Lettera aperta
da Pasquale Cirillo, del 26 aprile 2001
Lettera aperta
all'Assessore Catamo Lorenzo
Spett.le
Assessore
Mi corre l'obbligo
di scriverle, questa che è una relazione, su ciò che è accaduto Sabato scorso
all'incontro dibattito tenutosi a Veglie presso la Palestra delle scuole G.
Marconi.
L'intento nobile di
compiere un'azione culturale e informativa sul problema della droga è lodevole,
l'approccio è discutibile, le modalità con cui si è sviluppata la serata da
denunciare pubblicamente.
Vorrei descrivere i
fatti, tutti con la massima fedeltà possibile consentitami dai miei sensi:
Ho ricevuto in
Associazione l'invito a partecipare alla serata dal tema "La droga non si
combatte con la droga", (a Veglie, presiedo un'associazione culturale), mi
riprometto di partecipare per l'interessante argomento.
La sera di Sabato,
verso le ore venti, mi avvicino alla palestra delle scuole Marconi e incontro
dei giovani vegliesi che, al cancello delle scuole, distribuiscono dei volantini
riguardanti la piaga della tossicodipendenza.
Prendo il volantino
lo leggo e scambio alcune battute con i giovani miei conoscenti, si ride, si
commentano alcuni programmi televisivi, ci salutiamo. I giovani vanno a
presenziare ad un altro evento culturale.
Entro nella
palestra, l'affluenza non è delle migliori occasioni, ma mentre la mente
formula queste riflessioni, in un passaggio ravvicinato dell'Assessore Catamo mi
sento rivolgere le prime parole dopo l'ingresso: "Se vuoi volantinare,
fuori dalla porta". Dopo il primo smarrimento ho dovuto collocare
mentalmente l'affermazione su due livelli differenti uno più personale, ma in
pieno contrasto con ciò che ero finalizzato a svolgere in quella serata (è un
invito con celata minaccia?), l'altro più ad ampio respiro organizzativo; da
quest'ultima considerazione deriva che avrei voluto dirle: "Assessore
Catamo - ma non ho fatto in tempo - non sono l'addetto al volantinaggio",
ma forse ho sbagliato ad interpretare le Sue parole, vedendomi con il volantino
arrotolato in mano, sicuramente ha voluto sollecitare una maggiore pluralità di
conoscenza del fenomeno droga, ha inteso spingermi a diffondere massimamente le
informazioni e anche in questo caso le avrei detto: "Assessore Catamo, non
sono il responsabile informativo, rappresento solo un'associazione vegliese che
ha invitato. Rappresento l'associazione e vorrei palesare la disponibilità ad
iniziative mirate alla lotta del fenomeno droga". Né una, né l'atra frase
sono mai uscite dalla mia bocca, l'Assessore è sgusciato via dalla porta.
Dopo la lunga
attesa, che tra l'altro non è stata giustificata né scusata, si è dato inizio
all'incontro. L'indirizzo di saluto è stato tenuto dall'Assessore Catamo, che
mi ha immediatamente illuminato sulla messa alla porta precedente, e ora
capisco, sull'intento di questi incontri che sarei molto prudente a definire
culturali, l'ottanta percento dell'intervento è stato un proclama politico, che
strideva totalmente con le finalità dell'iniziativa; inoltre, un confronto su
un tema così spinoso richiede la più ampia analisi delle dinamiche che
attivano il volano droga. Benché non condivisibile, il mezzo con cui altre
correnti di pensiero hanno introdotto nella serata ottiche e prospettive
diverse, ho avuto la netta impressione che l'impegno culturale avesse
l'obiettivo di catechizzare i partecipanti. In fine, misero e confuso a quel
punto, parte dell'indirizzo di saluto è stato destinato a Vincenzo Muccioli,
unico elemento coerente con la serata.
Vorrei elencare le
dichiarazioni faziose che il nostro Assessore ha messo in gioco, ma si possono
facilmente ricavare dalla letteratura. Mi preme sottolineare, viceversa, che
grazie ad un certo "Libro nero", citato e ostentato dall'Assessore,
egli abbia affermato un'importante verità, in passato la dittatura comunista è
stata tra le più sanguinose e che quel comunismo è morto con la caduta del
muro di Berlino.
