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A metà degli anni ’80 ci fu un’ondata strepitosa di coinvolgimento giovanile in tutte le celebrazioni Cristiane, nel paese vi era un sano quanto inarrestabile fermento attorno alla Natività prima e la Pasqua dopo. Lo sparuto gruppo di temerari che diede inizio alle prime capanne del presepe vivente ed in seguito alle varie Via Crucis, suscitando all’epoca non poco scetticismo e sorrisi ironici, diventò nel tempo un insieme di giovanissimi ed anziani uniti dallo stesso desiderio… quello di dare voce, vita ed entusiasmo alle Parole del Vangelo e delle Sacre Scritture. Nel lontano 1988 il sabato Santo cadde il 2 aprile. Il tepore primaverile ancora tardava ad arrivare e la mattina alle 4 faceva decisamente freddo.
Ma avevamo un impegno preciso, preso in maniera semplice e profonda al contempo.
Avevamo le armature da antichi romani con tanto di elmi e lance, le lunghe vesti delle pie donne e del popolo, preparate con cura e passione ed utilizzate nelle molteplici rappresentazioni dei giorni precedenti.
Io avevo 17 anni, così come gli amici di sempre e i compagni di avventura.
Ci svegliammo con una carica straordinaria alle 3 del mattino, l’attività di vestizione era abbastanza laboriosa, serviva l’aiuto di tutti e nella sacrestia della chiesa di San Rocco ci si stava davvero stretti…
Don Giovanni Tondo, poco propenso alle innovazioni come la chitarra durante la messa, sorrideva e apprezzava con gioia, lo si leggeva chiaro nei suoi sguardi e nelle parole di incoraggiamento… era lampante a tutti che non si trattava di una semplice recita ma di qualcosa di profondo e tangibile…
Uscimmo per primi, otto maestosi soldati romani, fieri dei propri 17 anni, superiori a qualsiasi risata di scherno, e la gente che vedemmo fuori dal sagrato ci stregò… non riuscivamo a vederne la fine, su per piazza Umberto 1° o per via Dante, un fiume di gente silenziosa in attesa della processione del mattino, la SUA processione, la NOSTRA processione… quell’appuntamento a cui difficilmente si poteva fare a meno, ricordo chiaramente che Maurizio pur di non mancare venne con la febbre.
Faceva freddo quella mattina, come quasi tutte le mattine a quell’ora, nessuno dei valorosi soldati volle indossare dei pantaloni sotto il gonnellino e l’armatura, era un modo come un altro per dire grazie a Nostro Signore… faceva freddo… Ricordo chiaramente le parole di uno dei presenti: “Dio solo sa quanto vorrei avere 30 anni di meno e stare al vostro fianco…” Altre albe sono seguite, tante processioni abbiamo aspettato, e altre ancora vorrei vederne e parteciparne con i miei figli al fianco… Viviamo giorni tristi tutti intorno agli Amici di Maria (che di sacro hanno ben poco), ai grandi fratelli, alle varie fattorie e isolette sperdute…
Perché non muoviamo nemmeno un dito affinché quel che di buono ancora ci appartiene non ci venga strappato via senza nemmeno chiedere il nostro permesso? Perché continuiamo a subire supinamente decisioni astruse e ai più incomprensibili?
Finisco qui, al fianco di Nicola e di tutti coloro che vorrebbero continuare a fare levatacce non solo per andare al lavoro ma per qualcosa in cui si crede e si vorrebbe continuare a credere… La processione del Venerdì Santo la lascio volentieri alle Autorità, ma vorrei chre le autorità mi lasciassero la processione del Sabato Santo.
Mino Mattia
LASCIATEMI LA PROCESSIONE DEL SABATO SANTO
mino mattia
11/04/2007