Il "Cubo" del frantoio ipogeo: in sintonia con l'area circostante

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da: Francesco Milanese, 27 gennaio 2002

 

Mi permetto di intervenire sulla questione del "cubo" di largo San Vito perché, come tutti i consiglieri comunali, ho ricevuto la missiva di Nicola Gennachi in merito.

Mi dispiace non essere in sintonia con i tanti che hanno criticato i lavori di ristrutturazione del frantoio ipogeo; mi dispiace dover prendere le difese del progettista, ma sarà per un gusto estetico al di fuori del comune o alla vista che inizia a non accompagnarmi, a me il "cubo" piace.

Credo che chi ha disegnato l'opera ha tenuto conto del quadro d'insieme all'interno del quale andava a collocarla, ed in ciò non ha trascurato neppure i minimi particolari (avete notato la simmetricità dei finestrini rispetto a quelli dei palazzi circostanti?).

E' facile notare la piena sintonia esistente con i palazzi retrostanti, sintonia resa ancora più palese da quando la struttura è stata imbiancata nel più classico stile dei paesi del Salento.

Sarebbe stato assolutamente inopportuno realizzare un edificio più complesso se si tiene conto anche della funzione storica del luogo a cui il "cubo" garantisce l'ingresso. E' risaputo che l'intera zona interessata fungeva nei secoli scorsi ad una sorta di zona artigianale ante litteram, completamente occupata da frantoi per la lavorazione del grano e delle olive. Il frantoio è pertanto un reperto di "archeologia industriale", che non si può confondere con altri tipi di archeologia o arte. Modificare questo principio avrebbe significato snaturare l'intera area, come se si volesse costruire una piramide in piazza del duomo a Lecce!

Pertanto ritengo di condividere il progetto, è chiaro,  si possono apportare piccole modifiche che potrebbero renderlo più funzionale e più bello, ma sento di condividere a pieno il principio estetico del "cubismo".

Ciò a testimonianza che il gusto estetico è fatto soggettivo e non può pretendersi di imporre il proprio come connotato da oggettività; l'oggettività può essere cercata fissando dei criteri generali a fondamento di una idea e ciò credo abbia fatto il progettista, che peraltro ha argomentato la sua teoria, e non altri.

Questa è solo la mia idea!

Quanto all'interpretazione delle norme tecniche di attuazione del prg non mi esprimo. L'esperienza vegliese dimostra che spesso sono state interpretate ad uso e consumo dell'interprete!

Saluti e ringraziamenti.
Francesco Milanese