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TUTTO QUANTO E’ NOIA… 27 dicembre 1996 Il gruppo verrà individuato, si tratta di ragazzi normali, neanche più tanto giovani, che avevano trovato un diversivo per ammazzare la noia. Hanno ammazzato, invece, una giovane donna. L’appellativo di cretini non basta più, cambia, si fa oscuro, pesante, orribile, in un attimo si trasforma in ”assassini”. Saranno condannati per omicidio. Come dare torto al padre della vittima che li ha definiti “mostri”? Chi, se non mostro, può rubare per gioco una vita? Ma quella definizione è stata respinta dall’allora Presidente della Camera. Luciano Violante che il 17 febbraio del ’97, in un teatro di Roma, rispondendo a una critica disse fra l’altro: “La figura del mostro non aiuta a capire le cause di questi crimini, che vanno oltre le responsabilità individuali, e quindi non ci aiuta a prevenirne il ripetersi nel futuro”. Ecco l’altra faccia della medaglia: tra le parole di Violante possiamo “leggere” la chiamata in causa della società… ne consegue che, Maria Letizia Berdini l’abbiamo uccisa tutti noi. APRILE 2009 Per chiarirci un poco, facciamo una breve ricerca: Piergiorgio Vittorini, l’avvocato che ha assistito il marito di Maria Letizia Bordini, ha così commentato la concessione dei domiciliari: “Non c’è meraviglia, la loro condanna sta per finire. Mi auguro che questi anni di carcere siano serviti a qualcosa ed escano delle persone migliori di quelle che erano entrate. Quelli erano giovani senza futuro, spero che adesso sapranno costruirsene uno” . Poiché la pena è stata scontata, poiché il carcere deve servire a redimere e rieducare, non possiamo che augurarcelo tutti quanti. Ma, torniamo alle parole, alquanto significative, di Luciano Violante: capire per prevenire. “Capire le cause di questi crimini” Qui ci aiuta la Pubblica Accusa: gli imputati della Cavallosa hanno agito per NOIA. “Che vanno oltre le responsabilità individuali” Questo lascia quantomeno perplessi. Qui non si tratta di bambini e neppure di minorenni lasciati a se stessi: la banda della Cavallosa è composta da elementi che andavano dai 18 ai 25 anni, età cui ognuno, se non affetto da infermità mentale, è responsabile delle proprie azioni. Un’età in cui si ottiene la maturità scolastica, il diritto al voto, la patente di guida, la facoltà di emanciparsi dalla famiglia originaria, di fidanzarsi, sposarsi e generare figli. Va bene, la società è unica, quindi i figli sono tutti nostri. Va bene, ammettiamolo: abbiamo sbagliato. Abbiamo sbagliato sì, per pareggiare il conto con quello che non abbiamo avuto noi, ci siamo fatti in quattro e ai nostri figli abbiamo dato troppo e loro, avendo avuto tutto gratuitamente, non sono stati capaci di trasmettere alla generazione successiva quei valori che noi, per il troppo daffare, abbiamo posto in secondo piano. Ma se sbagliare è umano, battiamoci il petto sì, ma poiché è il perseverare che è diabolico, non fermiamoci a quello. “Per prevenire il ripetersi nel futuro”. D’accordo, non si dovevano chiamare mostri i ragazzi della Cavallosa. D’accordo, si dovevano ricercare e capire le cause per prevenire il ripetersi di tragedie simili. Appurato che la causa è stata individuata nella NOIA, chiediamocelo, e chiediamolo a chi ci governa, che cosa si è fatto nel corso di questi dodici anni per combatterla e prevenire altri crimini? Poco o niente, vien da dire. Se tutti i giorni la cronaca racconta di gruppi di ragazzi che per scacciare la NOIA malmenano, quando non cospargono di benzina per poi trasformarli in torce umane, poveri malcapitati che riposano nelle panchine dei parchi o delle stazioni… Se si viene a conoscenza che gruppi di minorenni invadono i binari con materiali ferrosi e altro, per causare il deragliamento del treno, tanto per vedere che effetto fa… Se si verificano frequenti casi di efferati stupri di gruppo, anche di minorenni su minorenni, così, tanto per passare il tempo… E se poi si sente ancora di tanti, tanti altri, che per noia si impasticcano e bevono fino ad ubriacarsi e poi, col cervello annebbiato, si mettono alla guida di auto veloci e investono e uccidono, scappando poi via, senza prestare soccorso... Sì, chiediamocelo, noi genitori e chiediamolo ai politici: che cosa è stato fatto per prevenire tutto questo, e tutto il tragico resto di cui danno notizie i media? Ci vogliono condanne esemplari; ci vuole la certezza della pena: così s’invoca, giustamente, da tutte le parti. Ma quant’è desolante dover rilevare che quando arriva la pena, per quanto certa, per quanto severa, è perché la disgrazia si è già irrimediabilmente consumata! Prevenire, è l’unica voce che può ancora dare speranza. Non esiste che un contadino, non possa condurre con sé nel campo, tenendolo d’occhio e nel contempo insegnandogli il mestiere, un figlio minore di 14 anni; non esiste che una sarta non possa invitare in laboratorio la figlia ragazzina e le sue amiche ad imparare a cucire un orlo o attaccare una cerniera. Perché se lo fanno, son fuori regola e passibili di denuncia per sfruttamento di minore. E allora, figli in giro ad oziare sì, figli a compiere piccoli compiti, o piccole commissioni accanto ai genitori, o chi per essi, no. C’è qualcosa che non quadra nelle nostre leggi. Pur scrivendolo a caratteri cubitali, e poi sottolineandolo ancora, che esistono tanti giovani che s’impegnano in molteplici attività per rendersi utili alle famiglie e rendere migliore il mondo, dobbiamo rilevare che una parte delle nuove leve s’impantana e si annulla nella noia, mentre noi, invece di agevolare i modi per dar loro una regolata, ci preoccupiamo soltanto che, per la Guardia di Finanza, abbiano i libretti di lavoro in regola… Mentre a tutto il resto ci pensa lei, sempre lei, la stramaledetta noia. dania 29 aprile 2009 Tutto quanto è noia... dania 29/04/2009 |