I COSTI DEL RINNOVAMENTO POLITICO

L. Centonze * 30 maggio 2006 *  Torna indietro - Puoi premere ALT+I e INVIO  Chiudi la pagina web - Puoi premere ALT+X e INVIO (politica)* Caratteri grandi-medi-normali * Accessibilità


I costi del rinnovamento politico

Negli ultimi giorni si è scritto e parlato tanto di partito unico, di una grande forza riformista, del centrosinistra in grado di raccogliere il consenso e le attese di una moltitudine di elettori, tra cui quest’entità mobile chiamata società civile. La formazione del partito democratico in Italia e l’adozione di un sistema elettorale maggioritario sono, secondo me, le due facce della stessa medaglia. Per dirla nel linguaggio della globalizzazione, sono due grandi sfide intimamente legate da un comune denominatore: il rinnovamento generazionale.

Il ritorno e l’adozione definitiva di un sistema elettorale maggioritario, in collegi uninominali a doppio turno, così come la formazione di un nuovo partito politico che riunisca e sintetizzi una visione comune di una parte politica, richiedono cambiamenti culturali radicali, che mal si coniugano a scelte tattiche volte all’ottimizzazione di risultati a breve. La costruzione di una cultura bipolare ed il conseguente sistema elettorale collegato, richiedono un modo di intendere la politica che deve essere fatta “digerire”, innanzi tutto, agli apparati dei singoli partiti e contemporaneamente sviluppato nelle giovani generazioni.
I movimenti e le organizzazioni, che si occupano di politica e che si definiscono società civile, non sono altro che il fallimento dei partiti politici e del loro modo di assolvere la funzione originale di cinghia di trasmissione tra istituzioni e cittadini. Pertanto, costruire un partito unico che intercetti il consenso della società civile non può essere obiettivo perseguibile nel lungo periodo, perché ciò non farebbe altro che generare altre “società civili” insoddisfatte di assistere impotenti al proliferare di poltrone troppo custodite da politici che discutono sul “come” e “quando”…

Un forte cambiamento richiede sempre privazioni e rinunce di diversa natura. La perdita di posizioni e di poteri da parte della nomenclatura, persone e idee che dovranno essere sostituite, visioni nuove del futuro rappresentate dai giovani. Sono loro l’unica forza in grado di generare e concretizzare il cambiamento, saranno necessariamente i giovani, che oggi sono disinteressati ai partiti e che a questi preferiscono organizzazioni meno gerarchiche e lottizzate, a doversi far carico di offrire risposte esaurienti ai problemi di benessere sociale, di sostegno ai disagiati, di diritti civili, insomma di politica.
La vera sfida della politica e degli attori principali sarà proprio quella di riuscire a suscitare l’interesse dei giovani, che saranno allo stesso tempo figli e carnefici della stessa classe politica che li ha generati.
Saranno in grado i partiti politici (ed i loro dirigenti) di morire per rinascere?

Lorenzo Centonze