anche un profano può dialogarE con l'arte
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da: Dania, 14 ottobre 2002 * "Liberi Pensieri"
Anche un
profano può dialogare (a modo suo) con l’arte. Se mi fossero rimasti ancora dei dubbi sul perché i miei figli da piccoli non avessero ben accettato un libro dalla rilegatura elegante, solo perché il racconto era intercalato da fotografie dal vero anziché da disegni, non potrei che fugarli tutti quanti visitando oggi la sezione dipinti dell’atelier di Maurizio Spano (vedi "Aziende e Privati nel Web", sul sito). Mi verrebbe anzi da dire che il loro comportamento mi fa scuola! Davanti a un ritratto fotografico o psicologico non devo interpretare, cercar di capire: rappresentandolo perfettamente è lo stesso artista a “dirmi” quello che ha visto, che ha colto. E io non posso che prenderne visione ed ammirare. Davanti agli altri ritratti la situazione s’inverte. Sono io, spettatrice, che cerco di cogliere l’estro dell’artista, che cerco d’indovinare cosa possa significare, nei particolari, la sua stilizzazione, la sua libera trasformazione dell’immagine. Ed è il lato più interessante, dove posso fantasticare, metterci tanto del mio, per poi sperare d’aver colto, se non nel segno, almeno qualche piccolo indizio. ***** E’ col massimo rispetto che mi soffermo tra i dipinti in esposizione, prendendo appunti su quello che ognuno mi suggerisce, anche se conosco la regola che ogni opera non si svela tutta in una volta, ma ha bisogno di tempo e confidenza per rivelarsi profondamente. “Silvia”: Maurizio ha qui immortalato la prorompente giovinezza che, consapevolmente, la giovane modella ha sottoposto al ritrattista con una sorta di maliziosa sfida, affinché potesse coglierla in tutte le sfumature e trasferirla sulla tela. E li ha colti, l’artista, i particolari: ecco i riccioli, l’arco delle sopraciglia, le pieghe delle labbra superiori ed inferiori, che la rendono incredibilmente vera e viva. La modella non poteva immaginare che l’autore avrebbe saputo afferrare, con la luce degli occhi, anche i suoi pensieri, leggermente provocatori. “Ritratto”: Modella per caso, la Signora in azzurro. I suoi pensieri sembrano vagare ben lontani dal luogo in cui si trova. “Mi puoi ritrarre, se vuoi” pare abbia detto all’artista, per poi rimanersene assorta in tutt’altra dimensione, senza curarsi di quanto il pittore avrebbe saputo realizzare. L’occhio dell’osservatore divagherà sulla precisione dei particolari, sulla perfezione dei lineamenti, ma finirà col rimanere magneticamente attratto dall’espressione dello sguardo. “Cosa starà pensando?” Si chiederà, rimanendo in attesa, come se dal dipinto potesse scaturire la risposta. In entrambi i ritratti è evidente che l’autore non si è fermato alla pur bella e complessa esteriorità, ma che è andato molto più in là: con maestria ha “ipnotizzato” le modelle fino a coglierne il respiro e rapire “il corso dei loro pensieri”. “Solitudine”: Lo sguardo perso nel nulla, un giovane, sconsolato, sta raggomitolato su se stesso. Nel paesaggio che lo circonda: pietroso, immobile ed arido, l’autore sembra aver voluto rappresentare la condizione interiore del personaggio. “Uscita”: I capelli raccolti a coda di cavallo; un viso minuto, delicatamente ovale, su un corpo voluminoso di ragazzetta in trasformazione. Non più bambina, una donna oramai. Tuttavia il seno, contenuto in proporzione al resto del corpo, pare rivelare il desiderio dell’autore di voler trattenere in essa la fanciullezza. Le gambe massicce, proporzionate ai piedi, rendono tangibile la solida concretezza e, di conseguenza, l’affidabilità, delle donne di casa nostra. L’esuberanza ed il giovanile protagonismo vengono evidenziati dal movimento del soprabito che, da solo, occupa tutto il vano dell’entrata. “Donna al balcone”: ritratto di giovane signora; un baschetto di capelli neri incornicia il volto, tondo e minuto, infossato in un corpo possente. Il seno appare piccolo, estremamente