Misterioso
attentato contro il centro sportivo "Body Planet", alla periferia
dell'abitato. Nessuna traccia ritrovata
Sei colpi di
pistola contro una palestra
VEGLIE -
Un avvertimento segnato col fuoco, quello di una pistola a tamburo con
la quale sono stati esplosi almeno sei colpi. Uno dietro l'altro,
mirati, precisi. Un messaggio dunque, la cui matrice però rimane ancora
da decifrare.
A finire
nel mirino un'avviata palestra, il centro fitness "Body Planet", in via
Aldo Moro alla periferia del centro abitato di Veglie, nei pressi della
strada che conduce a Novoli, di proprietà di Giuseppe Rizzo, novolese
celibe di 26 anni. Chi ha agito non ha avuto timore di farlo in pieno
giorno, venerdì; tra le 11 e le 17, orario in cui l'esercizio è rimasto
chiuso e incustodito e la vicinanza di un edificio scolastico, il plesso
elementare comunale, non è certo servito da deterrente.
Sei fori,
rispettivamente due sul cancello in metallo che da accesso alla
palestra, altri due su una colonna a destra dell'entrata, uno sulla
facciata frontale ed un altro infine sulla vetrata dell'ufficio
direttivo, passata da parte a parte. Ad accorgersene è stato proprio
Giuseppe Rizzo, alle 17 dell'altra sera, orario di apertura del centro.
L'uomo ha
immediatamente lanciato l'allarme chiedendo l'intervento dei carabinieri
della locale stazione e di quelli della Compagnia di Campi Salentina i
quali, diretti dal maggiore Vito Di Girolamo, stanno ora lavorando per
far luce sull'accaduto.
Due le
certezze al momento: innanzitutto che l'arma usata sia una pistola
dotata di caricatore con alloggiamenti per le cartucce a percussione,
ragione per cui non sono stati rinvenuti i bossoli per terra né sulle
pareti colpite. A ciò si aggiunga poi che il gestore di "Body Planet" è
una persona al di sopra di ogni sospetto che, se da un lato restringe la
ridda di ipotesi circa il movente, dall'altro rende più difficili le
indagini. Per ora gli inquirenti non si sbilanciano. Sarebbe comunque da
escludere quasi del tutto l'azione isolata di balordi.
Le ipotesi
più accreditate dunque porterebbero o a futili motivi, quali gelosie
maturate nell'ambito lavorativo o personale, oppure - e questa per ora
resta la pista più battuta - sul fatto che a firmare l'attentato possa
essere stata la mano della mala che gestisce il racket delle estorsioni.
Giuseppe Rizzo però, a lungo ascoltato in merito, ha dichiarato di non
essere mai stato fatto oggetto di minacce intimidatorie di alcun genere
e di non riuscire a dare una spiegazione a quanto è accaduto.Fabiana Pacella
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