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Mutatis mutandis, la storia si ripete: cosa cambia nella politica vegliese
L’esercizio della memoria servirebbe a non ripercorrere gli stessi errori, ma se ne fa scarso uso. Cinque anni fa dall’opposizione, Fernando Fai, dopo aver manovrato insieme a quattro consiglieri di maggioranza (Vittorio Albano, Gianni Maggiore, Maurizio Spagnolo e Cosimo Mangia) per la caduta dell’amministrazione Carlà, pretende a tutti i costi di fare il Sindaco. Democratici di Sinistra, Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista non appoggiano la sua richiesta e Fai si sente autorizzato a spaccare lo schieramento e dare vita ad una squadra trasversale composta da Margherita, Socialisti ed esponenti inizialmente dell’UDC, che volta per volta assumono le sigle che riescono ad accaparrarsi. La reazione a Fai dà origine a quattro liste, due delle quali approdano in Consiglio Comunale: una di centrodestra, capeggiata dal dott. Vanni Carlà, e una di centrosinistra allargato, capeggiata dal prof. Antonio Greco. I risultati dell’elezioni del 3 e 4 Aprile 2005 sono sotto elencati.
Fai è eletto sindaco. Il paese cade nel caos. Nell’arco dei cinque anni avviene di tutto: ricorso in giudizio per la presenza femminile in giunta, fuga della consigliera Capoccia dalla maggioranza, tentativo (ad opera dell’assessore Cascione) di bloccare la realizzazione del Ponte per il completamento della Circonvallazione, rinegoziazione del debito pregresso attraverso gli swap, prestito obbligazionario comunale (Boc), imposizione di nuove tasse ai cittadini attraverso l’introduzione dell’IRPEF comunale, salvataggio della maggioranza da parte di un consigliere di minoranza, mancato allargamento della Veglie-Torre Lapillo, “Questione Sansificio” (concessione edilizia in sanatoria ad opera dell’accoppiata Cascione-Fai ), dimissioni dell’assessora Maria Calcagnile e poi a seguire del consigliere Cosimo Spagnolo, dell’assessore Pompilio Rollo e del Presidente del Consiglio Antonio De Bartolomeo, ricorsi ai diversi Tribunali Amministrativi, decine di incarichi legali (sempre allo stesso avvocato) con impegni di spesa provvisoria e formazione di debiti fuori bilancio; su tutto ciò la minaccia del dissesto finanziario. Ma ritorniamo alle vicende macropolitiche. Nell’ottobre del 2007 Democratici di Sinistra e Margherita, a livello nazionale, danno vita al Partito Democratico. Il sindaco Fai e il Presidente del Consiglio De Bartolomeo, esponenti della Margherita, aderiscono al Partito Democratico e ne danno, a livello locale, il marchio. L’adesione a Veglie dei Democratici di Sinistra all’interno del Partito Democratico è ininfluente. Dopo trentotto giorni dalla nascita del PD, Silvio Berlusconi annuncia la costituzione del PDL. Anche a Veglie gli esponenti di Alleanza Nazionale e Forza Italia danno vita al PDL; attualmente ne sono responsabili Rosario Manca e Valerio Armonico. Ad oggi le collocazioni dei singoli candidati presenti alle elezioni del 2005 sono saltate, ma rimangono intatti gli schieramenti. Fai è stato allontanato dal PD e i quattro ex consiglieri dell’attuale maggioranza (Stefania Capoccia, Cosimo Spagnolo, Pompilio Rollo e Antonio De Bartolomeo) sono all’opposizione, fuori dal Consiglio Comunale per le note vicende; i primi due in cerca di riposizionamento, gli altri due a pieno titolo nel centrosinistra. La possibilità di superare l’anomalia vegliese e ritornare ad una sana competizione, ricomponendo le famiglie politiche di appartenenza, non viene presa in considerazione. Non la prevede il decalogo redatto dal prof. Greco, che così recita: “libertà di scegliere i compagni di viaggio … di non appartenere a nessuno, perché le appartenenze non …. interessano”. Si tenta, pertanto, di dare vita ad una coalizione trasversale da opporre all’attuale maggioranza; ma il tentativo non va in porto. La lacerazione ufficiale avviene perché non si è d’accordo se bisogna partire prima dalla formazione della squadra o dall’identificazione del candidato sindaco. Così quattro mesi di trattative nel tentativo di unire l’opposizione naufragano ufficialmente, perché non si riesce a scegliere tra l’uovo e il pollaio. In realtà le condizioni poste da tutti nei riguardi di tutti, in funzione delle diversità di vedute su chi deve essere il candidato sindaco, bloccano il dialogo. Di fatto i risultati delle elezioni Provinciali hanno esasperato gli animi: si vogliono conservare le alleanze costruite durante la consultazione, che altri vogliono far saltare. Qualcuno vuole la ricandidatura degli ex consiglieri di opposizione uscenti (sette + due + due), forse per garantirsene la guida. L’incendio divampa appena si accenna alla candidatura alla carica di Sindaco, nessuno ufficialmente lo vuole fare, ma sono in molti a credere che quel qualcuno vorrebbe essere reclamato ed acclamato dal popolo sovrano. Viene proposto ai due ex Greco e Carlà di trovare un accordo su un candidato sindaco, la coalizione avrebbe accolto la loro scelta. Greco non ci sta e Carlà si adegua. Pertanto, lo stato dei lavori ad oggi, indipendentemente da quello che sostengono gli interessati, è il seguente:
Se questo scenario, pur di parte, (chi scrive ha una chiara appartenenza da sempre), è per grandi linee verosimile, una delle tre liste sarà maggioranza e le altre due saranno opposizione. Allora, Carlà e Greco continueranno a fare opposizione all’attuale maggioranza, o sarà l’attuale maggioranza insieme a Greco a fare opposizione a Carlà? Un’eventuale vittoria di Greco vedrebbe l’attuale maggioranza alleata con Carlà contro Greco? Sarebbe bello, ovviamente, essere smentiti dagli interessati. Abbiamo timore di credere, però, che i più non ritengano opportuno informare, delle loro azioni politiche, la pubblica opinione. Attenderemo i fatti e vi terremo aggiornati sugli ulteriori sviluppi della situazione.
p.s.: Ci scusiamo con tutti coloro che, aspirando legittimamente a fare il candidato sindaco, non sono stati menzionati. Veglie, 8/10/2010
Mutatis mutandis, la storia si ripete: cosa cambia nella politica vegliese giovanni caputo 8/01/2010 |