Non adulta, ma giovane di ieri.

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da Daniela Freguia, del 19 maggio 2001

A smentire don Arcangelo Martina, che denunciava, il 10 aprile 2001, proprio qua su Veglieonline la disaffezione, l’indifferenza ed il riflusso nel privato, sono giunti i nostri giovani Mimmo Saponaro e Alessandra Lezzi. Non posso che esserne felice, ma, visto che questi hanno picchiato duro verso il mondo dei “saggi” adulti, vorrei cercare di analizzare le loro ragioni.

Leggere Mimmo Saponaro ed essere assaliti da una ventata di fresca forza giovanile è tutt’uno.  La sua appartenenza ad un gruppo politico anziché ad un altro è di secondaria importanza. Lui è convinto, tanto da immedesimarsi nella “sua” corrente ed esporsi in prima persona per difenderla a spada tratta.

E’ coerente. Sta dalla parte giusta, opera nello schieramento che, da sempre, lui dice, lavora a favore di tutti i cittadini. 

Non ha dubbi: Usa, per essere più convincente il moderno sistema pubblicitario, quello comparativo, che può dire: “io sono così bravo, al contrario di quell’altro, per questo o per quest’altro motivo”.

Non si presenta con un mega-manifesto personale ma con un mega-programma del suo schieramento.

E’ così convinto di agire nel modo giusto che nessuno potrà riuscire a procurargli, non dico il lavaggio del cervello, ma neppure a fargli cambiare una virgola nelle sue convinzioni.

Leggere Alessandra Lezzi è cosa più complicata. Lei è convinta della sua maturità di scelta, della sua capacità di sfuggire a lavaggi di cervello ed è sicura di non lasciarsi influenzare da idee contrarie alla sue. Ma non dice quali siano le idee. In una campagna bisogna portare delle convinzioni e lavorare per convincere gli altri della bontà delle stesse.

Senza accorgersene, cade nell’errore di Francesco Mattia (intervenuto sulle parole di Saponaro). E’ convinta che chi ha scelto strade diverse abbia subito un “lavaggio del cervello”. “Siamo tutti vittime di strumentalizzazioni, lavaggi, ecc. “ma io” dice ironica, “da giovane incosciente e facile preda d’influenze corrotte e corruttrici, sono stata in grado di discernere l’ipocrisia dalla sincerità”, dimentica che nel primo paragrafo ha appena detto d’aver dovuto fare i conti con chi “ha voluto smontare le sue convinzioni”, non con chi ha cercato, bensì con chi ha voluto, quindi, con chi c’è riuscito!

Conclude con la preghiera che le vengano riconosciuti il diritto e la libertà di lasciarsi far fare il lavaggio di cervello da chi vuole lei.

L’importante è poter scegliere, dice giusto Alessandra. E chi oserebbe darle torto in questo sacrosanto diritto? Quello che non vorrei dimenticasse è che anche per gli adulti è importante poterlo fare, magari per un voto di protesta, per un dire basta!  Non necessariamente un diverso voto avviene su strumentalizzazione.

Si sarà caduti verso sorrisi falsi e posizioni studiate, ma ci si sarà forse allontanati da altri sorrisi, da altre posizioni, si avrà capito che si può cambiare liberamente, lasciandosi alle spalle capi reclini e corone di rosario mal sgranate, paure di scomuniche o minacce di vario genere. E, soprattutto, che domani si potrà cambiare ancora. E, perché no? Che esiste l’Opposizione.

L’uomo più ricco d’Italia ha potuto inviare per posta il romanzo sulla sua vita. “ Deo gratias!” Ho detto io, sapete il perché? Perché  ho potuto eliminare tale pubblicità con un gesto solo. Prima di tangentopoli, col finanziamento in nero dei partiti, di quanti volantini venivano riempite le caselle della posta? Ogni candidato inviava il proprio romanzo, nel modo più scomodo da eliminare: quello a puntate.

Non è ovvio che gli ideali siano morti e che i giovani non abbiano più valori. Perché non è così!  E’ vero, invece, che i giovani possiedono la forza che deriva dalla certezza di poter cambiare il mondo. Su questo ha ragione Alessandra, ma non deve dimenticare che è la stessa forza che, ieri, o l’altro ieri, con lo stesso entusiasmo possedevamo noi adulti, che siamo stati ragazzi. Ricordando, e  comunicando,  potremmo scoprire d’aver qualcosa da imparare gli uni dagli altri.

Vorrei chiedere a Francesco Mattia cosa l’abbia spinto ad intervenire sulle parole di Cosimo Saponaro. Forse la convinzione che i giovani debbano rimanere lontani dalla politica,  oppure quella che questo giovane in gamba abbia sbagliato schieramento?

Optando per la seconda ipotesi, mi permetto parlare un momento del compianto Franco Verga, il deputato povero, che militava nella DC. e che ha dedicato la sua breve vita agli immigrati meridionali, fondando a Milano il C.0.I. (centro orientamento immigrati).

Era una persona scomoda, perché scomodi erano, a quei tempi, i “terroni” al Nord. Ma è stato candidato, strumentalizzandolo quindi, perché i voti degli immigrati facevano comodo. Ricordo che dopo la frenetica campagna elettorale s’era recato a Tortona a pregare Don Orione e poi a Piacenza a pregare Monsignor Scalabrini, l’apostolo dei migranti,  prima dello spoglio dei voti.

Quando s’è trovato in bancarotta per investimenti sbagliati, non ha ottenuto alcun appoggio da quel partito, la “sua” DC,  che pur conosceva la rettitudine morale di quest’uomo.

Non potendo sopportare il pensiero che  qualcuno pensasse che s’era arricchito coi soldi affidategli dai suoi protetti, preferì regalare quello che gli rimaneva: la propria vita, lasciandosi annegare, a Milano, in quella fontana  davanti alla chiesa di Sant’Antonio, che conteneva due dita d’acqua. Era il 27 agosto del 1975 e non aveva che 45 anni. 

Ora rivive nella Fondazione Franco Verga, che si occupa degli immigrati.