Strage della Grottella: Commemorazione dopo un anno

Preferisco disertare queste cerimonie - La commovente preghiera dei colleghi
Tre medaglie e l'omaggio dei bambini - Tra cittadini e autorità, i colleghi sopravissuti

PREFERISCO DISERTARE QUESTE CERIMONIE

Era assente Romina Iacovelli, la vedova di Raffaele Arnesano. Lo aveva già annunciato più volte: "Preferisco star lontana da ogni forma di mondanità, quand'anche giusta e comprensibile. Cerco di non sapere niente, di evitare. Non auguro a nessuno di provare questo dolore. Ti sfinisce".  Il padre di Raffaele era invece sul luogo della strage già alle 7 di ieri mattina. Luigi Arnesano era di ritorno dall'ospedale dove gli era stata medicata una ferita causatagli dal morso di un cane. "Mi ha costretto ad accompagnarlo sulla Copertino-San Donato benché le sue condizioni di salute siano piuttosto compromesse", ha spiegato il fratello Lenucci, zio di Raffaele. Ma ci è voluto andare Luigi. Lì sentiva forte la presenza del figlio, lì glielo hanno ammazzato. Come bestie feroci. In piazza Costituzione però c'era il fratello minore di Raffaele, ma non era seduto negli spalti allestiti appositamente per accogliere i familiari e le autorità presenti. Era tra la folla, nascosto assieme alla fidanzata, quasi per sfuggire a tanti riflettori. Per rivivere i silenzio quel dramma.     

F.P.


LA COMMOVENTE PREGHIERA DEI COLLEGHI - inizio

Particolarmente toccante, in un momento centrale della cerimonia, la lettura della preghiera delle guardie giurate. La voce, tremante, era quella di un vigilante, uno dei trecento che prestano servizio nella Velialpol. Ha raggiunto un palchetto al centro della piazza, l'uomo, con lo sguardo basso e una visibile emozione nelle gambe prima di un appello a Dio per un lavoro difficile, certo; difficile e
pericoloso, soprattutto: "Guida le ragioni dei giusti - ha detto -, guida le nostre schiere e aiutaci. Invochiamo la tua benevolenza. Ricordati di coloro che hanno pagato alto il prezzo degli ideali alla giustizia con il sacrificio del loro sangue e delle loro vite... 


TRE MEDAGLIE E L'OMAGGIO DEI BAMBINI - inizio

Molte scolaresche presenti ieri hanno pregato per le vittime della Grottella. Erano lì per testimoniare speranza e solidarietà con tre medaglie color oro e fiocco tricolore. Le hanno consegnate con affetto ai familiari dei vigilantes uccisi in rappresentanza del primo e secondo circolo didattico locale. E soprattutto Sharon Leuzzi, baby sindaco a capo del consiglio comunale dei ragazzi di Veglie: 11 anni, lunghi capelli biondi, minuta, ha adempiuto però perfettamente al suo dovere. "E' vero, siamo noi le leve del futuro - ha dichiarato - e ricorderemo questa circostanza per imparare a vivere meglio, per costruire il rispetto degli altri ora ed una società migliore domani".


TRA CITTADINI E AUTORITA' I COLLEGHI SOPRAVISSUTI - inizio

di FABIANA PACELLA

VEGLIE - Insieme per non dimenticare. ancora una volta, come già tante altre volte. Erano in migliaia ieri mattina in piazza Costituzione a Veglie per ricordare quel freddo lunedì di un anno fa. Il giorno dell'eccidio. Quello che suona a tutti come la strage della Grottella. Autorità e semplici cittadini riuniti insieme ieri in onore di Raffaele Arnesano, Rodolfo Patera e Luigi Pulii, le vittime di allora, eroi figli della nostra terra oggi. Il cielo era plumbeo ed immobile ieri, solcato da due elicotteri che pattugliavano la zona e intarcalavano, coi loro rombo, il mesto silenzio dei presenti. Sembrava che ci fossero anche loro, Raffaele, Rodolfo e Luigi, «nascosti» nel vento di tramontana che spirava forte e soprattutto nei ricordi di chi li conosceva bene. "Loro sono qui, li sento", balbettava Giuseppe Quarta, vigilante scampato miracolosamente all'assalto maledetto. Ed eco i ricordi riaffiorare, il tempo riportarlo indietro: "sono morto un anno fa, quando ho visto i corpi dilaniati dei miei colleghi e, durante il trasporto in ospedale, in flebili intervalli di lucidità ho sentito su di me il loro sangue". Alle 6.45 di ieri Giuseppe era lì, sulla Copertino-San Donato, con quei fotogrammi e la paura di quel giorno. L'esplosione allora compromise al 65 per cento il suo udito, al 100 per cento la sua vita. Ma oggi indossa ancora una divisa, è un atto di coraggio e di speranza. E di fiducia nel futuro ha parlato il sindaco di Veglie Roberto Carlà durante l'intervento che ha aperto la manifestazione: "Occorre che la gente, sebbene piegata da tale efferato episodio si avvicini alle istituzioni per combattere chi arbitrariamente stronca le vite umane". Ma il dolore avvilisce nell'intimo, perché l'arresto dei due pastori sardi è ancora troppo poco per una comunità che ha sete di giustizia e non crede più in niente. Lo ha ribadito monsignor Rocco Talucci, che ha officiato la solenne cerimonia religiosa: "Gli attuali mancati risultati nelle indagini scoraggiano e sono indice di precariaetà del nostro vivere, ma non di resa". Allora la forza è nelle nuove generazioni,  nella legge sovrana, quella dio Dio, che permea il diritto degli uomini. E' difficile, ma ha ancora fiducia nel futuro Giovanni Palma, un altro dei tre sopravvissuti: "Devono prenderli, quei bastardi! Per noi, per le famiglie dei miei colleghi, per il dolore e la pena che mi porto dentro". Giovanni è padre di un bimbo di nove anni e di una bambina di otto, ma ha nel cuore anche i figli del collega Rodolfo Patera. "Non dovrà mancare loro niente, mai", ha asserito "risposte ad ogni dubbio, carezze, giochi, babbo natale che bussa alla loro porta il 25 dicembre". Dopo la cerimonia religiosa il prefetto Giovanni D'Onofrio ha scoperto un monumento commissionato dal comune di Veglie allo scultore locale Celestino De Gabrieli. Una statua in bronzo a grandezza naturale, raffiguranti una guardia giurata che indica il cielo con la mano destra, su una base retta da tre colonne in pietra. Non uno sterile simbolo ma una voce dritta al cuore degli uomini, un monito contro la dimenticanza. Quell'oblio che a volte danneggia, altre volte aiuta. .

Da il Quotidiano di Lecce del 07.12.2000

 chiudi...