello sport. Veglie aveva la palestra della scuola elementare A. Moro, spazio mille-usi del nostro comune. Riuscivano a convivere, senza grossi disagi o disservizi basket, pallavolo, attività didattiche della scuola e, a  natale, a  pasqua e a fine anno scolastico manifestazioni teatrali organizzate dai diversi gruppi teatrali o musicali.. E tutto andava quasi bene: i ragazzi socializzavano, espletavano le loro attività sportive con regolarità, erano tenuti lontano dalla demenziale televisione e i genitori avevano qualche ora libera in più.

Questo ieri.

Oggi con un palazzetto dello sport funzionante, una associazione sportiva deve chiudere e mandare i suoi allievi a casa. Perché?

Un palasport che per un anno è stato gestito non si sa da chi né  con quali regole, è stato deturpato con una pubblicità selvaggia, rischia di diventare strumento di profitto o di speculazione comunque di pura discordia e ingiustizia. 

Sembra che l'entusiasmo di numerosi ragazzi venga sacrificato al dio profitto. Mi sembra questa una verità che non deve passare inosservata. Deve essere chiaro a tutti, genitori o sportivi, che non è onesto scambiare l'entusiasmo del proprio figlio, del proprio amico, del proprio ragazzo col compiacente silenzio. 

E' molto strano tutto ciò. Che forse un buon rapporto con l'assessore Tizio o il consigliere Caio abbia più importanza della attività sportiva di mio figlio? E forse questo uno dei motivi per cui i nostri ragazzi dovranno annoiarsi, per altre sei ore settimanali, davanti alla TV? Ahia spero che le cose non stiano veramente così: non avremmo dato certamente una civica lezione ai nostri ragazzi.

Bisogna dare voce e reclamare civilmente i nostri diritti. 

 Un capitale comune di 4 miliardi affidato a privati non è qualcosa che capita tutti i giorni. Un palasport che non riesce ad ospitare due associazioni sportive in un paese di 14 mila abitanti suona molto strano. 

C'è qualcosa in questa gestione del palasport che non funziona; e si perché io penso che parta da qui la storia  che ha portato alla chiusura del Boys Center Basket.

Le regole vanno rispettate,d'accordo; ma esse vanno anche migliorate, se questo fosse necessario per far riprendere a giocare quei "figli di un dio minore" dei ragazzi del basket. 

Una associazione sportiva che non ha finalità di lucro, che ha a cuore la crescita nei nostri figli non deve morire. Ogni padre, ogni madre, ogni amico o ragazza del cuore deve chiedere civilmente al sindaco e all'assessore allo sport di intervenire affinché l'esperienza baskistica a veglie non muoia.

SIGN. SINDACO, SIGN. ASSESSORE ALLO SPORT,   è risaputo che provvedere, come un buon padre, ai bisogni di un intero paese non è cosa facile, ma ritengo che sia VOSTRO DOVERE intervenire con urgenza per rimuovere, ove possibile e di vostra competenza, gli ostacoli che impediscono al Boys Center Basket di continuare la sua attività, sarebbe questo un modo per contribuire a ridurre il rischio di devianze sociale nella nostra comunità.

Gennachi Nicola