IN CONSIGLIO IL DRAMMA DEI 12 CASSINTEGRATI

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dal QUOTIDIANO, 17 luglio 2003 *  Si ringrazia la Caffetteria PAMAS - Precisazione

 

Veglie, in Consiglio il dramma dei 12 cassintegrati

 

VEGLIE -  Un Consiglio comunale monotematico in seduta straordinaria ieri sera, un clima di incertezze esasperato da tempo, ancora una flebile speranza di risoluzione data da un possibile vicino incontro tra Provincia,Comune di Veglie, impresa edile fratelli Panarese, rappresentanti sindacali ed operai, quei dodici licenziati, attualmente cassintegrati. Radiografia di una realtà che parte dalla richiesta di interruzione dei lavori nella cava Panarese sulla quale passerà l'ultimo tratto della circumvallazione del nord Salento. Una realtà che ha visto in poco più di un mese agitazioni, manifestazioni, sit-in di protesta, tensione e beghe politiche. Una realtà a due facce: quelle esteriore fatta di clamori in tutte le salse, ed un'altra, più nascosta, che si consuma nelle case di quei dodici lavoratori.
Beniamino De Pascali di Veglie, non ancora 50enne, una moglie e quattro e figli a carico, è uno di loro. Era autista e fuochino, guidava i grossi mezzi dell'impresa Panarese e faceva brillare le mine per la frantumazione delle cave. Poi il maledetto giorno del luglio di due anni fa qualcosa andò storto. Uno scoppio imprevisto dei detonatori prima del tempo e fu la tragedia. «Mi amputarono la mano sinistra - racconta Beniamino - ed allora capì di essere diventato inutile. Non avrei potuto più lavorare e dovevo accontentarmi del contributo Inail per mandare avanti la baracca». Un destino che pareva ormai segnato, il suo, ma Luigi Panarese e i suoi fratelli, dei veri e propri "capifamiglia" più che datori di lavoro - si commuove l'operaio - con me come con gli altri, mi accolsero nuovamente nel gruppo inserendomi come addetto alla pesa per quanto in realtà non avessero bisogno di un dipendente con quella qualifica. In realtà mi hanno voluto aiutare».

Da allora è passato del tempo ed ora questo nuovo scossone ricorda momenti difficili: «Adesso mi trovo a rivivere la paura di allora - dice in lacrime Beniamino - non avere un lavoro, non avere un futuro e tutto per un progetto che riguarda un ponte. E come me altre dodici persone che hanno famiglie ed impegni da mantenere».
di F.P.