Il partito della motopale e il "canalone"

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da: Cosimo D'Amato, 11 aprile 2002 * "Liberi Pensieri"

 

Gent.mo Dott. Gennachi

Vorrei inserirmi nel dibattito aperto su “Veglie on line” a proposito del “Canalone”, che l’amministrazione Carlà vorrebbe realizzare, e fare emergere alcune incongruenze, riscontrate dopo aver visionato il progetto, confortato dall’ausilio di tecnici esperti.

Una “trincea canaliva”, così come recita la relazione dei progettisti, larga 6 metri, 6 km lunga, collegata a due invasi distanti 1.300 m., con un argine alto fino a 6 metri, con due strade di servizio a lato per una fascia complessiva di esproprio di 30 m., dovrebbe difendere Veglie dalle onde travolgenti delle acque piovane, solo per 180 gradi intorno al paese, verso nord.

Sorge spontanea una domanda. L’altra parte del paese: via Madonna dei Greci, via Presta, via Isonzo, non ha mai subito allagamenti? La zona compresa tra via Novoli e via Salice, dove sarà realizzato il primo stralcio funzionale, è veramente il territorio del paese più a rischio? I tecnici, coinvolti nel progetto, farebbero bene a risponderci.

L’atlante geografico militare De Agostini, qualche anno fa, descriveva il territorio di Veglie: “altamente siccitoso in una regione già afflitta dalla siccità”; l’aggiornamento lo ridefinisce “zona in fase predesertica”. Non è una forzatura se si tiene conto che  in questi giorni è stato affisso nel nostro  paese un manifesto a firma del Sindaco, nel quale s’invitano gli agricoltori a fare domanda per essere indennizzati per la siccità che nel 2001 ha colpito il nostro feudo.

Per combattere questo dramma la regione Apluvia o Apulia (i nomi non sono casuali), il decennio scorso, sradicando alberi secolari di ulivo e svellendo vigneti pregiati, realizzò un altro “Canalone”, che avrebbe dovuto inondare i nostri campi siccitosi, portandoci l’acqua dalla Basilicata. Tubi di cemento enormi furono posti in opera nel nostro feudo da Monteruga a Zanzara e verso Copertino sino ad Ugento. Ma di acqua niente! Sono rimasti solo i tubi ricoperti dal materiale di risulta come una linea “Maginot” a ricordo dell’acqua che non vi è mai stata.

L’amaro è rimasto in bocca  ai contadini del Salento illusi da un progetto faraonico, che ha offerto più da  mangiare che da bere. Si è trattato di un’opera utile soltanto ai progettisti e all’impresa che ha realizzato i lavori, riscuotendo i sodi della collettività per un’iniziativa incompleta ed inutile.

Il dubbio, che anche a Veglie si voglia accontentare “il partito delle motopale”, che movimenteranno i 90.000 mc. di terra e quello del calcestruzzo apparirebbe fondato, se poi, da uno sguardo al computo metrico emerge che, prima della gettata in cemento, dovrà applicarsi uno strato di guaina catramata saldata a caldo, si peccherà sicuramente di malafede ma si avranno buone probabilità di essere molto vicini alla verità.  Non è necessaria molta immaginazione per scoprire a cosa serve tutto questo. E non è polemica politica, anzi alla luce delle ultime e tristi vicende del basso Salento, si vorrebbe consigliare agli amministratori di maggioranza solo una maggiore prudenza, una più completa informazione, un più ampio dibattito nel paese, un maggiore coinvolgimento dei soggetti direttamente interessati, una verifica della giustezza delle scelte tecniche da parte degli organismi istituzionali e da quelli preposti alla ricerca. Davanti ad una modifica così violenta e irreversibile della storia del territorio, non pensa anche lei dottor Gennachi che sia quanto meno utile se non proprio indispensabile, acquisire al progetto i pareri: dell’Osservatorio di Fisica e Chimica della Terra e dell’Ambiente dell’ Università di Lecce, del Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’ Università di Bari, della Facoltà di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio del Politecnico di Bari? Non le sembra che quest’opera meriti  impegno e competenze maggiori di quelle  profuse dall’instancabile assessore Cascione? E non ritiene che le certezze granitiche dell’assessore Catamo dovrebbero essere quanto meno scalfite dal dubbio, quando si trova contro la saggezza di un mondo contadino, che ritiene il “Canalone” inutile e costoso? Le assicuro che non è l’appartenenza politica a stimolarmi  in questa discussione ma l’amore per il mio paese, che non vorrei vedere stravolto dall’ennesima cattedrale nel deserto. Sono convinto  che questo sentimento sia diffuso tra tutti i nostri concittadini, nessuno escluso e che alla fine prevarrà il buon senso e di “Canalone” non se ne riparlerà più. Nel frattempo dobbiamo conquistare alla nostra causa anche quei cittadini e quelli amministratori che ritengono che l’amore per il Paese passa attraverso guaine, bitume e calcestruzzo.

Con affetto
Cosimo D’Amato sez.  D. S. di Veglie