Lettera di dimissioni di Maurizio Spagnolo

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a cura di: Veglieonline.it, 10 gennaio 2002 * "Politica"

 

MAURIZIO SPAGNOLO
rende noto alla cittadinanza la lettera con la quale pone le proprie
DIMISSIONI
di assessore ai servizi sociali

Caro Sindaco,
mi delude profondamente che ancora una volta, un patto, un accordo, un'alleanza, così come essa era stata sancita meno di  due anni fa, sia stata meschinamente violata per volere e arbitrio di interessi ambigui e sentimenti anomali perpetrati di nascosto e spesso covati in gran segreto come qualcosa di negativo che uno si porta dentro e che, col passare del tempo, diviene marcio e ammuffisce e deve essere per forza sradicato.
Devo pensare, a questo punto, che tutte le mie parole e le mie azioni, la mia volontà nella collaborazione e nel miglioramento dell'intero gruppo siano state da sempre, sin dal primo momento, fraintese.

Tutto è sempre stato male interpretato!

Eppure credevo di avere a che fare con persone adulte, che sapessero che differenza c'è tra la verità e  la menzogna, tra la lealtà e la scorrettezza, tra la fiducia e la diffidenza.

Ho sempre incontrato un latente malumore, qualche volta tradottosi in finta approvazione e mediocre contentezza laddove ci sia stato il bisogno di esprimerla.

Ho sempre letto  l'egoismo e l'arroganza di appropriarsi dei miei pensieri, così scomodi e sconvenienti ad alcuni, e l'incuranza di rispettare la mia posizione politica e la dignità che da essa ne deriva:

una parola data non si può tirare indietro è come una promessa:
se non la si mantiene, viene meno ogni credibilità e ritegno.

Ed  io tengo moltissimo all'interesse comune che deve crescere nell'onestà e nel rispetto delle regole, non  nella superficialità e nell'occasionalità o improvvisazione delle parti.

Occorrono figure ferme nei loro propositi e non certamente uomini a metà che si rincorrono a vicenda e sperano di coinvolgere nel loro folle stupido gioco, persone che non riescono a capire neppure che cosa si vince o cosa si perda, che sia il vincitore alla fine e chi il vinto.

La politica per me non è un gioco e soprattutto nessuno può stabilire sin dall'inizio, quali siano le pedine scomode e quindi da eliminare in modo da poter procedere nella gara sicuri di poter arrivare al traguardo con pochi banali punti in tasca, ma  comunque vittoriosi.

Non è con l'eliminazione e la soppressione altrui che potrà mai andare avanti.

Questa non è una tirannide che nega la libertà e privilegia l'opportunismo.

Questa non può essere una società di uomini che ancora si vendono ad uno pseudo-potere e credono che tutti quelli che hanno intorno gli somigliano per fragilità e incoerenza.

Perciò non ho accettate delle proposte insane né compromessi effimeri e rischiosi per la mia dignità,  e quando varie persone mi hanno chiesto quale fosse, anche in mezzo alla tempesta, la mia posizione, sono stato ben lieto di esprimerla, sempre uguale a me stesso.

Quando invece, altre persone che si dicono impegnate in quella che impropriamente definisco politica, hanno approvato a modificarla con i loro vuoti discorsi, hanno solo fatto mercanzia di se stessi.

Lo sapevo che non sarebbe stato facile conciliare più uomini messi insieme, ma la speranza del bene comune mi ha fatto spesso dimenticare le difficoltà.

Tuttavia il non aver riposto nel mio operato fiducia nel ricercare possibili  soluzioni, per superare le incomprensioni, è stato grave, peché ha rappresentato un ulteriori mancanza di fiducia  nei miei confronti.

Mi esimo dunque dall'elencare in maniera piuttosto noiosa le motivazioni con cui legittimo la mai autorevole scelta; sono troppo e profonde e rischierebbero di essere, anch'esse, fraintese; perciò mi limito a consegnare semplicemente le mie dimissioni dall'attuale carica di assessore ai Servizi Sociali del Comune di Veglie perché indignato del mancato rispetto di una alleanza e dei principi su cui essa era stata originariamente fondata.

Veglie, lì 10/01/2002                                        Distinti saluti.