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FAI BEI SOGNI di Massimo Gramellini, Editrice Longanesi, ottobre 2012 “Non sei più quel che eri, bambin. Hai preso freddo. Ogni tanto penso al calduccio in cui saresti cresciuto, se ci fosse stata la tua cara mamma.” C’era stata la mamma di Massimo – autore e protagonista del romanzo –, fino ai suoi nove anni; una splendida mamma che lo aveva amato teneramente, ma che un giorno, dopo avergli detto “Fai bei sogni”, se n’era andata per non tornare proprio più. E lui, odiandola, s’era difeso dal dolore insopportabile con l’unica arma possibile: la negazione dell’abbandono. Il tempo trascorre inesorabile e Massimo, fattosi adulto, si impossessa della realtà delle vicissitudini familiari, approfondendole nei particolari più crudi, come fossero nuove rivelazioni, anche se, in cuor suo, sapeva d’averle intuite da sempre: ”L’intuizione ci rivela di continuo chi siamo” Riemergono i ricordi e il protagonista pare tornare indietro nel tempo per raccontarli così, semplicemente, prima in un susseguirsi di brevi frasi ben composte e controllate, poi, via via, più complesse, intense, significative e pregne d’emozioni, testimoniando quanto sia misterioso, e spesso impossibile da esplorare, l’universo bambino. E anche come il dolore, per quanto accantonato nell’angolo più recondito dell’animo, possa ripercuotersi, devastante, sui comportamenti e sui rapporti interpersonali anche nella maturità. Alla fine Massimo sa d’essere stato amato. Dalla mamma che, attraversando chissà quale travaglio interiore, ha creduto di dare un taglio netto al dolore suo e quello dei suoi cari; dal papà che per tutta la vita s’è portato dentro il senso di colpa per non aver saputo controllare gli eventi; dalla cerchia di amici e parenti che hanno rispettato i suoi tempi e il suo desiderio di silenzio. Perché, allora, ha deciso di rendere pubblico il suo personale e familiare difficile percorso, demolendo di fatto la barriera di silenzio con cui l’aveva difeso per tanto tempo? Forse per rendere giustizia alla memoria della madre, alla cui immagine ora torna a sorridere: “Mi son girato verso la foto della mamma e l’ho guardata come se fosse la prima volta” E a quella del padre, che ha sofferto per la sua inadeguatezza al ruolo materno e per non averlo saputo capire: “ Dopo la scomparsa di tua madre eri un bambino molto solo. Avrei dovuto prenderti un cane”. “Non ho capito mai niente di te. Però, sì, ti ho voluto bene. Sulla fiducia.” Ma perché non credere anche alla possibilità d’ un generoso impulso d’apertura verso i lettori, i quali, dalle pagine di testimonianza di vita vissuta, vera, reale, potranno cogliere motivi di riflessione, esempio o aiuto? Sono tante le ipotesi che hanno acoimpoagnato l’uscita del libro. Certo è che chi è stato indotto dalla vita a barricarsi nel silenzio per tanto tempo avrà meno difficoltà a capire a fondo l’esondazione susseguita al cedimento della diga dania In coda al romanzo, “A sogni fatti”, 13 pagine di commenti che Gramellini stesso ha letto nella basilica di Massenzio la sera del 21 giugno 2012. Milano, 23 marzo 2013 FAI BEI SOGNI di Massimo Gramellini, Editrice Longanesi, ottobre 2012 dania 23/03/2013 |