sI Costruisce il viadotto contestato: cava chiusa e lavoratori licenziati

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dal QUOTIDIANO, 10 luglio 2003 *  Si ringrazia la Caffetteria PAMAS - Precisazione

 

Tutti dispiaciuti per i 15 operai ma nessuno prende una decisione
Si costruisce il viadotto contestato:
cava chiusa e lavoratori licenziati

 

VEGLIE -  Quindici licenziamenti pendenti - una questione di tempo, di ore - incontri a raffica ed il timore di rimanere senza occupazione da un momento all'altro. Quindici operai dell'impresa edile "Panarese" di Veglie rischiano la disoccupazione poiché la cava presso la quale lavorano sarà espropriata dalla Provincia di Lecce per costruire un viadotto che completerebbe la circonvallazione del nord Salento. Chiacchierata dalla fase progettuale datata '97, al centro di polemiche e contenziosi  ancora pendenti.

«Una storia infinita - dichiara Luigi Panarese titolare della ditta con i fratelli Antonio, Salvatore, Giuseppe - dietro la quale si celano interessi degli allora amministratori del comune di Veglie».

Ma sarà nato prima quel progetto o la cava di località "Troali"? «Nell'88 abbiamo acquistato le particelle di quella zona ottenendo poi nel '90 la concessione edilizia per la cava con le dovute autorizzazioni regionali, provinciali e comunali» spiegano gli imprenditori. Il primo scossone arriva con una sostanziale modifica stracciata della bretella, «certamente voluta», che quindi sarebbe dovuta passare proprio sulla cava. Da lì il sopralluogo dei tecnici della Provincia dopo «averci notificato l'emissione in possesso della zona senza però che intervenisse un solo progettista a constatare che lì c'era una cava». Aprile '99: comincia la battaglia legale. Notificato l'esproprio due mesi dopo la ditta interessata presenta ricorso al Tar che a ottobre viene accolto. Comune di Veglie e Provincia non si arrendono ed a gennaio 2000 presentano ricorso al Consiglio di Stato, stavolta vincono loro: la circonvallazione si farà perché di pubblica utilità. «Ma ancora resta un mistero - dice Luigi Panarese - il fatto che quella sentenza datata aprile 2000 sia stata pubblicata a gennaio dell'anno dopo, solo uno dei tanti lati oscuri della vicenda».

Almeno cinque i ricorsi attualmente pendenti per l'impresa. Quello dei licenziamenti, il cui numero potrebbe salire, è solo l'ultimo di una serie di gravi problemi concatenatesi a partire da quel ricorso al Consiglio di Stato. «Abbiamo dovuto limitare il lavoro nella cava - spiega Antonio Panarese - bloccata la coltivazione e frantumazione e vogliamo render noto che una cava non si esaurisce, come pensava qualcuno, ma si "coltiva"'». Meno lavoro, meno introiti, necessità di ridimensionare l'attività, licenziamenti. Tra operai e datori di lavoro però il rapporto resta nonostante tutto disteso «per noi è stata sempre una grande famiglia - spiega Salvatore Casilli, dipendente - siamo al fianco degli imprenditori anche perché è documentabile che si sarebbe potuto deviare il tracciato della circumvallazione senza insistere sulla cava passando invece attraverso una stradina che si trova alle spalle».

Un progetto iniziale da 5 miliardi, un'aggiunta da 4 miliardi e mezzo di lire ancora per il ponte. Ieri mattina intanto alla Provincia - ma la notizia resta ufficiosa - si sarebbe svolto un incontro ad hoc. Si spera chiarificatore.
di Fabiana Pacella