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L’esercizio al diritto di cittadinanza

Il sostegno alle tesi di Ilario D’Amato

 

Per elogiare chi detiene il potere esistono da sempre buffoni e cortigiani, la democrazia nasce per permettere a tutti di esercitare il diritto di critica e di dissenso.

 

Il controllo sociale a disposizione del cittadino è l’esercizio alla denuncia.

 

Insisto nell’affermare la tristezza di un paese in cui  chi denuncia un cattivo servizio ricevuto, passa per l’unico  responsabile del torto subito.

 

Chi riceve una minaccia non è una vittima, ma un  provocatore.

Si arriva a giustificare l’aggressore con la scusa che è stato provocato.

 

Non è la camorra  ad offrire una pessima immagine di Casal di Principe, ma Saviano che ne racconta le imprese.

 

“Pertanto, caro Ilario non sono stati gli altri a calpestare i tuoi diritti, ma sei stato tu a fare una richiesta sbagliata.

Tu da nostalgico della laboriosità alemanna non riesci a capirlo. Ma è solo colpa tua. Non conosci la storia”.

 

E’ possibile ragionare in questa maniera? Per molti italiani è il solo modo di ragionare.

 

Ecco allora, e non è un caso, che gli schemi di questi ragionamenti vengono scardinati dai figli degli emigranti e dagli stessi immigrati. Loro rifiutano le logiche di una malsana convivenza;  non sono disposti a lasciar perdere e quindi denunciano. Sono convinti che la partecipazione alla vita di una comunità avviene non solo quando il cittadino si avvale  del diritto al voto, ma quando esprime pubblicamente il suo giudizio sui servizi erogati dall’amministrazione e ne denuncia l’inefficienza.

Il passo successivo, dopo la denuncia, è l’organizzazione dei cittadini e il loro intervento per modificare le scelte fatte da chi li amministra, solo così si allargano le strette maglie della democrazia e il diritto passivo si trasforma  in diritto attivo per la costruzione di scelte condivise.

 

 

L’inefficienza della pubblica amministrazione, su cui si sono scritte intere biblioteche, può essere combattuta  solo dal controllo della pubblica opinione. E  questo avviene attraverso le denunce.

 

Ha ragione Ilario: il giudizio sull’attività di un governo cittadino passa attraverso i servizi che la macchina amministrativa riesce ad erogare.  

Ma la struttura ha una carica di autoreferenzialità  che i governi non riescono a scalfire.

In passato, a  Veglie abbiamo avuto persino il partito dei vigili.

 

Quando, però, un cittadino denuncia un’inadempienza, una superficialità, un sopruso, c’è sempre la categoria  che si sente colpita.

A quel punto parte il soccorso anonimo e si dimenticano i disastri provocati in nome della difesa della categoria.

 

In tutta la pubblica amministrazione, scuola compresa, esiste un malcostume dilagante insopportabile.  Tollerarlo o giustificarlo minaccia la tenuta del sistema. E’ grave che non se ne abbia consapevolezza.

 

Allora, grazie Ilario e grazie a quanti ti hanno espresso solidarietà, schierandosi a sostegno della tua denuncia. Il paese ha bisogno di prese di posizioni nette e di denuncie, il silenzio è durato troppo a lungo ed è diventato assordante.

Alla prossima e sentimi accanto

Giovanni Caputo

 

p.s.

 

Al noto giureconsulto vorrei rammentargli che l’indignazione, pubblicamente espressa, va sostenuta e incoraggiata, perché aiuta gli uomini ad essere cittadini, a guardare in faccia i propri figli e a stare bene con se stessi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L’esercizio al diritto di cittadinanza
Il sostegno alle tesi di Ilario D’Amato
g. caputo
5/04/2010