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Canalone e stagno…

Ho appreso con stupore e sconcerto la notizia del progetto di costruzione di uno stagno artificiale in località “terre neure” avente l’obbiettivo di recupero e bonifica delle acque meteoriche. Lungi da me esprimere opinioni qualunquiste e populiste anche se la tentazione è forte, è mia intenzione invece porre delle domande e delle considerazioni tecniche riguardo tale progetto. Vorrei partire con alcune nozioni che possono essere utili a chi non fosse ferrato sulla materia per consentire loro di inquadrare la problematica e produrre di conseguenza le proprie valutazioni.

  • Cos’è la falda acquifera?
Una falda acquifera è un giacimento d'acqua sotterraneo. Si origina dalle acque superficiali che, per gravità, penetrano attraverso gli strati permeabili del sottosuolo fino a raggiungere uno strato impermeabile. Gli strati più o meno permeabili attraverso cui l'acqua scende in profondità sono saturi d'acqua e costituiscono la falda vera e propria. La loro composizione è varia: gli strati che lasciano percolare più facilmente l'acqua sono di tipo sabbioso, ghiaioso o formati da rocce calcaree; gli strati di tipo argilloso, limoso o formati da rocce scistiche tendono invece a rallentare la discesa dell'acqua. Gli strati impermeabili che bloccano l'ulteriore discesa per gravità sono in genere piani rocciosi; quando l'acqua si trova a scorrere tra due strati impermeabili acquista pressione e la falda si chiama artesiana. Le falde acquifere possono essere superficiali o profonde. Soltanto le prime entrano nell'inesauribile ciclo dell'acqua, costituendone una delle tappe fondamentali. Purtroppo il crescente inquinamento ambientale comporta anche la contaminazione delle acque di falda, che spesso non possono più essere utilizzate per uso civile a causa della presenza di nitrati, metalli pesanti, idrocarburi, antiparassitari ecc.
Tuttavia tutte queste sostanze inquinanti non sempre raggiungono la falda vera e propria ma vengono filtrati e quindi trattenuti dal suolo soprastante soprattutto in funzione della natura dell’eventuale sostanza chimica, della conformazione geologica del terreno, e di altri parametri concorrenti.
Risulta evidente quindi che a fronte di una parziale purificazione delle acque permeanti si ha un progressivo “inquinamento” del suolo, che con l’andare del tempo renderà indispensabile la sua bonifica con tempi, modalità e costi spesso superiori all’effettivo beneficio temporaneo.
  • domande:
E’ stata eseguita una caratterizzazione preliminare per la determinazione della conformazione idrogeologica (sabbie, tipologia di rocce, limi, strati impermeabili ecc.), e un’analisi per la verifica dell’attuale stato di contaminazione dell’area interessata all’opera?
È stato effettuato il “bilancio di falda idrica” ossia il rapporto tra gli afflussi (costituiti dalle acque filtranti, da altre falde concomitanti, dallo stesso bacino proposto) e i deflussi (costituiti da evaporazione, prelievi da pozzi vicini, assorbimento delle piante circostanti)?
È stato calcolato il “tasso di filtrazione” del suolo per la determinazione della capacità filtrante della zona interessata, tenendo conto che con l’andare del tempo e in funzione delle piogge il terreno tende a saturarsi progressivamente con conseguente diminuzione della stessa capacità filtrante?
Il decreto legislativo 152/99 art. 4 comma “a” stabilisce che “sia mantenuto o raggiunto per i corpi idrici significativi superficiali e sotterranei l’obbiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato di buono”. È stata effettuata a tal proposito una valutazione di “impatto ambientale” derivante da tale iniziativa? Se si, è possibile conoscerne i risultati e prendere visione del rapporto?
Sono state previste periodiche operazioni di pulizia e bonifica dei collettori interessati al trasporto dell’acqua meteorica presso lo “stagno”, in quanto i depositi fangosi accumulati nel tempo (certi da numerosi dati statistici e dalla tipologia di acque in questione) ne modificherebbero la fluidodinamica ed il regime di movimento delle acque?
  • Acque di prima pioggia e di lavaggio aree esterne
Sono considerate “acque di prima pioggia" quelle corrispondenti per ogni evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull'intera superficie scolante servita dalla rete di drenaggio. Se la superficie del comune di Veglie è di 61 km2 la quantità delle acque sopra descritte è pari a circa 3000 m3 per ogni evento meteorico (leggi pioggia). Queste acque a differenza delle “acque di seconda pioggia” (ossia quelle che risulterebbero in caso di precipitazioni eccedenti i 5 mm) sono potenzialmente le più critiche e pericolose per il semplice motivo che di fatto hanno una funzione di “lavaggio” dell’ambiente in cui avviene la precipitazione atmosferica.
Partendo da questa semplice definizione occorre capire quanti inquinanti e di quale natura possono venire “dilavati” dai piazzali di sosta dei pullman, dalle strade comunali (olio, residui di bitume, idrocarburi vari, polveri, fanghi), acque da autolavaggi, dai piazzali delle stazioni di servizio e distributori di carburante ecc., e di conseguenza l’eventuale tipo di trattamento necessario alla bonifica.

Da una ricerca statistica sulla piovosità media negli ultimi anni limitatamente al Salento, è venuto fuori un dato di 700/900 mm di acqua su base annua, facendo due semplici conticini viene fuori un poco rassicurante totale di circa 55.000 m3, che diviso per i soli mesi piovosi non lascia troppo tranquilli… se poi si pensa a periodi particolarmente piovosi o eccezionali la questione diventa quantomeno preoccupante.

Sorvolo per scelta su tutta le serie di problemi “logistici” come la proliferazione di zanzare e insetti di vario tipo, già immagino la presenza indisturbata di ratti e animali poco rassicuranti che verranno attratti dallo stagno, lo stesso che durante il periodo estivo elargirà gratuitamente i migliori profumi legati alla decomposizione e putrefazione delle sostanze organiche presenti… Apriamo gli occhi in anticipo visto che è ancora possibile, i fanghi formatisi in un qualsiasi centro di raccolta acquifero, chiamatelo lagunaggio o stagno o bacino o pozzanghera, possono contenere varie forme di sostanze organiche e quindi trasmettere anche epatite A e B, oltre che una serie di altre malattie virali … faremo una campagna di vaccinazioni a tutto il personale che ci opererà, ma i contadini dei terreni confinanti? e chi già abita in zona costruendo la propria abitazione con mille sacrifici, vivrà forse nel terrore di malattie e invasioni di animali o nel caso migliore di un allagamento magari notturno?

troppe incognite, troppe domande senza risposta, troppa approssimazione nelle scelte…
Mino Mattia


Canalone e stagno
Lungi da me esprimere opinioni qualunquiste e populiste anche se la tentazione è forte
Mino Mattia
15/04/2007