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C’era una volta...Sanità la favola del Bel Paese     
di PL.Bartoletti

C’era una volta un Bel Paese, l’Italia, dove, nonostante tutto, le cose funzionavano sulle spalle della classe media e del risparmio delle famiglie. Dove, pur tra Italici scandali e soliti teatrini, la classe dirigente del Paese teneva in debita considerazione la competenza, la professionalità e soprattutto lo spirito di solidarietà di un sistema sociale e sanitario una volta considerato tra i migliori al mondo.


Non si apprezza mai quel che si ha e si tende a disprezzarlo, per cercare novità, magari gradite agli elettori ed in questo la nostra classe politica, conservatrice per definizione, tende ad innovare cio’ che non puo’ controllare ed a conservare cio’ di cui, invece ha il pieno controllo.

Non si spiegherebbe senno’ il motivo per il quale una dissennata politica di spesa sul sistema Ospedaliero sia stata portata avanti nella nostra regione per un ventennio, nonostante tutta Europa stesse riconvertendo il sistema verso una salute a kilometri 0, un sistema di cure primarie adeguato alle esigenze del cittadino e compatibile con le risorse finanziarie.

La colpa è della politica? Certo. La responsabilità spetta a chi è stato delegato dal popolo a decidere il governo del sistema. A livello nazionale si è cercato con provvedimenti Legislativi di invertire la rotta senza pero’ curarsi della effettiva attuazione delle Leggi promulgate.

Abbiamo splendide Leggi, dalla 833/78 alla 502/92, alla 320/2000 sul sociale, che a leggerle sembrerebbe di stare nel paese dei balocchi, invece l’attuazione di queste Leggi, dal 2001 delegata alle Regioni, a vederla, ci fa sentire in un incubo.
Nella nostra regione piena di Ospedali ristrutturati e nuovi di zecca, pieni di apparecchiature moderne inutilizzate, si è speso a piene mani, altro che er Batman Fiorito, milioni e milioni di euro dilapidati in opere inutili, inaugurazioni di ospedali che si sapeva bisognava chiudere, progetti faraonici di nuovi Ospedali, apertura di Pronto Soccorso in ogni dove, accreditamenti “uber alles”.
L’Ospedale di Pontecorvo, nuovo di zecca, dotato di Tac e Risonanza ridotto, con un progetto di dubbia efficacia, a degenza infermieristica, l’Ospedale di Atina, nuovo di zecca, arredato, chiuso. Il San Giacomo, a Roma, appena rinnovato, chiuso. Il Nuovo Regina Margherita, anch’esso appena rinnovato, chiuso nei reparti di degenza.
Tutto questo mentre le liste di attesa aumentavano, il disavanzo aumentava e la gente pagava per avere prestazioni in tempi dignitosi.

Se il debito arrivava a 10 miliardi di euro non era un caso, era lo logica conseguenza di una politica dissennata la cui vera responsabilità non ricade solo su chi firmava le delibere in Regione, dal Presidente agli Assessori, ma anche, per non dire soprattutto sui pensatori che suggerivano tali politiche, gli uomini del backstage, i suggeritori, i veri grandi assenti dalla “ribalta” di pulizia di questi mesi.

Non ho mai conosciuto un politico che decidesse in via autonoma le scelte di governo in sanità, senza consultarsi con i suoi fidati, gente “competente” e “seria”. Sulla “competenza” e “serietà”, visti i risultati, avrei qualche dubbio. E se i politici sono cambiati, a destra e sinistra, quello che è piu’ “sinistro” e preoccupante è che, invece, i consiglieri sono sempre li’. Dietro le quinte, a suggerire al politico di turno le loro brillanti intuizioni.

Nomi e cognomi che spesso ai piu’ dicono poco ma che invece sono corresponsabili dello stato di grave pericolo in cui versa il nostro sistema.
Sono quelli che si sono inventati la “ricettopoli” del Lazio, una bufala clamorosa, sono quelli che ciclicamente si inventano lo scandalo dei “morti viventi”, per il quale i responsabili sarebbero i medici di famiglia e non le anagrafi comunali. Che urlano al “comparaggio”, che dipingono i medici di famiglia come sfaticati lavoratori meritevoli di bastone.
A guardare gli organigrammi dei gruppi di lavoro e delle commissioni sanità dei partiti maggiori sono sempre gli stessi, gli “orchestrali” che impongono al politico sul palco di turno la loro musica, che da un ritmo di samba si sta trasformando in “de profundis” per il sistema, un bel requiem che pero’ trova pochi interpreti disponibili ad intestarselo.

E allora ricominciamo con la samba, valutiamo i medici di famiglia non per il lavoro massacrante che svolgono nell’ombra a contatto con persone che li hanno scelti, ma per la percentuale di ricette informatiche che inviano. Una Vergogna! Facciamoli certificare il certificabile conto INPS, aggratisse ovviamente, perché cosi’ il paziente risparmia sulla raccomandata. Facciamogli scrivere il principio attivo sulla ricetta piena di note, codici, limitazioni prescrittive, piani terapeutici e distribuzioni per conto. E motivino se non vogliono che il farmacista od il paziente cambino la terapia di cui il medico è l’unico responsabile. Ridicolo e penoso. Ma cosi’ il paziente risparmia, dicono ed è contento. Famo (alla romana) l’h 24 senza na’ lira, anzi’ visto che ci stiamo magari li facciamo anche pagare per partecipare alla giostra del servizio sanitario pubblico questi medici convenzionati nullafacenti. Perché cosi’ piace alla gente. E mentre bastonano, esentano mezzo mondo per reddito, non facendo pagare nulla a chi sta anche magari benino, ma obbligano chi sta male, ma non è esente, a pagare di tasca propria. Bravi. Rifacciamo i contratti per decreto, sentiamo i sindacati, beh è cortesia, no? E poi famo come ce pare. E se non gli sta bene tra 6 mesi rifacciamo un bel decreto e cosi’ sia. Viene voglia di strappare il contratto e dire a questi qui che se lo facciano da soli il nostro lavoro, se li trovino loro medici che si pagano il proprio studio, che si incollano le spese di gestione e che lavorano da sempre in una logica di budget. E glielo spieghino loro agli elettori che vogliono cancellare il medico di fiducia, scelto dalle persone, e per questo loro fiduciario, non dell’INPS, dell’AIFA, del MEF, del burocrate di turno, del politico di turno. Ma del proprio paziente. Glielo spieghino loro, glielo dicano chiaramente, senno’ glielo diciamo noi. (Pl.Bartoletti Fimmg Lazio)
C’era una volta...Sanità la favola del Bel Paese
PL .Bartoletti
1/01/2012