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LA VENTITREESIMA PRIMAVERA di   Massimo Burioni, Giraldi Editore, 2007

 

Può accadere che un giovane, per una qualsiasi delusione o semplicemente perché così fan altri, s'impantani in esperienze e percorsi di vita non  propriamente edificanti, ma anche che, innestando una repentina inversione di marcia, riesca a riappropriarsi dell'autostima e puntare dritto verso ideali che parevano essere stati dimenticati.

 

"Fa della tua vita un capolavoro". Non è stato proprio questo l'incipit che ha indotto Giovanni Bic, il protagonista del romanzo di Massimo Burioni ad offrirsi come volontario per operare in Africa, quanto una serie di coincidenze che lo hanno fatto convergere, col suo diploma di Perito Agrario, verso un'associazione che gestiva progetti di riqualificazione rurale, giusto in quel Paese.

 

Ci son voluti mesi di formazione per trasformare quel ragazzo in un volontario pronto a "camminare a fianco degli ultimi": l'Africa e gli africani avevano bisogno di lui, e lui, con intelligenza, generosità ed entusiasmo, avrebbe loro dedicato due anni della propria vita.

Purtroppo "gli bastarono poche settimane sul posto per capire che l'Africa e gli africani non avevano bisogno né di lui, né di tutti gli altri benefattori pieni di buona volontà e di soluzioni già pronte per risolvere tutti i problemi del Terzo Mondo"

 

L'impatto di Giovanni con Kingwangala, il villaggio di destinazione,  sarà fortemente  negativo, perchè tutto è diverso da come immaginava o da come gli era stato prospettato. La tentazione più immediata sarebbe di rinunciare all'incarico, ma il desiderio di conoscere e capire lo fanno desistere. Supera la difficoltà di far comprendere agli africani i progetti  studiati da occidentali con mentalità occidentale integrando se stesso nell'ambiente e, per comunicare direttamente con le persone dedite all'agricoltura, impara la lingua del posto.

 

Quando da  casa arrivano notizie che lo riportano, dolorosamente, al passato trasgressivo, Giovanni dice: "ciò che siamo stati non si dimentica"; "i ricordi… bisogna fare in modo che siano belli…bisogna fare in modo che siano caldi, perché i ricordi saranno l'unica cosa che ci resterà, e che potrà aiutarci ad affontare il grande freddo quando arriverà,  ed il ricordo che gli altri avranno di noi sarà tutto ciò che rimarrà, quando ce ne saremo andati".

 

Nelle 308 pagine scorrevoli, intense, un sorprendente Massimo Burioni, senza enfasi o facili  sentimentalismi, attraverso l'esperienza del protagonista, porta a conoscenza dei lettori  vicende da mozzafiato. Renderà una visione alternativa, non stereotipata, dell'Africa Nera e della cooperazione, con deduzioni personali avvalorate da appunti storico-politici, con chiamata in causa, sì del colonialismo, ma più ancora di vari personaggi, con la loro responsabilità d'aver agito per proprio tornaconto, a scapito del popolo sempre più povero.  (Da qui un implicito invito ai lettori  ad essere accorti anche nella generosità verso i raccoglitori di fondi).

 

Il romanzo non manca di poesia: la bellezza del paesaggio è descritta  in maniera più che dettagliata, fotografica, tanto che il lettore si sentirà condotto di fronte a "quegli spettacoli della natura che fanno capire come l'uomo sia piccolo e impotente quando si confronta con  Dio".

Sono raccontati dall'autore, con esplicita naturalezza, anche alcuni episodi di sesso, destinati a incidere profondamente sulla vita del protagonista.

 

dania


LA VENTITREESIMA PRIMAVERA di MASSIMO BURIONI
dania
8/09/2009