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"L'Arpa frena il fotovoltaico" Piovono i ricorsi delle aziende

Braccio di ferro con la Regione: “Natura deturpata”

Di Giuliano Foschini

 

Volevano montare i pannelli progettati per il deserto del Sahara (ViPs) nelle campagne leccesi. Oppure continuare a piazzare schermi cattura sole al posto dei campi di grano o degli alberi da frutta. Quando sono state bloccate, le multinazionali hanno paventato richieste danni di decine e decine di milioni di euro. In Puglia si sta aprendo una nuova battaglia, durissima, sull'energia fotovoltaica. Una battaglia "ambientale" che però nasconde uno dei più importanti business in corso in questo momento in Puglia: gli investimenti sulle energie alternative sui quali hanno scommesso imprenditori locali ma soprattutto grandissimi investitori stranieri, a partire dai fondi finanziari. La posta della partita è molto alta, si parla di centinaia di milioni di euro.

 

C'è il paesaggio pugliese da tutelare ma c'è anche "un rischio patrimoniale per la pubblica amministrazione elevatissimo", segnalano in una nota riservata gli uffici della Regione.

 

Gli attori dello scontro sono da una parte l'Assessorato alle attività produttive che, così come gli impone il Tar, ha tempi rapidissimi per le procedure autorizzative in modo tale da garantire agli investitori risposte certe (negative o positive) in tempi certi. E dall'altra l'Arpa che denuncia lo sconvolgimento del paesaggio pugliese, parla di "un quadro non assolutamente difendibile sul piano della sostenibilità ambientale" e annuncia di essere pronta "a non rilasciare più autorizzazioni". La vicenda è cominciata poco più di un mese fa quando l'Arpa ha dato parere negativo per una decina di maxi progetti per il fotovoltaico. Subito dopo il direttore dell'Agenzia, Giorgio Assennato, ha scritto una lettera agli assessori e al presidente Vendola.

 

"Da qualche tempo - si legge nel documento - giunge a questa Agenzia un numero impressionante e crescente di pratiche relative a richieste di insediamento in ambito agricolo di grandi centrali fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica (...) Se il fenomeno diffusivo di tali impianti non avesse alcuna incidenza ambientale di tipo cumulativo - spiega Assennato - non si desterebbe alcuna preoccupazione nonostante l'incremento della produzione di energia elettrica di fonti rinnovabili al momento non si colleghi a un programma definito di dismissione di impianti produttivi di fonti fossili, nel rispetto del protocollo di Kyoto". "Le richieste per le singole centrali - continua il professore - si riferiscono ormai a installazioni prossime o superiori ai 10 Mw: una prima stima, ancora approssimativa, riporta nell'anno 2009 un totale di 738,23 Mw installati su 2214 ettari. I primi mesi del 2010 presentano una richiesta di installazione pari 405 Mw per altri mille ettari. La superficie impegnata in Puglia risulterebbe già pari a quella del resto d'Italia".

Troppo secondo i vertici dell'Arpa.

"Gli effetti cumulativi di tali installazioni - scrivono nella nota alla Regione - si potrebbero configurare non soltanto come una semplice sommatoria quantitativa dei singoli impatti ma potrebbero caratterizzare un impatto totale quantificamente diverso, più grave e imprevisto specie se si manifestasse, come purtroppo avviene, una particolare concentrazione di installazioni contigue o prossime le une alle altre in determinate aree del territorio regionale".

L'Arpa - con Assennato e il direttore scientifico, Massimo Blonda - indica un lungo elenco di problemi che troppi pannelli potrebbero portare al terreno pugliese:

  • rischi idrogeologici,
  • stravolgimento della flora a causa delle zone d'ombra provocate dai pannelli,
  • danni al microclina, alla fauna e al sistema elettromagnetico.

 

"Inoltre - concludono in uno dei punti più contestati dagli uffici della Regione - il divieto di installazione degli impianti in aree di prego non risulta ancora ben codificato". Sulla base di tutte queste motivazioni, l'Arpa annunciava un mese fa

 

"parere contrario a ogni nuovo insediamento".

 

Cosa che scatenava le ire della Regione, delle aziende che hanno immediatamente presentato il conto. A stretto giro è stata la stessa Agenzia per l'ambiente a spiegare che non c'era nessuna indicazione dall'alto o valutazione preconcetta:

 

"Abbiamo fatto le nostre valutazioni di tipo generale - ha spiegato Assennato - ma toccherà ai singoli dirigenti decidere caso per caso sul da farsi".

 

La vicenda preoccupa non poco la Regione. Soprattutto dopo la reazione delle aziende che si sentono ingiustamente lese e per questo hanno minacciato risarcimenti danni per decine di milioni di euro. "Ci stiamo sottoponendo a un alto rischio patrimoniale" hanno segnalato gli uffici. Che ricordano come soltanto nel mese di Aprile siano fissate 42 conferenze di servizi e che il Tar abbia imposto loro di chiudere gli iter autorizzativi in sei mesi al massimo. Intanto proprio ieri la giunta ha deliberato l'allargamento dei locatori di aree pubbliche per il fotovoltaico.

 


"L'Arpa frena il fotovoltaico" Piovono i ricorsi delle aziende
giuliano foschini
22/04/2010