sproporzionato, quasi inconsistente nel confronto della corporatura: è un particolare interessante questo, che fa pensare a qualcosa come, potrebbe essere, una maternità mancata… “Elemosina”: Il viso minuto dall’espressione rassegnata, quasi appoggiato ad un corpo possente che sembra non appartenerle, una giovane sosta accovacciata, in attesa di quell’elemosina che non potrà fare miracoli. I piedi terminano con dita enormi, che si aprono come ali di colomba pronta a spiccare il volo. “Maternità”: I riccioli ben pettinati sotto il cappello; elegantemente vestita per l’occasione importante, la madre-matrona posa con lieve orgoglioso sorriso. Trattiene le sue mani dalle dita grassocce sulle spalle di un figlioletto che ormai sembra dare segni d’insofferenza a tanta protezione materna. “Famiglia”: Le figliole entrambe in rosa, compunte e composte, posano per il ritratto accanto alla madre in azzurro. Non un capello fuori posto. Il pittore pare abbia voluto ironizzare sul quadretto idilliaco, dipingendo sullo sfondo un gioco di figure ancestrali in movimento su nuvole oscure, come a rappresentare i burrascosi battibecchi che, insieme, le tre donne sanno certamente intervallare ai momenti di serenità. ***** Cosciente dei personali limiti, ho espresso le mie impressioni sui ritratti di Maurizio Spano, ben guardandomi dal toccare argomenti come “stile”, “tecnica” o “scuola”. Potrebbe qui sorgere, più che lecita la domanda: “Perché una profana ha voluto avventurarsi in questo importante discorso”? Ho osato trascinarmi in questo mondo guidata dalla consapevolezza che troppo spesso vi si resta lontani per tema d’intravedere la scritta: “Vietata l’entrata agli incompetenti!” Oppure quest’altra: “ Qui, ai profani, è vietato proferir parola!” In realtà so che tali cartelli sono le uniche opere che nessun vero artista esporrà mai. L’artista lavora giorno dopo giorno, con grande determinazione ed infinita umiltà, per migliorare la sua tecnica, per sperimentare il nuovo: il suo è un percorso interminabile, perché più affina la sua arte più s’accorge che la perfezione abita un poco più in là. Coraggio, allora, titubanti ed incompetenti, uniamoci! Dentro a questa e ad altre gallerie! L’importante è osservare mettendosi in “ascolto”, evitando l’arroganza dell’ignorante che si ostina a negare quello che non conosce, insistendo sulla convinzione che una scarabocchiata vale l’altra, tanto sono tutte uguali; e, più ancora, le uscite di comica saccenteria (passerà alla storia la signora che alla Pinacoteca di Brera a Milano, durante l’eccezionale mostra del 1998, per vedere il famoso dipinto di Leonardo da Vinci “ La dama con l’ermellino”, chiese dove mai fosse esposta la “Signora con pelliccia”). Meglio starsene serenamente in silenzio, piuttosto che sollevare l’ilarità di tutti i presenti. Se ci sarà occasione, esterneremo poi, con modestia, ma senza timore, la nostra impressione sulle opere esposte che, non si sa mai, potrebbe anche valere tanto quanto quella degli esperti, visto che troppo spesso la consacrazione, la notorietà, il successo, soprattutto in questa branca dell’arte, si realizzano postumi. Troppi artisti vissero in povertà, a volte emarginati e ridicolizzati, mentre le loro opere, rifiutate e accatastate prima, raggiunsero dopo notorietà e grande valore economico. Sappiamo, infatti, che tanti dipinti famosi in tutto il mondo, per i quali si battono aste a cifre irraggiungibili, fanno capo ad artisti che in vita non riuscirono a venderne neppure uno. ***** … E se ci avessimo preso gusto e volessimo passare ora ad altre sezioni dell’atelier, scultura per esempio, per metterci in osservazione del mezzo busto “Vaccina”, tanto per cominciare? No, ho già osato troppo! Chiedo perdono a Maurizio
Spano e lo ringrazio per l’ospitalità. Nel contempo mi auguro che altri
artisti di Veglie, aprendo un loro sito, offrano presto a tutti quanti i
titubanti ed incompetenti come me, l’opportunità di un benefico tuffo
nell’arte. Grazie! |