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Abbiamo ricevuto un secondo scritto a firma di Angelo Panarese con il quale intendeva rispondere a quanto scritto da Lorenzo Catamo. Abbiamo ritenuto non pubblicare la seconda lettera di Angelo Panarese perché si era scivolati abbondantemente sul personale, superando anche quello che il buon senso suggerisce. Questo buon senso e il bisogno di dare pari opportunità a chi scrive ci ha suggerito di pubblicare le due lettere (una di Panarese e l’altra di Catamo), ma nello stesso tempo abbiamo pensato che sarebbe scelta intelligente provare a mettere fine a certe discussioni da comari di cortile con la platea del convicinato pronta a infuocare gli animi, dando ragione ora all’uno e ora all’altro. Gli animi sono molto accesi, in questo momento della vita cittadina, e lo scivolare su questioni riguardanti la vita privata di ognuno di noi diventa quasi una conseguenza tanto fisiologica quanto perversa. Gli aspetti della vita privata vanno rispettati poiché appartengono alla sfera dei diritti della persona ed ogni persona è sacra. Veglie e i suoi cittadini hanno ben altri problemi da affrontare in questo periodo, piuttosto che le beghe personali di personaggi pubblici della nostra comunità cittadina. Potremmo parlare, invece, del ruolo sociale dell’ormai storico politico Catamo come del ventennale ruolo sociale dell’imprenditore Panarese. Potremo parlare della incapacità della classe politica locale a dare dignità alla Politica affrontando e risolvendo le più svariate controversie o problematiche che piovono sul nostro paese. Possibile che ogni diverbio tra i diversi poli debba finire di fronte ai giudici in quanto la classe politica è incapace a risolvere il problema o a mediare, ove ce ne fosse bisogno? La mancanza di una decorosa scuola di politica nel nostro comune, la mancanza di una classe politica capace di sentimenti sani di appartenenza alla nostra terra è forse meno importante di una discussione litigiosa da due figure pubbliche di Veglie? Ma il problema del “ponte” del “sansificio”, del progetto di smaltimento delle acque piovane del bacino sud di Veglie (altro ricorso al TAR) possibile che avevano come unica via possibile quello di ricorrere ai giudici? Possibile che un chiaro e inequivocabile articolo sulla politica locale debba vedere un avvocato rivolgersi al giudice per chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa dell’articolo? E che dire, poi, di Veglie che è rimasto senza cantine vinicole efficienti e con sequele, ancora una volta, giudiziarie che peggioreranno, in nome della “Giustizia”, il già precario stato delle cooperative? E la cooperativa olearia che stenta a trovare la giusta via? E allora fermiamo le bocce per un certo tempo, che venga chiesta una tregua totale e si ridefiniscano le regole del fare politica a Veglie, se non vogliamo ancora ulteriormente ridicolizzare l’immagine di Veglie e nel contempo affossare totalmente la già critica economia del nostro paese. Grazie per avermi letto. Ed ora, non sollevate un “inutile” vespaio !
La Redazione Nicola Gennachi UNA TREGUA PER UNA NUOVA POLITICA VEGLIESE nicola gennachi 14/03/2009 |