Andava aggiunto, che
tutte le dittature hanno i giorni contati e che oggi qualsiasi uomo, non affetto
da egoismi viscerali e malinconiche nostalgie, condanna qualsiasi regime che
sporca con il sangue il suo dominio, inoltre, in quel clima di provocazione e
monito politico e con maggiore coerenza rispetto i propositi della serata, avrei
sicuramente continuato, a sostegno delle INIZIATIVE CULTURALI e per sottolineare
la brutalità della dittatura Comunista, evidenziando che dopo l'invasione
Sovietica della Cecoslovacchia, la resistenza cecoslovacca ha utilizzato le
rappresentazioni teatrali come mezzo divulgativa e informativo.
(Non vedo il nesso,
la logica, tra muro di Berlino abbattuto con il Comunismo, la libertà di
pensiero e il regime comunista, tutto per parlare del flagello droga).
All'indirizzo di
saluto è succeduto il relatore, acuto ed intelligente intervento meritevole di
plauso, al termine del quale a breve distanza di tempo, sono stati lanciati, due
accorati inviti ad aprire un dibattito, più che sulle questioni della serata,
erano diretti verso un interlocutore di opposta estrazione politica, per un
confronto, un faccia a faccia, un duello, ma nessuno ha raccolto l'invito,
probabilmente non vi era alcun interlocutore politico, ma una vittima è
comunque caduta sul campo.
Ancor prima di
levarmi dalla sedia, ripercorro alcuni errori commessi da precedenti
amministratori e li ritrovo pari e identici in questa occasione, ma aggravati da
palesi dichiarazioni più consone ad un comizio elettoral-politico.
Dopo aver salutato
il relatore, mi assale l'analisi della serata, che mi sollecita queste
riflessioni e critiche.
Iniziando
dall'invito, da cui si evince che l'Amministrazione vegliese organizza,
patrocina e sostiene economicamente l'intera manifestazione, allora mi chiedo
come mai non esiste un elenco di enti invitati ad esporre in questi incontri, ma
solamente e pariteticamente Alleanza Cattolica? Potrebbe essere questo il motivo
che ha indotto, non più di venti-trenta cittadini vegliesi a partecipare alla
serata, i restanti si sono astenuti, rilevando questa commistione tra
Amministrazione e Alleanza Cattolica?
Il denaro dei
cittadini serve a foraggiare campagne politiche sotto lo stendardo della
cultura?
Quale cultura?
Quale conoscenza?
Quale diritto
autorizza il fautore dell'iniziativa, a condannare apertamente opposte visioni
socio-politiche, in un incontro destinato all'informazione e alla formazione
culturale?
Cosa lega la
sanguinosa dittatura comunista alla droga?
E' ancora
ammissibile vergognarsi per ciò che si pensa?
Altresì, si vuole
indottrinare i pochi partecipanti agli incontri, su tematiche scottanti, con
formule unidirezionali?
Non riesco a tacere,
Assessore, sia come cittadino sia come rappresentante di un'associazione
culturale, come sia indotto a credere, dopo questa serata, che l'inverno e la
miopia delle dittature stiano tornando?
Ha citato e
condannato la dittatura comunista, probabilmente Le sfugge che vanno condannate
e aborrite tutte le dittature, tutti i regimi totalitari, tutte le forzature e
formule mnemoniche di qualsiasi estrazione politica.
Mi rivolgo a tutti i
politici vegliesi: fate uno sforzo, abbandonate per un momento le occupazioni
oscure della politica e ottemperate a ciò che siete stati chiamati a svolgere
tutelando la pluralità culturale per i cittadini vegliesi. Apportate un
elemento di crescita rispetto al passato e ponete rimedio a questa opalescenza
culturale.
In questo momento,
mi vergogno di essere vegliese.
Veglie
26 Aprile 2001
Cordialmente
Pasquale Cirillo