Paura al municipio di Veglie.
Non erano ancora le 12 quando, allontanatosi dai suoi colleghi che in
quell'aula consiliare infuocata si battevano per il loro futuro
occupazionale, ha infilato in quattro e quattr'otto due rampe di scale
raggiungendo il primo piano del municipio. Da lì Daniele Scarafile di
Campi, neanche 40 anni, marito e padre, ha lanciato il suo appello,
estremo e disperato. Aveva le lacrime agli occhi Daniele e vigore a
sufficienza nelle braccia per mantenersi in bilico pronto ad un salto nel
vuoto. «Mi ammazzo»: queste le sue parole come unica soluzione ad un
futuro incerto. Unica strada per vincere l'imbarazzo di non sapere come
mandare avanti la famiglia. Le parole dei colleghi, di carabinieri e
Vigili urbani e di Luigi Panarese, lo hanno distolto dall'insano gesto ma
poco dopo l'operaio si è sentito male. È giunta sul posto un'ambulanza e
un medico lo ha soccorso. Poco più tardi si è ripreso. «Ti viene da fare
di tutto - ha poi raccontato Daniele Scarafile - e forse il mio gesto si
sarebbe potuto evitare. Il fatto è che da parecchio che siamo in attesa di
sapere come questa vicenda si evolverà: è passato oltre un mese e mezzo e
il nostro futuro è in bilico. Si arriva al punto in cui si perdono anche i
lumi della ragione. La nostra speranza è che l'azienda abbia le garanzie
per andare avanti tanto più che tra lavoratori e imprenditori c'è sempre
stato un rapporto di reciproca fedeltà e fiducia come fossimo un'unica
famiglia.
Dal canto nostro siamo pronti a
tutto anche a far qualcosa per pagare gli espropri effettuati dalla
Provincia pur di salvare il nostro posto di lavoro»
di F.P.